Riportare sotto il controllo delle autorità un edificio occupato da trent’anni è un’idea che non piace ai paladini del “legge e ordine”, che al contrario stanno raccogliendo le firme per bloccare l’iniziativa. È questo il paradosso della vicenda Askatasuna, storico centro sociale di Torino da sempre al centro delle polemiche, avendo ospitato nel corso degli anni decine di antagonisti e ribelli no tav, finiti nel mirino delle forze dell’ordine. Da qui l’idea del sindaco Stefano Lo Russo di “legalizzarlo”, iscrivendo l’“Aska” nel registro dei beni comuni della Città di Torino, per poi riaffidarne la gestione ai ragazzi. Inaccettabile per la destra torinese (e non solo), che ha già etichettato Lo Russo come “amico dei delinquenti”.

La rivolta della destra

A guidare la fronda degli indignati contro il ritorno nell’alveo della legalità del centro sociale torinese è la deputata di Fratelli d’Italia Augusta Montaruli (già sottosegretaria all’Università, poi dimessasi in seguito allo scandalo Rimborsopoli), che nei giorni scorsi, insieme all’assessore regionale di FdI Maurizio Marrone, ha annunciato l’avvio di una raccolta firme per un referendum abrogativo comunale contro il provvedimento del sindaco. Servono diecimila firme per poter presentare il quesito. Secondo Montaruli è in questo clima che prolifererebbero le violenze degli antagonisti, come l’assalto alla volante della polizia di fronte alla Questura lo scorso 28 febbraio, che ha visto coinvolti 15 anarchici (in alcun modo legati alle attività di Askatasuna): «Non è un caso che un episodio così grave avvenga proprio nella città dove il sindaco avvia la regolarizzazione dei centri sociali antagonisti. A Torino si è purtroppo creato un clima di impunità che rafforza le strategie della tensione e l'arroganza degli antagonisti», ha commentato.

Sulla questione si è esposto anche Giovanni Crosetto, consigliere comunale e nipote del ministro, che ha legato alla decisione di Lo Russo le aggressioni nei confronti di alcuni militanti di FdI: «Questi sono i risultati delle politiche di dialogo e legalizzazione del centro sociale Askatasuna messe in atto dal Partito Democratico». Come se gli scontri di piazza fossero un’esclusiva torinese degli ultimi mesi. Un provvedimento simile potrebbe al contrario fare da apripista per altre occupazioni abitative nelle varie città italiane, come lo Spin Time, palazzo occupato dell’Esquilino a Roma, dove si discute la proposta di acquisizione da parte del Comune, contrastata però dai proprietari dell’edificio. Stesso discorso per il Maam di via Prenestina, sempre nella Capitale. Se il “metodo Lo Russo” portasse i suoi frutti, molte occupazioni irrisolte da anni potrebbero trovare una soluzione.

La sede del centro sociale Csa Askatasuna in corso Regina Margherita a Torino

Il provvedimento della discordia

All’inizio del 2024 il sindaco Stefano Lo Russo aveva annunciato di aver avviato l’iter per la regolarizzazione del centro sociale iscrivendolo nel registro dei beni comuni, «per trovare una soluzione a un problema che va avanti da trent'anni, con l'obiettivo di attivare un percorso virtuoso di amministrazione condivisa del patrimonio pubblico, che è il fondamento giuridico del regolamento dei beni comuni». Da spazio occupato e quindi fuori dal controllo dello Stato a uno spazio di libero dibattito in un quadro di legalità e non violenza, ma per i detrattori si tratta di una resa, così Fratelli d’Italia a fine gennaio ha presentato un’interrogazione parlamentare al ministro degli Interni Matteo Piantedosi. Secondo loro lo stabile va sgomberato con la forza, senza scendere a patti con gli occupanti.

Ma dal 1994 nessun prefetto o questore ha optato per un simile provvedimento, mentre è proprio alla base della proposta di Lo Russo, che ha precisato che il primo step sarebbe stato il rilascio spontaneo dell'immobile da parte degli occupanti, seguito da un intervento relativo a problematiche strutturali e di sicurezza dell'edificio. Tutto procede secondo i piani, con gli occupati dello stabile in Corso Regina Margherita che hanno progressivamente abbandonato la palazzina. Ma per le destre si tratta di una farsa: «Concedere l'Askatasuna ai suoi occupanti, mascherando l'operazione da patto per la regolarizzazione è un’operazione che getta fango sulle divise della città», ha dichiarato l’assessore regionale alla sicurezza Fabrizio Ricca, in quota Lega.

Sulla questione è intervenuto anche il popolare conduttore radiofonico Giuseppe Cruciani, che in una puntata de La Zanzara ha interpellato il sindaco Lo Russo, accusandolo con questo provvedimento di fare sostanzialmente un favore ai delinquenti e chiedendo di optare per lo sgombero (che però è una decisione che spetta al prefetto, non al sindaco). A difesa dell’Askatasuna e della sua messa in regola si è schierato invece lo storico torinese Alessandro Barbero: «Forse i centri sociali spaventano qualcuno, ma sono una ricchezza delle nostre città: favoriscono incontri tra pensieri diversi, anche distanti tra loro», ha dichiarato nel corso di un’intervista a La Stampa. «Promuovere in un centro sociale punti di vista diversi, aprirli alla città, mi sembra un esercizio in perfetta combinazione con l’essenza di una democrazia liberale: la convivenza tra diversità».

La polizia contro Lo Russo

Oltre alla destra torinese, ad avversare maggiormente il provvedimento di Lo Russo sono i sindacati di polizia, che nei militanti dell’Askatasuna vedono i loro nemici giurati, e non accettano alcuna legittimazione. Le sigle sindacali di categoria Siulp, Sap e Fsp hanno lanciato anche loro una petizione per bloccare l’iniziativa. «Il Progetto portato avanti dalla Giunta Lo Russo lede la dignità e la professionalità degli uomini e donne delle forze dell'ordine», si legge nel testo. «Non possiamo permettere che la sede di questo Centro sociale venga regolarizzata. Il sindaco Lo Russo ha preferito la scorciatoia del compromesso, sacrificando la legalità e i numerosi feriti delle forze dell’ordine».

Il fatto che il processo di regolarizzazione vada proprio nell’ottica di evitare il ripetersi di questi incidenti, mettendo i militanti sotto l’ombrello del controllo pubblico, non sembra essere preso in considerazione. E il tema dell’Askatasuna con ogni probabilità sarà al centro della campagna elettorale per le regionali in Piemonte, in programma l’8 e 9 giugno.

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