Arriva un primo parziale stop al liceo del Made in Italy voluto dal governo Meloni da parte del Consiglio di stato. La sezione consultiva per gli atti normativi, che si occupa di pubblica amministrazione, ha sospeso il proprio parere, richiesto dal ministero dell’Istruzione, sul nuovo percorso scolastico. Immediato il commento del ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, che ha dichiarato: «Il liceo Made in Italy andrà avanti, i primi licei sono stati aperti o saranno aperti in queste ore».  A detta del ministro, la questione «riguarda il piano triennale successivo», mentre quest’anno è un esperimento pilota. Una nota è stata diffusa anche dal ministero dell’Istruzione, che definisce il parere «interlocutorio e non definitivo. Nella giornata di oggi è pervenuto il parere della Conferenza Stato-Regioni, che è pienamente favorevole». 

La frenata del Consiglio di stato è arrivata con diverse motivazioni. Prima di tutto la sezione ha dichiarato di non avere a disposizione tutti gli elementi valutativi per la mancanza – fino al momento della decisione – del parere della Conferenza unificata. Da un punto di vista didattico, i dubbi sollevati riguardano il quadro orario degli insegnamenti, i risultati di apprendimento e l’attuazione dell’insegnamento in lingua straniera di un insegnamento previsto dal percorso del liceo. Questo infatti potrebbe necessitare di una formazione aggiuntiva e apposita dei docenti e quindi potrebbe non rispettare la «prospettata neutralità finanziaria» del progetto. A livello più formale, il Consiglio non è stato invece convinto dalla scelta di alcune parole nella proposta, come la decisione di anteporre al termine «sviluppare» la parola «approfondire», in relazione al lavoro su specifiche abilità. Inoltre, si ritengono sovrapponibili i significati dei termini «potenziamento» e «ampliamento», inseriti a proposito dell’offerta formativa nell’articolo 9-bis, comma 4.

Le reazioni

La sospensione del parere del Consiglio di stato è stata accolta con favore dalle opposizioni. I parlamentari del Movimento 5 stelle Antonio Caso, Anna Laura Orrico e Gaetano Amato hanno dichiarato che lo stop è «l’ennesima prova dell’incapacità di Giuseppe Valditara – il ministro dell’Istruzione e del Merito –. Un ministro che si riempie la bocca del “merito” non è stato nemmeno in grado di garantire un normale iter burocratico, dimenticandosi di un passaggio importante come quello in Conferenza unificata».

Irene Manzi del Partito Democratico ha invece sottolineato in una nota come questo blocco sia soltanto una conferma, dato che «erano già state le famiglie, i docenti e i dirigenti a mettere la parola fine a questa pseudo riforma». 

«Un provvedimento di bandiera che ha cercato di camuffare i tagli alla scuola e i provvedimenti autoritari dal sapore gentiliano come quelli sul voto di condotta e la reintroduzione del voto numerico nella scuola primaria» è invece il commento di Peppe De Cristofaro di Alleanza Verdi e Sinistra italiana e presidente del gruppo misto al Senato, secondo cui il governo dovrebbe invece concentrarsi sul precariato, sul numero di alunni per classe, sulle cattedre scoperte e sul sostegno agli alunni disabili. 

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