Ore 10.54, inizio interrogatorio. Giovanni Toti nella caserma della guardia di finanza inizia a rispondere alle domande dei magistrati della procura di Genova che indagano sul sistema potere e hanno messo sotto inchiesta il presidente della regione per corruzione.

Firmerà il verbale alle 19.04: otto ore e venti minuti più tardi. Ha risposto a 167 domande. Una raffica di quesiti, ai quali Toti ha replicato a volte con qualche non ricordo, altre ammettendo i suoi interventi a favore dell’imprenditore Aldo Spinelli, ras del porto e suo grande finanziatore.

Ma secondo Toti il riguardo riservato a Spinelli non ha nulla a che vedere con la corruzione. Il verbale sintetico di 28 pagine dell’interrogatorio fiume è il racconto degli ultimi anni di potere totiano in regione. Dai voti che i pm sospettano provenire dai clan di cosa nostra alle concessioni date a Spinelli (ai domiciliari pure lui) dall’autorità portuale fino ai rapporti con il sindaco Marco Bucci e con l’allora capo dell’autorità portuale Paolo Emilio Signorini (coinvolto nell’indagine con Toti).

Voti di mafia

I pm hanno chiesto conto al governatore di un’intercettazione diventata un po’ il simbolo di questa indagine. Dal dialogo captato dalle microspie della guardia di finanza nell’ufficio di Toti emergeva l’intenzione di chiedere voti alla comunità riesina (di Riesi, provincia di Caltanissetta) residente a Genova. Comunità però rappresentata politicamente da figure, secondo i pm, collegate alla mafia. «Quando Cozzani parlava di “squartare” io stando al gioco gli ho chiesto “perché, non gli hai dato dei soldi?”. Volevo chiedere ironicamente a Cozzani per quale motivo avrebbero dovuto squartarlo», è la difesa di Toti. Ma i pm gli ricordano la frase pronunciata: «L’Ufficio fa notare che la frase pronunciata dal Presidente Toti è la seguente: “ma perché non gli abbiam dato dei soldi?”». Toti però non cambia linea: «Ribadisco la mia interpretazione».

Sempre sui voti collegati ai clan ha spiegato che aveva dato un mandato generico a Matteo Cozzani, suo capo di gabinetto, sotto inchiesta anche lui. Toti fa una mezza ammissione, dice cioè che è possibile che in cambio dei voti chiedessero assunzioni: «Davo per scontato che vi sarebbe stata una richiesta di attenzione per la loro comunità anche da un punto di vista occupazionale ma non so di richieste specifiche di posti di lavoro...Certamente Cozzani può avermi detto che chiedevano anche posti di lavoro. Di certo non ho mai immaginato un collegamento diretto tra voti e posti di lavoro».

Le concessioni a Spinelli

Al capitolo Cozzani e voti sporchi, segue quello su Spinelli. I magistrati hanno iniziato chiedendo dell’incontro del primo settembre 2021 sullo yacht dell’imprenditore. Si è parlato della concessione del terminal rinfuse, per il quale Spinelli aspettava la proroga della concessione a 30 anni previa delibera dell’autorità portuale. «Nel corso del pranzo Aldo Spinelli mi ha chiesto di intervenire per capire perché non stava andando a buon fine la sua richiesta», ha ammesso Toti, che sollecitato dai pm ha proseguito: «In effetti chiamai Signorini per informarmi...Sì, ed era finalizzata a comprendere il contesto in cui si trovava la pratica, chiedendo informazioni a Signorini anche per comprendere se vi fossero state ragioni ostative...Me lo aveva chiesto Spinelli». Solo che Toti giustifica il suo interessamento con motivazioni politiche: «È doveroso per la Pubblica Amministrazione evadere le richieste velocemente...».

I pm a quel punto hanno chiesto lumi sui finanziamenti, secondo loro collegati al parere favorevole sulla concessione: «Sempre nell’incontro in barca del 1.9.21 lei ha chiesto un finanziamento a Spinelli?». La risposta di Toti: «Non lo ricordo ma è possibile...è quindi possibile che avessi chiesto un finanziamento anche prima dell’incontro del 1 settembre 2021...Non ricordo di preciso. Mi avrà detto (Spinelli, ndr) che avrebbe fatto come sempre».

I pm insistono: perché era importante la concessione Termina Rinfuse? «Era una pratica importante per il porto e quindi, come ho già detto, era importante definirla subito». Il sospetto, emerso anche dalle intercettazioni, è che Toti volesse chiudere la partita della concessione prima delle elezioni così da ottenere il finanziamento in tempo per le varie campagne elettorali sul territorio. In parte Toti ha confermato questa lettura: «Politicamente era conveniente per me arrivare alle elezioni di Savona senza le polemiche derivanti dalla mancata proroga».

E quando Toti, intercettato, diceva a Spinelli «non ti dimenticare di me», cosa intendeva? «Certamente facevo rifermento al finanziamento». C’era una correlazione tra la decisione sulla concessione e la donazione?, hanno chiesto i pm basandosi sui dialoghi intercettati del tipo quando Spinelli diceva «non appena c’è il comitato che va in porto stai tranquillo». «Dal mio punto di vista non c’era alcuna correlazione dato che Spinelli mi finanziava da lungo tempo...Ripeto che non ho percepito alcuna correlazione...al massimo era una “captatio benevolentiae”, volevo fare vedere che mi ero interessato per velocizzare la pratica». E pure sui «festeggiamenti» da fare dopo la proroga a favore dell’imprenditore, Toti ha la risposta pronta: «Facevamo riferimento alla data del 29 in cui avrebbe dovuto essere ultimata la pratica e Spinelli voleva posticipare la festa per la nuova barca all’esito della pratica».

Ma cosa intendeva Toti quando comunicava a Spinelli che la riunione per la proroga era ormai in dirittura di arrivo facendo allo stesso tempo riferimento alle elezioni? «Faccio riferimento al finanziamento. Volevo verificare se effettivamente fosse stato materialmente erogato». A questo si aggiungono molte domande sulle presunte pressioni fatte da Toti sul membro del comitato che era contrario alla concessione. Il presidente ha sostenuto che fosse solo un richiamo all’ordine visto che quel membro era in quota regione all’interno del comitato di gestione dell’autorità portuale.

Altre domande poi hanno riguardato l’affare Esselunga e la pubblicità per il sindaco Marco Bucci. Ma questa è un’altra storia.

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