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  • Originario di Kenitra, una città nel nord-ovest del Marocco, Kakouch aveva deciso di andarsene a 23 anni. La prima fermata era stata la Libia. Dopo due anni aveva risparmiato abbastanza per tentare la traversata dal Mediterraneo all’Italia e lasciarsi alle spalle l’inferno della guerra civile libica.
  • I trafficanti l’avevano tenuto diversi giorni a Zuwara, nel nord della Libia, stipato insieme a decine di altre persone in una connection house, un luogo di transito, dove i migranti sono tenuti rinchiusi in attesa della traversata. Una notte le porte si sono aperte.
  • In Italia è anche stato accusato di aver provocato la morte per asfissia di 53 persone nella stiva. Il pubblico ministero ha chiesto l’ergastolo. Kakouch e tutti gli altri imputati sono stati assolti per non aver commesso il fatto sia in primo grado che in appello. Ma in attesa della sentenza di primo grado Kakouch ha trascorso tre anni e mezzo in carcere, in custodia cautelare.

Il 26 Agosto 2015, vedendo le luci della nave battente bandiera svedese che tagliava l’oscurità della notte nel mezzo del Mediterraneo, Badr Kakouch aveva creduto che le sue preghiere si fossero esaudite. I soccorsi stavano arrivando. Tra le urla disperate di altre centinaia di migranti che, come lui, avevano tentato la traversata dalla Libia all’Italia a bordo di una piccola imbarcazione di legno, per la prima volta dopo ore si sentì travolgere da qualcosa che credeva aver perso: un senso di s

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