La Leopolda 11 di Matteo Renzi inizierà venerdì. Da quando la fondazione Open non c’è più, a organizzarla è un comitato che porta il nome della kermesse, quest’anno alla sua undicesima edizione. Il programma è ancora avvolto dal mistero. Il clima del resto è quello che è: l’inchiesta giudiziaria della procura di Firenze sui finanziamenti illeciti alla fondazione Open, i viaggi in Arabia Saudita dell’ex presidente del consiglio e leader di Italia viva, con annesse consulenze pagate da istituzioni del regno saudita guidato dal dittatore Bin Salman, l’indagine di Roma su altri finanziamenti sospetti relativi al rapporto tra l’agente delle star Lucio Presta e Matteo Renzi. Ecco perché la Leopolda che sta per iniziare potrebbe essere il palcoscenico dal quale lanciare la resa dei conti con quelli che Renzi considera nemici della libertà, ossia chi scrive delle sue parcelle da conferenziere pagata da un regime sanguinario e delle donazioni con possibili conflitti di interesse ricevuti da imprese private.

Questioni spinose che certamente Renzi affronterà davanti al suo pubblico. L’idea ancora in cantiere che nessuno si sente di confermare ufficialmente (per timore forse di passi indietro all’ultimo momento) è portare alla Leopolda due figure «importanti» per parlare dell’inchiesta giudiziaria sui finanziamenti illeciti e sui viaggi di Renzi alla corte del principe saudita. I nomi dei vip sono ignoti e la lista degli invitati blindata.

Chi paga dopo Open

Nei giorni scorsi Italia viva ha fatto circolare indiscrezioni sulla gestione organizzativa della Leopolda. Chi pagherà l’evento ora che Open non c’è più e dove troveranno i soldi necessari a mettere in piedi la tre giorni che partirà venerdì? A questa domanda fonti di Italia viva hanno sostenuto su Repubblica che «un po’ pagherà il partito, un po’ i gruppi parlamentari di Camera e Senato. Ma soprattutto sarà una Leopolda pagata dal basso». E ancora: «Avete presente che solo nell’ultima settimana con le microdonazioni online da 1, 2 e 5 euro abbiamo raccolto 35.500 euro?».

La versione degli anonimi renziani però non fa cenno ai nuovi comitati, che secondo i documenti ufficiali sono stati creati per gestire l’evento annuale. Gli stessi documenti sono utili per raccontare come ha funzionato l’organizzazione dell’evento nell’era post Open, cioè a partire dal 2018, per la Leopolda 9, e poi nel 2019, per la Leopolda 10.

Fino alla nona edizione la fondazione era deputata alla sottoscrizione del contratto di affitto per le giornate alla stazione Leopolda, il luogo ormai sede storica della manifestazione. Per esempio l’affitto dei locali per la location della Leopolda 9, dagli atti consultati da Domani, era stipulato tra Stazione Leopolda srl e Fondazione Open. Firmato un primo contratto, però, poco dopo subentra il “Comitato Leopolda 9”, che si assume tutti gli oneri e le spese. È presieduto da Alberto Bianchi, già presidente di Open, fedelissimo di Renzi, indagato nell’inchiesta per finanziamento illecito.

Costi e finanziatori

Il costo della struttura, si legge nella fattura, era pari a 21.147 euro solo «per l’uso interno degli immobili». A questa cifra andavano aggiunte una serie di spese accessorie che facevano lievitare il prezzo a circa 30mila euro.

L’anno successivo è andata in scena la Leopolda 10. Era il 2019, Open era stata chiusa da un anno. A firmare inizialmente i contratti di locazione è l’avvocato Alberto Bianchi. Nel contratto, però, si anticipa un possibile subentro di «un apposito comitato organizzatore dell’evento». Il prezzo pagato è lo stesso dell’anno precedente.

Il comitato Leopolda 9 e 10 sono dunque il nuovo motore finanziario che ha sostituito fondazione Open. Il nuovo comitato che raggruppa le due Leopolde precedenti ha incassato tra il 2019 e il 2020 più di mezzo milione di donazioni da privati. Per la precisione 545mila euro. Più della metà li ha versati Gianfranco Librandi, imprenditore di Saronno, parlamentare di Italia viva, che aveva versato quasi un milione di euro alla fondazione Open ingraziandosi così Matteo Renzi, che nel 2018 decise di candidare il primo dei suo finanziatori alla Camera nelle fila del Partito democratico. «Ci sono imprenditori che si comprano la barca o i cavalli, io investo su Matteo», s’è giustificato tempo fa Librandi sul Fatto Quotidiano. Il fatto curioso rispetto a Open è che i finanziamenti ricevuti dal Comitato Leopolda 9 e 10 risultano «erogati» tra il 2019 e il 2020 ma dichiarati alla tesoreria di Montecitorio solo a giugno 2021.

Il comitato Leopolda ha ricevuto anche 150mila euro dal Comitato di azione civile e nazionale, una struttura di Italia viva che ha avuto donazioni da imprenditori e in parte li ha girati ai comitati Leopolda. Tra i nomi c’è il solito Librandi, il nipote di Gianni Agnelli, Lupo Rattazzi, e altre società private che versano al partito di Renzi dai 10 ai 30mila euro per volta.

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