I calciatori Mattia Lucarelli e Federico Apolloni sono stati condannati a tre anni e sette mesi con l’accusa di violenza sessuale nei confronti di una studentessa americana. Lo ha stabilito il giudice per le udienze preliminari di Milano, Roberto Crepaldi, al termine del processo celebrato con rito abbreviato. Condannati anche i tre amici dei ragazzi che quella notte hanno preso parte alla violenza. La sentenza ha stabilito anche una provvisionale di 50mila euro per la vittima.

Lo stupro nel marzo 2022

I fatti risalgono alla notte tra il 26 e il 27 marzo del 2022. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, i cinque ragazzi – tra cui il figlio della bandiera del Livorno calcio, Cristiano Lucarelli –, dopo aver passato una serata nel locale Gattopardo di Milano, hanno abusato di una ragazza californiana di 22 anni in evidente stato di alterazione. La denuncia è partita dopo qualche giorno dalla stessa studentessa.

La ragazza era salita nell’auto di Lucarelli chiedendo di essere riaccompagnata a casa, ma i cinque l’avevano portata in casa del giovane calciatore, all’epoca dei fatti tesserato con il Livorno. Lì avrebbero abusato della studentessa.

Sui cellulari dei giovani sono stati trovati anche video e immagini che testimoniavano i rapporti avuti con la ragazza, oltre a commenti e messaggi in cui ci si vantava di quanto accaduto.

Al centro del processo c’erano le condizioni della giovane ragazza statunitense. Secondo i pm – e dopo oggi anche secondo il gup – la studentessa era in uno «stato d’incoscienza», non potendo per questo prestare il proprio consenso.

Secondo la difesa, invece, il tasso alcolemico era sotto lo 0,5, quello che consente di guidare. Ma la tesi non ha convinto il giudice. I due giocatori che hanno ricevuto le pene più alte erano stati arrestati l’8 febbraio del 2023 e nel giugno successivo erano stati rimessi in libertà.

La reazione dei legali

«Sono devastati perché sono dei ragazzi normali di 20 anni», ha affermato l’avvocato Margherita Benedini, uno dei difensori dei 5 giovani. Il legale ha aggiunto di «non condividere» la sentenza precisando che il giudice ha dato «una ricostruzione diversa rispetto a quella della Procura».

Il pm Menegazzo ha infatti contestato la violenza sessuale "per costrizione", mentre il gup “per induzione”, cioè abusando della condizione di inferiorità della vittima che aveva bevuto molto.

© Riproduzione riservata