Giovedì sono stati registrati 16.999 nuovi casi di Covid-19, circa 5mila in meno rispetto a una settimana fa. Il tasso di positività dei tamponi rimane invece più o meno costante: era al 9,9 per cento ieri e al 10,5 una settimana fa. Resta altissimo il numero dei decessi: ieri ne sono stati registrati 887. Si tratta della terza cifra più alta dall’inizio dell’epidemia, dopo i 993 morti registrati il 3 dicembre e i 967 del 27 marzo.

Nonostante alcuni segnali positivi, i numeri di oggi insieme a quelli degli ultimi giorni sembrano mostrare l’inizio di una stabilizzazione dell’epidemia. In altre parole, il declino nei nuovi casi, piuttosto rapido fino a pochi giorni, fa sembra rallentare. In Francia e Germania questa stabilizzazione si è già tramutata in un’inversione di tendenza, con un preoccupante aumento di casi negli ultimi giorni. Questo fatto, unito all’approssimarsi delle vacanze di Natale e del probabile aumento di contatti che queste comporteranno, disegna un quadro allarmante.

Deroghe per Natale

Nonostante una situazione non del tutto incoraggiante, l’agenzia Ansa ha riportato ieri che, secondo fonti parlamentari, il governo sta pensando di allentare le misure di contenimento per i giorni di festa. Al momento, il Dpcm del 3 dicembre prevede che il 25 e il 26 e il primo gennaio non sarà possibile lasciare il proprio comune.

A queste regole potrebbero essere inserite alcune eccezioni per consentire brevi spostamenti per raggiungere i propri parenti. Non è chiaro se queste modifiche saranno inserite tramite un nuovo provvedimento di legge o soltanto in forma interpretativa, all’interno della guida alle limitazioni per il periodo di festa che il governo intende pubblicare nei prossimi giorni.

Il caso del Veneto

In Italia, una regione in particolare al momento desta più preoccupazione delle altre. Si tratta del Veneto, dove per la seconda settimana consecutiva sarà probabilmente registrato un numero di nuovi casi più alto di quella precedente. Ieri, nella regione sono stati registrati 4.197 nuovi casi, contro i 2.961 di mercoledì. Delle dieci province più colpite dal Covid-19, sei si trovano proprio in Veneto.

Crollo dei tamponi

Tra le ragioni che destano preoccupazione sul reale stato dell’epidemia in Italia c’è il considerevole calo nel numero dei tamponi che si registra ormai da diversi giorni. Nella seconda metà di novembre, il numero di tamponi i cui risultati venivano comunicati quotidianamente superava quasi sempre i 200mila e in alcuni giorni record era arrivato sopra i 250mila.

Da allora questa cifra si è costantemente ridotta. La prima settimana di dicembre, ad esempio, il numero di tamponi effettuati è stato superiore a 200mila in soli due giorni. In questa settimana non si è mai nemmeno avvicinato a questa cifra. Il giorno del record negativo è stato mercoledì, quando sono stati effettuati 118mila tamponi, quasi novantamila in meno rispetto a una settimana prima. Giovedì, i tamponi comunicati sono stati 170mila, circa 50mila meno di una settimana fa.

Nel frattempo, il tasso di positività dei tamponi, cioè la percentuale di positivi sul totale dei tamponi effettuati è rimasto stabile dopo che era diminuito per tutta la seconda metà di novembre. Da circa due settimane è rimasto stabile intorno al 10 per cento, subito sopra la soglia di allarme definita dall’Istituto superiore di sanità.

La fondazione Gimbe, un think tank indipendente che monitora da mesi i dati pubblicati dal governo, definisce la diminuzione nel numero di tamponi «netta e ingiustificata». Secondo il presidente della fondazione, il dottor Nino Cartabellotta, l’attuale diffusione dell’epidemia, unita alle ferie di Natale, alle settimane di freddo che ci aspettano, che spingono le persone a stare in luoghi chiusi, a cui andrà aggiunta l’ondata di influenza stagionale, potrebbero portare a gennaio a quella che chiama una «tempesta perfetta che rischia di innescare la terza ondata».

La situazione in Europa

Qualcosa di simile al rallentamento in corso in Italia sta avvenendo anche in diversi grandi paesi europei. In Germania, i nuovi casi erano tornati già a salire la scorsa settimana, quando ne erano stati registrati 128mila contro i 124mila della settimana precedente. Mercoledì e giovedì è stato notificato il numero più alto di nuovi casi dell’ultimo mese, mentre da sette giorni, il numero dei decessi supera i 400 al giorno, un numero che la cancelliera Angela Merkel ha definito «inaccettabile».

Domenica, Merkel incontrerà i governatori dei Land per discutere il possibile inasprimento delle misure di contenimento. Dal 2 novembre, la Germania si trova in un lockdown “leggero”. Bar, ristoranti e alberghi sono chiusi in tutto il paese, ma le scuole sono rimaste aperte così come i negozi. Si tratta di misure meno severe a rispetto a quelle della vicina Francia, che a novembre è tornata in un lockdown severo, almeno sulla carta, quasi quanto quello di marzo e aprile.

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