Michela Murgia è morta giovedì sera dopo una grave malattia. Tra i suoi libri più famosi, Accabadora e Il mondo deve sapere, ma le tante reazioni che hanno subito seguito la sua scomparsa mostrano come le sue posizioni radicali non passeranno. 

Suo “marito”, sposato controvoglia in articulo mortis con la consapevolezza che il matrimonio non le poteva dare il riconoscimento della sua famiglia queer che avrebbe voluto, la ricorda semplicemente con una foto. 

Il dispiacere è tanto nel mondo di riferimento di Murgia, che ha seguito da vicino la malattia della scrittrice, che aveva reso pubblica diversi mesi fa. Non manca per esempio il post del Cinema America.

Il mondo della sinistra l’ha ricordata ampiamente in tanti post, come quello di Nicola Fratoianni, Nichi Vendola e Vladimir Luxuria, Laura Boldrini racconta di sentire «un grande vuoto». Ma anche la destra ha parlato di lei.

L’Anpi le dedica un «Bella, ciao». 

 

Geppi Cucciari ricorda il suo «sorriso di donna luminosa». 

«Molto veloce» la definisce lo scrittore e ormai ex direttore del Salone del libro Nicola Lagioia.

«Ma l’amor mio non muore», scrive Roberto Saviano.

Anche lo scrittore Jonathan Bazzi racconta la sua amicizia con Murgia, mostrandola mentre gioca alla Campana. 

La destra

Perfino l’ex senatore leghista Simone Pillon, che l’aveva spesso criticata, ha scritto di lei. «Non condividevo nulla del tuo pensiero ma avrei voluto continuare a confrontarmi con te, come abbiamo fatto tante volte».

Matteo Salvini, ministro dell’Interno e sempre pronto a discutere con Murgia, la saluta con «una preghiera». In passato l’aveva definita con disprezzo «radical chic» o «intellettuale spocchiosa».

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