Una donna incinta di nove mesi ha rotto le acque a bordo della nave mercantile Port Fukouka. Lo fa sapere l’ong Sea Watch, che con il suo aereo da ricognizione Sea Bird da lunedì sta monitorando la situazione dei 98 naufraghi nel Mediterraneo centrale, nel tratto di mare tra la zona Sar libica e tunisina. Tra questi ci sono sei minori, un’altra donna incinta e i corpi di due bambini morti per annegamento. «Hanno bisogno di soccorso immediato e di un porto sicuro per sbarcare», segnala l’ong. 

Lunedì 28 luglio Sea Bird, seguendo una segnalazione di Alarm Phone, ha individuato un’imbarcazione in difficoltà con a bordo circa cento persone, che si trovava in mare da tre giorni. Gli operatori di Sea Watch hanno visto due persone in acque e chiesto immediatamente aiuto. Martedì, è stato il mercantile Port Fukuoka, diretto a Malta, ad aver fatto una deviazione per raggiungere i naufraghi e soccorrerli.

Durante il salvataggio, però, l’imbarcazione si è capovolta e tutte le persone sono finite in mare. Due bambini sono morti annegati, mentre una persona risulta dispersa. I 98 migranti si trovano ancora sul mercantile e, scrive l’ong, «le autorità italiane stanno facendo di tutto per impedire loro di raggiungere l’Italia».

Il naufragio, secondo la ong, poteva essere evitato se fossero arrivati i soccorsi da Italia o Malta. Oppure, se la nave veloce Aurora di Sea Watch non fosse stata sottoposta a fermo amministrativo, imposto dal decreto Piantedosi. Mercoledì in serata la portavoce della ong Giorgia Linardi ha fatto sapere che Sea Watch ha chiesto al governo di poter intervenire revocando il fermo e invece, ha detto, «le autorità italiane ci stanno imponendo di restare a guardare».

È necessario, secondo l’organizzazione, che siano i paesi europei a prestare soccorso, per evitare che i migranti vengano riportati in Libia dalla cosiddetta guardia costiera libica, «verso tortura e morte».

Frontex

L’agenzia europea per il controllo delle frontiere è intervenuta con quattro dei suoi velivoli. Sea Watch ha denunciato che «Frontex è arrivata 6 ore dopo, ha visto il natante e se n’è andata», mentre l’agenzia ha definito «false» le accuse di Sea Watch perché «Frontex ha sostenuto il salvataggio di circa cento persone». 

L’agenzia ha poi aggiunto che i suoi aerei «erano presenti prima, durante e dopo il salvataggio, fornendo coordinamento aereo in tempo reale, supportando l’equipaggio della nave e contribuendo a salvare vite umane».

Ma l’ong ha ricordato che sono trascorse sei ore dal primo allarme lanciato dall’aereo civile Sea Bird, «avete calato in acqua l’unità di salvataggio solo il giorno dopo. Avete una nave a un paio d’ore di distanza a Lampedusa che non usate per il salvataggio».

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