Il ministero della Difesa ucraino ha dichiarato di aver messo in atto «piccole offensive» in risposta agli attacchi retorici di questa mattina del Cremlino sull’aver «respinto domenica un’offensiva su larga scala delle forze ucraine a Donetsk». L’Ucraina ha dichiarato di «non avere informazioni su un grave attacco nella regione e di non voler commentare alcun tipo di falso». Kiev aveva annunciato settimane fa una futura controffensiva, ma l’esercito ucraino ha dichiarato domenica che verrà mantenuto il silenzio sul suo inizio e nella stessa giornata i canali televisivi in Crimea sono stati hackerati per trasmettere un video di propaganda in cui veniva proprio enfatizzata l’importanza del silenzio sull’operazione. 

La Santa Sede conferma in un comunicato diffuso questa mattina che il cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana, oggi e domani, compirà una visita a Kiev quale Inviato di papa Francesco.

«Si tratta di una iniziativa che ha come scopo principale quello di ascoltare in modo approfondito le autorità ucraine circa le possibili vie per raggiungere una giusta pace e sostenere gesti di umanità che contribuiscano ad allentare le tensioni» si legge nella nota.

La visita del cardinale

Il portavoce del ministro degli Esteri ucraino valuta con favore la visita del cardinale a Kiev, cosicché il Papa possa avere informazioni dettagliate sul piano di pace proposto dal presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. Il portavoce ha anche aggiunto che «si aspetta sforzi del Vaticano per riportare a casa i bambini ucraini che sono stati portati illegalmente in Russia».

Sembra che il cardinale debba recarsi anche a Mosca, tuttavia il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha negato che ci fosse un incontro in agenda tra Zuppi e il presidente russo, Vladimir Putin.

I dettagli dell’offensiva

AP

Il ministero della Difesa russo ha riferito che domenica, a sud di Donetsk «il nemico ha lanciato un'offensiva su larga scala in cinque settori del fronte».

Igor Konashenkov, portavoce del ministero, ha riferito anche che 250 membri dell'esercito ucraino sono stati uccisi e sono stati distrutti 16 carri armati ucraini, tre veicoli da combattimento di fanteria e 21 veicoli corazzati da combattimento. L'Ucraina non ha commentato e spesso attende fino al completamento delle sue operazioni militari per confermare le sue azioni, imponendo nel frattempo il silenzio stampa. Non è chiaro perché il ministero della Difesa russo abbia aspettato fino a lunedì mattina per annunciare l'attacco, che ha detto essere iniziato in realtà domenica mattina.

Continuano anche le operazione ucraine oltre frontiera. Il governatore della regione di Kaluga, che si trova a sud di Mosca, ha detto che due droni sono caduti sull'autostrada M3 Ucraina, vicino alle città di Zhizdra e Duminichi. Non c'è stata alcuna detonazione e i siti sono stati isolati dagli investigatori, ha detto il governatore, Vladislav Shapsha.

 Dmitry Peskov ha sottolineato che Mosca monitora attentamente qualsiasi dichiarazione sull'imminente controffensiva e ne terrà conto durante la pianificazione «dell'operazione speciale».

La controffensiva ucraina

Non è chiaro se l’offensiva, sventata dai russi, sia il primo episodio  della controffensiva di Kiev preannunciata già da settimane. Sette giorni fa Zelensky aveva comunicato al Wall Street Journal coem tutto fosse ormai pronto per il suo inizio, tuttavia una volta arrivato il momento propizio per il suo lancio, le forze ucraine avrebbero mantenuto il silenzio – infatti i video diffusi in Crimea enfatizzano proprio questo.

Secondo diversi analisti militari l’obiettivo di Kiev sarebbe quello di tagliare il ponte terrestre tra la Russia e la Crimea – occupata dai russi dal 2014 –  e che Mosca ha utilizzato come terreno di sosta per la sua invasione l’anno scorso. Tuttavia per riuscire nell’impresa le forze ucraine devono attraversare la regione di Zaporizhzhia, attigua a Donetsk, dove si trova Bakhmut verso cui l’esercito di Kiev sta avanzando.

L’attesa per la controffensiva ucraina costringe i russi a non distogliere forze dal fronte orientale e da quello meridionale, a costo di sacrificare la zona più a Nord, quella confinante con Kharkiv, da 14 mesi bersaglio continuo dei russi, e ora cruciale. Da lì parte la maggioranza degli attacchi missilistici ucraini, quelli che raggiungono la regione di Belgorod.

I volontari russi e quelli polacchi

Il Corpo dei volontari polacchi ha comunicato di aver partecipato al fianco delle brigate russe anti-Putin – Libertà alla Russia e Corpo dei volontari russi –  negli attacchi alla regione di Belgorod. 

Il gruppo dei volontari polacchi – nato lo scorso febbraio non fa parte della legione straniera ucraina, ma riferisce direttamente al ministero degli Esteri ucraino. Il Corpo ha comunicato ieri su Twitter la sua partecipazione agli attacchi in territorio russo. 

Anche il Corpo dei volontari russi non fa parte delle forze armate ucraine. La brigata si è formata nell’agosto del 2022 ed è composta da emigranti russi uniti dall’avversione nei confronti di Vladimir Putin.

Diversa invece la situazione della Legione per la libertà della Russia che è stata fondata dal ministro della difesa ucraino a febbraio 2022 ed è stata formata con militari precedentemente appartenenti a un’unità dell'esercito russo – oltre 100 persone – che si è unita volontariamente alla parte ucraina per difenderla «dai veri fascisti»

Gli attacchi a Belgorod

Il governatore della regione, Vyacheslav Gladkov, ha comunicato su Telegram che una bomba sganciata da un drone ha colpito un impianto energetico causando un incendio. Secondo il Kiev Independent, però, questa affermazione non è stata ancora verificata. Non sono state segnalate vittime e i servizi energetici rimangono intatti.

Nel frattempo Il leader ceceno, Ramzan Kadyrov, ha offerto al Cremlino le truppe della repubblica del Caucaso per difendere la regione  dalle incursioni nemiche. Secondo Kadyrov non basta l’esperienza militare in questa situazione, ma è necessario anche l’antiterrorismo «per eliminare le bande armate russe senza arrecare danni alla popolazione e infrastrutture».

Il dittatore ceceno Ramzan Kadyrov (AP Photo)

Ieri i I volontari russi e polacchi hanno nuovamente attaccato il distretto di Shebekino nella regione di Belgorod. Tre incendi sono scoppiati a seguito dei bombardamenti. Gladkov, ha esortato la popolazione a evacuare tutta la zona. 

Dopo più di un anno dall’invasione la guerra è arrivata anche in casa dei russi. Sono 390mila gli abitanti che stanno sfollando da soli, se riescono, oppure vengono ospitati negli impianti sportivi come la Belgorod Arena. sembra una replica di quanto visto all’inizio della guerra, quando migliaia di ucraini fuggivano verso ovest.

I volontari anti-Putin hanno anche tentato di entrare nel villaggio di Novaya Tavolzhanka, dentro il distretto di Shebekino, ma dopo lunghi scontri l’incursione è stata sventata. Tuttavia le forze filo-ucraine non sono andate via a mani vuote. Due soldati russi sono stati fatti prigionieri. I paramilitari hanno comunicato oggi che i prigionieri saranno consegnati all’esercito di Kiev, dopo che un accordo – finito in nulla –  era stato tentato tra i volontari e Gladkov, in quanto quest’ultimo sembra non essersi presentato all’incontro.

I bombardamenti in Ucraina

Tra le zone più colpite in questi giorni ci sono Kharkiv e Dnipro. A seguito dei raid russi nella prima sono morti due uomini – di 62  e 74 anni – e tre civili sono stati feriti. A Dnipro invece si contano 22 feriti e un morto, una bambina di due anni che è stata rinvenuta tra le macerie.

Kiev invece resiste agli attacchi. Ieri tutti i missili e i droni russi diretti verso la capitale sono stati intercettati e distrutti dalla difesa aerea ucraina nella lontana periferia.

Le armi per Kiev

Il Belgio chiederà chiarimenti sull’uso delle armi consegnate alle forze ucraine e prodotte dall’azienda belga Fabrique Nationale de Herstal. Il Washington post, seguito poi da diversi media fiamminghi, ha dichiarato che i volontari russi anti-Putin hanno usato armi occidentali negli attacchi a Belgorod. Il Belgio ritiene che i suoi armamenti siano destinati solo alle «forze armate ucraine per proteggere il loro territorio dall’invasione russa, come indicato nei documenti che accompagnano ogni consegna».

Il portavoce del Cremlino, Dimitry Peskov, ha osservato che il potere delle armi fornite dall’Occidente all’ Ucraina è «in costante crescita» aggiungendo che ciò porterà « a un aumento della tensione» e costringerà la Russia a essere «maggiormente mobilitata». Il portavoce ha anche fatto riferimento a una discussione sulla fornitura a Kiev di missili con una gittata di 500 chilometri e oltre da parte di Francia e Germania. Secondo Peskov questo è un tipo di armamento completamente diverso che obbliga Mosca a esere più forte e completare il lavoro iniziato».

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