Nel giorno in cui entrano in vigore le nuove regole sul Green Pass, da esibire dal primo settembre anche su aerei, treni e pullman a lunga percorrenza, i no vax tornano a manifestare, ma nelle 56 stazioni dove erano previsti manifestazioni non si è presentato quasi nessuno.

L’obiettivo della manifestazione era bloccare la circolazione ferroviaria nelle principali stazioni italiane. «Non ci fanno partire con il treno senza il passaporto schiavitù? Allora non partirà nessuno», è lo slogan scelto nel gruppo Telegram “Basta dittatura”, che conta ormai 42mila iscritti. 

L’appuntamento era fissato alle 14.30, mentre alle 15 i manifestanti sarebbero dovuti entrare in 56 stazioni. «Si entra e si rimane fino a sera», scrivevano gli organizzatori sul canale.

In diverse città erano state predisposte misure di sicurezza nelle principali stazioni. A Roma controlli rafforzati negli scali principali e secondari, a Milano osservata speciale la stazione di Porta Garibaldi. A Genova saranno un centinaio circa gli uomini delle forze dell'ordine schierati. Anche in Puglia è stato attivato il presidio negli scali principali: la stazione di Bari centrale, poi Barletta, Molfetta e Foggia.

Roma Tiburtina, presenti solo un paio di manifestanti

Alla manifestazione no green pass alla stazione Tiburtina di Roma ci sono decine di poliziotti e giornalisti, ma fino alle 15 non si è presentato nemmeno un manifestante. Alle 15, quando sarebbe dovuto scattare il blocco dei binari, i giornalisti sono ormai quasi un centinaio, disposti al riparo dal sole di fronte agli ingressi della stazione. Ci sono almeno cinque blindati parcheggiati fuori. Dei manifestanti, però, non c'era traccia.

Soltanto intorno alle 15.30 si è presentato il primo gruppo organizzato. Si trattava di una decina di militanti del movimento neofascista Forza Nuova, guidati dal loro leader romano Giuliano Castellin. Il gruppo ha esposto uno striscione lontano dalla polizia e organizzato un presidio durato alcuni minuti.

Torino, fermato un manifestante

Un gruppo di manifestanti no Green pass si è riunito fuori dalla stazione Porta Nuova di Torino. Il presidio è davanti all'ingresso di via Sacchi e per il momento è pacifico. Un solo manifestante è stato portato via dalla polizia dopo aver rifiutato di fornire le sue generalità agli agenti.

Bari, situazione sotto controllo

Situazione sotto controllo a Bari dove, al momento, si registra un numero esiguo di manifestanti contrari all'introduzione del Green Pass. Nessun blocco di treni. La stazione di Bari risulta inserita nell'elenco di quelle da prendere di mira. Nel capoluogo pugliese, gli attivisti hanno deciso di protestare davanti all'ingresso principale della stazione ferroviaria, in piazza Aldo Moro e hanno garantito che non occuperanno i binari.

Flop anche a Napoli

Un flop anche la manifestazione a Napoli. In piazza Garibaldi, davanti alla stazione centrale, soltanto due manifestanti a sventolare la bandiera tricolore. Uno dei due è Raffaele Bruno, segretario nazionale del movimento idea sociale. «Siamo davanti ad una dittatura sanitaria e politica», gridano i due. «Si è deciso di annullare la manifestazione in programma a Napoli perché non siamo criminali e non volevamo arrivare allo scontro», dice Bruno. «Condanniamo qualsiasi forma di violenza, ma siccome siamo in uno stato libero il vaccino non può essere obbligatorio. Non sappiamo neanche cosa contenga questo liquido, ci vorrebbero almeno 15 anni per avere la certezza che sia sicuro».

Pochi partecipanti anche nelle altre città

Più curiosi che no green pass. L'annunciata protesta nelle stazioni di Trento e Rovereto, inserite nell'elenco degli snodi ferroviari che avrebbero dovuto essere al centro delle manifestazioni di chi si oppone alla certificazione verde, per ora non si è vista. Polizia e carabinieri presidiano comunque gli ingressi ai binari.

Un gruppo di pochi manifestanti, per il momento, si è riunito davanti all'ingresso della stazione di Genova Principe. Al momento è presente solo un gruppo di cinque o sei manifestanti. A controllare la situazione la polizia, con 3 mezzi blindati della questura presenti, e agenti della Digos. «Io sono qui e vengo alle manifestazioni perché ci credo. Sia green pass che vaccini sono anticostituzionali. Ma a bloccare i treni no, non ci sarei andata», spiega una dei manifestanti che ha parlato con i giornalisti. Situazioni simili anche a Bologna e Pescara.

La protesta si allarga

Dopo la mobilitazione di oggi, sul gruppo Telegram si è deciso di estendere la protesta anche a giovedì 2 e venerdì 3 settembre. Si moltiplicano anche gli appelli alle forze dell'ordine a «non essere complici di questa dittatura oligarchica» e a unirsi «al popolo».

Non solo il blocco ferroviario: si sta organizzando in queste ore una nuova protesta per sabato 4 settembre alle 18 e ogni sabato a oltranza «finché la dittatura non sarà distrutta» in più di 119 piazze italiane, tra cui Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Imperia, L'Aquila, Milano, Napoli, Pescara, Potenza, Reggio Calabria, Roma, Venezia. «Senza nessun partito dietro, senza interessi personali o di gruppo - si legge nell'invito - non sono organizzate da nessuna persona in particolare ma dal popolo, diffidate di chi vorrà approfittarsi».

Il Viminale: «Non saranno ammesse illegalità»

La possibile escalation davanti alle stazioni italiane ha messo in allarme il Viminale. «Non verranno tollerati minacce e inviti a commettere reati utilizzando il web», ha detto la ministra dell'Interno, Luciana Lamorgese, che ha aggiunto che «non saranno ammesse illegalità in occasione delle iniziative di protesta nei pressi delle stazioni ferroviarie».

Gli attacchi a politici e vip

L’attenzione dei no-vax si è rivolta già nei giorni scorsi anche a tutti quei personaggi famosi che si sono schierati a favore del Green pass e del vaccino. Al punto che nella chat su Telegram, dove svetta anche una foto della svastisca nazista, arrivano minacce, anche di morte, a virologi, sindacati e personaggi politici. In particolare al ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, con frasi tipo «un altro infame da giustiziare», «è necessario il piombo» o «devi crepare». Nelle chat sono stati pubblicati anche numeri di telefono, indirizzi mail e altri recapiti dei personaggi presi di mira.

Anche i sindacati sono finiti nel mirino dei no vax per aver condannato le minacce di voler bloccare i treni. «I rischi connessi a una simile protesta sono evidenti e serve un piano di sicurezza per tutelare lavoratori e utenti», hanno affermato in una nota congiunta Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti. La replica, in chat, non si è fatta attendere, condita dalle solite minacce: «Che ne dite di fare una bella visita anche alle sedi di questi sindacati di me**a?».

Oscurare le chat non è facile

Le minacce hanno attirato l'attenzione delle forze dell'ordine. «Stiamo monitorando costantemente la situazione e ovviamente ci sono delle indagini in corso, perché si tratta di reati», ha detto a LaPresse la dirigente superiore della polizia di stato e direttrice del servizio di Polizia postale e delle comunicazioni, Nunzia Ciardi. La principale difficoltà nell’oscurare queste social room risiede nel fatto che «non hanno sede in Italia» e dunque non sono sottoposte alla legislazione del nostro paese: «Abbiamo preso i contatti con queste società attraverso mail dedicate, ma è a loro discrezione se oscurare o meno le varie chat». L'unica strada è «rivolgersi al magistrato» per ottenere un'ordinanza, ecco perché le segnalazioni sono state presentate «presso la procura di Torino, perché lì sono incardinate le indagini».

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