Come è stato detto già efficacemente da Giulia Merlo su questo giornale, la decisione di Nordio sul 41bis a Cospito contiene svariate falle logiche.

Ma essa contiene anche qualcosa di più, o meglio queste falle logiche possono andare oltre il discredito degli insegnanti di logica giuridica. La decisione di Nordio potrebbe essere una specie di sentenza suicida.

Nella discussione sul caso Cospito si sono stabilite pian piano delle assunzioni presto divenute terreno comune. Innanzitutto, l’equiparazione fra 41bis per i mafiosi e per Cospito: alcuni giudici hanno sostenuto che Cospito dava ordini agli anarchici fuori, come i mafiosi.

Altri hanno negato questo nesso causale. E, come ho sostenuto in precedenza su questo giornale, la funzione deterrente e preventiva del 41bis cade se non c’è nesso causale dimostrato o dimostrabile fra parole del detenuto e atti criminali all’esterno.

Un altro livello dell’equiparazione è stato impostato da esponenti politici del governo, che hanno documentato colloqui fra Cospito ed esponenti della criminalità organizzata e li hanno usati a fini di lotta politica, e da Cospito medesimo, che ha sostenuto di lottare per l’abolizione del 41bis per tutti, non solo per lui o per gli anarchici.

Infine, molti (inclusa Meloni) hanno sostenuto che concedere a Cospito un regime diverso avrebbe significato cedere a un ricatto – ho considerato quest’argomentazione anch’io, su questo giornale – e avrebbe portato al progressivo dissolvimento dell’istituto del 41bis.

Nordio favorisce sottilmente un attacco al 41bis

La decisione di Nordio sembra accettare questi presupposti. Ma sottilmente li sconvolge e potrebbe essere usata per un attacco al 41bis.

Nordio sostiene, per esempio, che Cospito si è ammalato da solo, e che la sua malattia non ne attenua la pericolosità sociale. Questo sottintende la tesi del ricatto.

E poi Nordio aggiunge che Cospito, anche senza scrivere, anche senza nessi causali stabiliti fra quello che dice e gli atti dei suoi seguaci, è d’ispirazione al movimento anarchico, come dimostrano i recenti attentati che sarebbero stati fatti a suo favore.

Qui, come già detto da Giulia Merlo, la logica vacilla. Se Cospito parla col suo corpo ed è d’ispirazione con la sua testimonianza, mantenerlo al 41bis ed eventualmente causarne la morte non può certo ottenere i fini preventivi che premono tanto a Nordio e al governo.

Se Cospito diventa un martire, la sua capacità di ispirare gli anarchici sarà eterna e potentissima. Se Cospito diventa un martire perché ha deciso di ammalarsi, chiunque di noi fumi, mangi troppo e si muova poco, nonostante i reiterati inviti di medici, coniugi e amici, diventa un ricattatore, solo che decida di ammantare la sua scriteriata condotta di ragioni ideali.

«L’amore per te mi toglie l’appetito», detto a un potenziale partner riluttante, non è romanticismo o maledettismo d’accatto. È sottile ricatto, forse stalking. E chiunque si ponga a ispiratore di gruppi di persone che possono trasgredire la legge dovrebbe essere fermato.

Chi predica per esempio l’evasione fiscale in caso di tassazione troppo elevata non presenta idee, ma evade ed incita all’evasione. Chi tiene in casa il busto di un dittatore non custodisce la memoria del padre, ma incita alla dittatura. E così via.

La decisione di Nordio come precedente?

Ora, non è detto che una decisione di un ministro possa essere un precedente, possa far giurisprudenza. Ma se potesse, molti giudici potrebbero inasprire il regime carcerario di chiunque abbia ed esprima, anche senza parlare, coi soli propri atti, ideali men che condivisi dalla maggioranza.

Si tratterebbe di una specie di estensione iperbolica del vecchio reato di plagio o del reato di istigazione alla violenza. Forse questo è quello che Nordio, che si presenta come un garantista, si augura.

Perché naturalmente un uso così disinvolto di certi istituti giuridici, un passaggio così spericolato dal dare ordini ai picciotti, seppur cifrati, ad essere modello di presunta virtù rivoluzionaria non può che portare a una reazione, in una società liberale, una reazione che potrebbe vanificare il sottile lavoro di distinzione fatto dai giuristi che hanno elaborato il 41bis come misura specifica e transeunte per criminali e reati molto precisi. La miglior difesa del 41 bis sarebbe limitarlo ai mafiosi, non estenderlo.

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