Dopo un lungo pomeriggio di riunioni tumultuose, il governo ha approvato l’obbligo di vaccinazione (con due dosi) contro il Covid-19 per tutti coloro che hanno compiuto almeno 50 anni. La norma entrerà in vigore dal 15 febbraio e resterà fino al 15 giugno. Chi si trova in questa fascia di età dovrà utilizzare il green pass rafforzato per continuare a recarsi al lavoro. Mentre i nuovi casi di Covid-19 si avvicinano a quota 200mila, erano 189mila ieri, il governo ha deciso di affrontare la pandemia con il quarto decreto in altrettante settimane. Ancora una volta lo fa con un compromesso che guarda più ai rapporti di forza nella maggioranza e alla necessità di non scontentare nessuno che ai dati scientifici.

Il mercato

Le trattative dentro la maggioranza sono iniziate alle 15 di ieri e sono proseguite fin quasi alle 21 in quello che è stato probabilmente il più turbolento Consiglio dei ministri dell’era Draghi. Tutto il giorno è stato un susseguirsi di bozze, voci e indiscrezioni che raccontavano delle divisioni all’interno la maggioranza.

I ministri leghisti sono stati i primi ad annunciare la loro opposizione a un obbligo vaccinale generalizzato, seguiti dal Movimento 5 stelle. Ma dopo le prime proteste, la Lega ha moderato le sue posizioni, annunciando di essere pronta ad accettare un obbligo vaccinale, ma solo per gli over 60, essendo la fascia d’età più rappresentata nelle terapie intensive.

Dal canto suo, il Pd era a favore dell’obbligo vaccinale per tutti, ma contrario, insieme ai sindacati, a un’altra ipotesi portata avanti in questi giorni e voluta fortemente da Confindustria: l’obbligo di super green pass sul posto di lavoro.

Mentre le riunioni tra leader e ministri proseguivano, si sono succedute una mezza dozzina di ipotesi di possibili combinazioni tra queste misure. Ma non appena un partito spuntava qualcosa di gradito, gli altri rilanciavano con qualcos’altro.

Quando era ormai data per certa l’estensione dell’obbligo di super green pass per frequentare banche, assicurazioni, uffici pubblici e negozi di beni non necessari, i ministri leghisti, che avevano appena ceduto sull’obbligo a 50 anni, sono insorti e hanno annunciato pubblicamente che non avrebbero votato il decreto se la norma non fosse stata eliminata, cosa che è puntualmente avvenuta.

Ma alle 20.30, dopo questa piccola vittoria leghista, ministri più “rigoristi” hanno suggerito di abbassare l’obbligo vaccinale da 50 a 40 anni. Mentre dal centrodestra qualcuno, si parla del ministro Renato Brunetta, ha rilanciato l’idea del super green pass per lavoratori.

I risultati

Veti incrociati e trattative sfiancanti hanno prodotto norme complicate, che vanno ad aggiungersi a un quadro già poco chiaro. Le nuove regole approvate ieri per la quarantena scolastica sono diverse a seconda dell’età degli studenti e del loro status vaccinale. Di spazio per qualsiasi altra norma, appello o intervento ne è rimasto poco. Ad esempio sul lavoro a distanza, chiesto con sempre più insistenza da autorità sanitarie internazionali, esperti e sindacati, il Consiglio dei ministri ha deciso che sarà pubblicata una circolare per «sensibilizzare» sullo smart working i datori di lavoro, pubblici e privati.

 

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