La giudice delle indagini preliminari di Milano solleva la questione di legittimità costituzionale: «La Fondazione non è un ente privato e la norma dell’esecutivo ha depotenziato le indagini penali». Fonti di Palazzo Chigi: «Prendiamo atto con serenità»
«Una irragionevole zona franca per i dipendenti dell’ente, i quali, a dispetto degli interessi pubblici che sono deputati a gestire, godono di una sostanziale immunità, con evidente disparità di trattamento rispetto ad altri dipendenti pubblici». Il gip di Milano, Patrizia Nobile, ha deciso di sollevare la questione di legittimità costituzionale sul decreto di giugno 2024 del governo Meloni: il decreto che ha qualificato la Fondazione Milano Cortina come ente di diritto privato.
Secondo la giudice meneghina si tratta di una norma «dettata ad hoc» che ha depotenziato la «tutela penale», incidendo sulle indagini della procura, ma ha anche creato una «irragionevole zona franca per i dipendenti di quell'ente», deputati a gestire «garanzie finanziarie pubbliche».
Dunque, in oltre cinquanta pagine di ordinanza, la gip Nobile spiega perché, sulla base di una direttiva europea sugli appalti pubblici, la Fondazione deputata a organizzare le Olimpiadi invernali avrebbe «natura di organismo di diritto pubblico». A sostenerlo erano stati anche i pubblici ministeri: chi lavora per l’ente che organizzerà l’attesa manifestazione sarebbe un pubblico ufficiale e incaricato di pubblico servizio.
«Il legislatore è invece intervenuto – si legge nel provvedimento giudiziario –sottraendo questo ente all'operatività delle norme che regolano la contrattazione delle amministrazioni pubbliche, mentre è in corso un procedimento penale, subito dopo le perquisizioni del maggio 2024 e il deposito degli atti al Riesame».
Gli atti d’indagine
La gip, inoltre, ripercorre quanto emerso nel corso delle indagini dei pm della procura guidata da Marcello Viola: il capitolo in cui sono indagati Luca Tomassini, imprenditore di Vetrya-Quibyt che vinse l'appalto, l'ex ad della Fondazione Vincenzo Novari, e Massimiliano Zuco, ex dirigente. E un secondo fronte in cui sono stati iscritti Marco Moretti e Daniele Corvasce, due dirigenti della Fondazione, e Claudio Colmegna e Luigi Onorato, due manager di Deloitte, per la presunta gara truccata sull'assegnazione, nel 2023 e dopo la fine del contratto con Vetrya, sempre dei servizi digitali ad una delle società del colosso delle consulenze.
Secondo la gip ci sarebbe «un danno patrimoniale per Fondazione ed un ingiusto vantaggio a Deloitte» da 2,14 milioni di euro. Così, anche se i pm dichiararono che sulla presunta corruzione non avevano trovato prove, per la giudice la questione di legittimità costituzionale del decreto è «rilevante» anche per quell'ipotesi di reato, oltre che per la turbativa d'asta, per poi decidere se archiviare o meno.
Il decreto del governo è «irragionevole», conclude la giudice. Un ente pubblico starebbe agendo come ente privato. Sul punto deciderà la Consulta. Intanto fonti di Palazzo Chigi commentano: «Il governo accoglie con serenità e piena fiducia il percorso avviato e attende l'esito della pronuncia della Corte costituzionale, organo di garanzia preposto alla tutela della Costituzione e delle leggi». A intervenire è anche il governatore Attilio Fontana: «Quando partirono le Olimpiadi, il governo stabilì che la Fondazione che avrebbe avuto in gestione l'organizzazione dei Giochi dovesse essere di diritto privato.
Improvvisamente salta fuori che è di diritto pubblico e cambia tutto. Per organizzare un evento importante come le Olimpiadi ci vuole elasticità che il pubblico non ci consente di avere. I magistrati "stanno cercando di mettere delle zeppe in un'organizzazione che sta funzionando».
© Riproduzione riservata


