Papa Francesco ha chiesto un colloquio a Vladimir Putin e si era detto pronto ad andare a Mosca per parlare di pace. sono dichiarazioni dello stesso pontefice, rilasciate al Corriere della Sera in un’intervista, in cui ripercorre questi mesi di guerra e i tentativi di mediazione del Vaticano.

«Ho chiesto al cardinale Parolin di far arrivare a Putin il messaggio che io ero disposto ad andare a Mosca». Ma all’impegno del papa, Mosca non ha risposto: «Certo era necessario che il leader del Cremlino concedesse qualche finestrina. Non abbiamo avuto risposta e stiamo ancora insistendo, anche se temo che Putin non possa e voglia fare questo incontro in questo momento. Ma tanta brutalità come si fa a non fermarla? Venticinque anni fa con il Ruanda abbiamo vissuto la stessa cosa».

Papa Francesco, nel colloquio con il direttore del giornale Luciano Fontana e la vicedirettrice Fiorenza Sarzanini ha anche parlato delle prime ore della guerra e dei suoi sforzi: «Il primo giorno di guerra ho chiamato il presidente ucraino Zelensky al telefono, Putin invece non l’ho chiamato. L’avevo sentito a dicembre per il mio compleanno ma questa volta no, non ho chiamato. Ho voluto fare un gesto chiaro che tutto il mondo vedesse». Poi l’incontro con la diplomazia russa: «Sono andato dall’ambasciatore russi. Ho chiesto che mi spiegassero, gli ho detto “per favore fermatevi”».

Il pontefice ha anche ribadito la volontà di non recarsi per il momento a Kiev: «Io sento che non devo andare. Prima devo andare a Mosca, prima devo incontrare Putin. Ma anche io sono un prete, che cosa posso fare? Faccio quello che posso. Se Putin aprisse la porta…».

Durante l’intervista, Francesco ha anche commentato la possibile escalation militare, sottolineando «l’abbaiare della Nato alla porta della Russia» che potrebbe aver portato il Cremlino a scatenare la guerra: «Un’ira che non so dire se sia stata provocata, ma facilitata forse sì». Il Papa ha anche parlato della corsa al riarmo e dell’invio di armamenti in Ucraina: «Non so rispondere, sono troppo lontano, all’interrogativo se sia giusto rifornire gli ucraini. La cosa chiara è che in quella terra si stanno provando le armi. I russi adesso sanno che i carri armati servono a poco e stanno pensando ad altre cose. Le guerre si fanno per questo: per provare le armi che abbiamo prodotto».

E sugli affari derivanti dall’industria della Difesa, il papa ricorda un evento di anni fa in Italia: «Il commercio degli armamenti è uno scandalo, pochi lo contrastano. Due o tre anni fa a Genova è arrivata una nave carica di arÈmi che dovevano essere trasferite su un grande cargo per trasportarle nello Yemen. I lavoratori del porto non hanno voluto farlo. Hanno detto: pensiamo ai bambini dello Yemen. È una cosa piccola, ma un bel gesto. Ce ne dovrebbero essere tanti così».

Nell’intervista al Corriere, il Papa ha rivelato che nel vertice avuto con Viktor Orbàn il 21 aprile scorso, il premier ungherese gli ha confermato i russi hanno un piano e «il 9 maggio finirà tutto». Il papa ha proseguito: «Io sono pessimista, ma dobbiamo fare ogni gesto possibile perché la guerra si fermi».

Tra i diversi argomenti, il pontefice ha lodato il governo italiano: «L’Italia sta facendo un buon lavoro. Il rapporto con Mario Draghi è buono, molto buono. Già in passato, quando era alla Banca centrale europea gli ho chiesto consiglio.  È una persona diretta e semplice». Il presidente del Consiglio dal 2020 è membro ordinario della Pontificia accademia delle scienze sociali.

Poi un commento sulle sue condizioni fisiche, di recente sta avendo problemi al ginocchio destro che lo costringono a non muoversi spesso.

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