Il Comitato norvegese del Nobel ha scelto di premiare l’attivista venezuelana «per il suo instancabile lavoro nella promozione dei diritti democratici del popolo venezuelano e per la sua lotta per raggiungere una transizione giusta e pacifica dalla dittatura alla democrazia»
Maria Corina Machado è la vincitrice del 106 esimo premio Nobel per la pace «per il suo impegno a favore della democrazia in Venezuela». L’attivista ha guidato la lotta per la democrazia contro il crescente autoritarismo nel paese. Nel 2010 è stata eletta all'Assemblea Nazionale, ma quattro anni dopo è stata espulsa dal suo incarico per volere del regime. La signora Machado guida il partito di opposizione Vente Venezuela e nel 2017 ha contribuito a fondare l'alleanza Soy Venezuela, che unisce le forze democratiche del Paese indipendentemente dall’indirizzo politico.
Nel 2023 annunciò la sua candidatura alla presidenza per le elezioni presidenziali dell’anno successivo. E quando le fu impedito di candidarsi, sostenne l’altro candidato dell'opposizione, Edmundo Gonzalez Urrutia. L'opposizione si mobilitò ampiamente per dimostrare la manomissione delle elezioni ma il regime dichiarò vittoria. Da quel momento, la signora Machado è costretta a vivere in clandestinità ma, nonostante le gravi minacce alla sua vita, è sempre rimasta nel suo paese. Una scelta che ha ispirato milioni di persone.
L’attivista venezuelana non ha mai vacillato nella sua resistenza alla militarizzazione della società venezuelana. Al contrario, è rimasta ferma nel suo sostegno a una transizione pacifica verso la democrazia, di cui «mantiene accesa la fiamma in mezzo a un'oscurità crescente». Per questo riceve oggi, 10 ottobre, il premio Nobel per la pace.
La storia del premio
Dopo la morte, Alfred Nobel destinò la maggior parte del suo patrimonio alla costituzione dei Premi Nobel, di cui la pace fu il quinto e ultimo ambito. Come riporta il suo testamento, il premio deve essere conferito a «la persona che avrà svolto il maggior o il miglior lavoro per la fratellanza tra le nazioni, per l'abolizione o la riduzione degli eserciti permanenti e per l'organizzazione e la promozione di congressi per la pace».
Dal 1901 sono stati assegnati 106 premi Nobel per la pace a un totale 143 persone. Tra cui ricordiamo Leymah Gbowee, vincitrice nel 2011 per il suo lavoro «per la sicurezza delle donne e per il loro diritto a partecipare pienamente alle attività di costruzione della pace». Ma anche la celebre premiazione di Martin Luther King Jr., insignito del riconoscimento nel 1964 «per la pace per la sua lotta non violenta per i diritti civili negli Stati Uniti». Oltre a Nelson Mandela e FW de Klerk, che «posero fine pacificamente al regime dell'apartheid, gettando le basi per un nuovo Sudafrica democratico» vincendo il premio nel 1993.
Lo scorso anno il Nobel è stato assegnato a Nihon Hidankyō, il movimento popolare dei sopravvissuti alla bomba atomica di Hiroshima e Nagasaki, noto anche come Hibakusha. Il Comitato premiò «i suoi sforzi volti a realizzare un mondo libero dalle armi nucleari e per aver dimostrato, attraverso le testimonianze, che le armi nucleari non devono mai più essere utilizzate». Lo straordinario lavoro del movimento ha contribuito notevolmente all'istituzione di un tabù nucleare.
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