Oltre 240 colleghi di Gaza sono stati uccisi mentre raccontavano anche per noi, stampa internazionale a cui Israele ha interdetto l’accesso nella Striscia, la morte di oltre 67mila persone, 20mila bambini, 28 al giorno, la classe di una scuola. Non poteva che essere, dunque, una giornalista palestinese, Rita Baroud, a ricevere a Torino il riconoscimento Testimone del Premio Roberto Morrione 2025: una giovane studentessa che ha scelto di farsi cronista, ha raccontato la distruzione di Gaza e le sofferenze del suo popolo
Peace 2025, la foto iconica: a Sharm El Sheikh quello che stiamo vivendo è stato ribattezzato come l’anno della pace. Una pace annunciata tra le strette di mano dei leader dei paesi più potenti al mondo, gli Stati Uniti con il mondo arabo e l’Europa, che a meno di una settimana di distanza era già stata “violata”.
Nei cieli di Gaza, il fumo dei raid israeliani è tornato il 19 ottobre: 47 vittime palestinesi in 24 ore, due soldati israeliani uccisi e poi l’annuncio – nello stesso giorno – del ripristino del cessate il fuoco. Una pace a intermittenza, che si annuncia e si sospende, che conta i morti, apre e chiude i valichi agli aiuti umanitari.
Ancora una volta “il limite è assente” e scandisce i tempi che stiamo vivendo, quel “limite assente” che dà titolo e senso alle giornate di Torino del Premio Roberto Morrione per il giornalismo investigativo, dal 23 al 25 ottobre. Per raccontare conflitti, migrazioni, relazioni tra popoli e individui, tra l’uomo e la natura, attraverso le voci e gli sguardi di chi questi tempi li sta vivendo in prima linea, di chi se ne fa interprete e cronista.
Ogni limite è stato oltrepassato, quello del diritto internazionale, dell’etica, della morale, degli interessi economici e politici. La Palestina è al centro del campo di battaglia in cui tutto è stato oltrepassato. Gaza, ma anche la Cisgiordania, la trasformazione del paesaggio e delle comunità di cui come giornalisti siamo stati testimoni.
Un assedio progressivo nel silenzio generale: i quartieri bombardati e i 40mila sfollati di Jenin, Tulkarem, Tubas, i palestinesi uccisi e i villaggi svuotati dai coloni, le case di Masafer Yatta demolite dall’esercito. È nell’assenza del limite che i giornalisti si sono trasformati in bersaglio: oltre 240 colleghi di Gaza sono stati uccisi mentre raccontavano anche per noi, stampa internazionale a cui Israele ha interdetto l’accesso nella Striscia, la morte di oltre 67mila persone, 20mila bambini, 28 al giorno, la classe di una scuola. Una strage segnata dalla carestia per il blocco israeliano degli aiuti umanitari, dalla fame usata come arma di guerra.
Testimone
Non poteva che essere una giornalista palestinese, Rita Baroud, a ricevere a Torino il riconoscimento Testimone del Premio Roberto Morrione 2025: una giovane studentessa che ha scelto di farsi cronista, ha raccontato la distruzione di Gaza e le sofferenze del suo popolo.
E oggi in Europa scuote le coscienze e chiama alle sue responsabilità un mondo che – nelle sue parole – «guarda e tace». Non tacciono, invece, i giornalisti che questo mestiere lo fanno con coraggio, libertà e indipendenza, proprio come lo intendeva Roberto Morrione, fondatore di Rai News 24, sostenitore del giornalismo d’inchiesta e del servizio pubblico. Di loro e con loro si parlerà a Torino: professionisti spiati, minacciati, oggi sotto attacco.
La bomba di fronte alla casa di Sigfrido Ranucci il 17 ottobre ha riportato il paese agli anni più bui della sua storia, ma ha anche ricordato a tutte e a tutti che il giornalismo d’inchiesta che vogliamo e in cui crediamo, quello che non si piega al potere e sa fare le domande, va difeso ad alta voce, con forza e con coerenza, che dobbiamo fare squadra. Le Giornate del Premio Morrione servono anche a questo, perché chi si identifica nei valori fondanti del mestiere deve marcare la differenza.
Il Premio Baffo Rosso, assegnato a Sigfrido Ranucci nel 2021, quest’anno andrà proprio a una firma della squadra di Report, Paolo Mondani che, con le sue inchieste televisive e i suoi libri, ha scavato nella storia del nostro paese e nei sistemi di potere che la governano.
Perché se questi sono i tempi del “limite assente”, la funzione del giornalismo oggi dev’essere anche quella di sfidare i propri limiti. Per questo il Premio Roberto Morrione, così come il Premio Riccardo Laganà intitolato al primo consigliere d’amministrazione Rai dei dipendenti, è rivolto ai giornalisti under 30: è un premio che guarda al futuro, a un sistema di valori, crea relazioni e investe nella funzione civile e sociale della professione, nella sua crescita.
Un percorso che culmina nelle tre giornate della quattordicesima edizione: al centro, le cinque inchieste realizzate dai giovani autori, a cui è richiesto, oggi e domani, di lavorare con rigore, etica e passione, sempre alla ricerca della verità, opponendosi a ogni forma di propaganda e di censura.
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