Secondo la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, il piano di pace per l’Ucraina presentato dall’Italia è una pura «fantasia». Il piano, anticipato dal quotidiano Repubblica una settimana fa e commentato martedì dal ministero degli Esteri Luigi Di Maio, prevede un immediato cessate il fuoco seguito da trattative diplomatiche per stabilire la sorte dei territori contesi. Non ci sono conferme che il piano sia stato effettivamente consegnato ai due governi, ma sia gli uni sia gli altri lo hanno respinto sulla base delle indiscrezioni filtrate sulla stampa.

La reazione russa

«Non puoi fornire armi all’Ucraina con una mano e poi farti avanti e proporre un piano di pace con l’altra», ha detto ieri Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo nel suo consueto briefing settimanale con i giornalisti. «Se sperano che la Russia accetti un piano di pace occidentale – ha proseguito – non hanno capito molto».

Il governo russo aveva già criticato duramente il piano. «Sembra preparato non da diplomatici ma da politologi locali, che hanno letto dei giornali provinciali e operano soltanto sulla base delle notizie false ucraine». Martedì il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, Dmitri Medvedev, aveva parlato «di un puro flusso di coscienza slegato dalla realtà». Dopo le prime reazioni negative, Di Maio aveva minimizzato l’importanza del piano definendolo «un lavoro embrionale».

E quella ucraina

Ma il piano non è sembrato soddisfare nemmeno gli ucraini, anche se il loro governo fino a questo momento ha evitato espressioni sprezzanti. Dal loro punto di vista, il punto più problematico del documento è il primo: quello che stabilisce un cessate il fuoco con gli eserciti nelle attuali posizioni e quindi con un quinto della superficie ucraina occupato dalle truppe russe.

Il documento, il cui contenuto fino a questo momento è stato diffuso solo dal quotidiano Repubblica, precisa al quarto punto l’importanza del ritiro delle truppe russe nelle posizioni che occupavano prima dell’inizio dell’invasione. Ma il fatto che questo ritiro arrivi soltanto dopo il cessate il fuoco per gli ucraini è al momento inaccettabile.

Diplomazia in Turchia

La task force diplomatica di Svezia e Finlandia è arrivata ieri in Turchia per trattare dopo l’opposizione del presidente Recep Tayyip Erdogan al loro ingresso nella Nato. Per cambiare posizione il presidente turco chiede una nuova condanna del gruppo armato curdo Pkk e un’azione più incisiva nei confronti dei suoi sostenitori che si trovano in Svezia e Finlandia.

Erdogan vorrebbe anche una presa di distanza dall’Ypg, un gruppo curdo affiliato al Pkk ma che opera soprattutto in Siria dove ha ricevuto il supporto della Nato nella sua lotta contro l’Isis. Erdogan chiede anche che il suo paese venga incluso nuovamente nel programma F-35, dal quale era stato espulso dopo aver acquistato l’avanzato sistema antiaereo russo S-400 e che vengano rimossi i blocchi alle esportazioni di armi nel paese decisi da diversi paesi Nato, tra cui Svezia e Finlandia, in seguito all’inizio delle operazione militare turca nel nord della Siria iniziata nel 2019.

 

© Riproduzione riservata