I due principali indagati dalla procura federale belga nel Qatargate, in questi anni hanno speso molto del loro tempo a lodare il cambiamento dello stato del golfo. Descritto come un esempio per gli altri stati confinanti nei loro discorsi, riportati con dovizia di particolari da alcune testate giornalistiche arabe.

In questi articoli, recuperati e tradotti da Domani, Antonio Panzeri e Eva Kaili raccontano un paese che non esiste. E confermano con le loro parole i sospetti degli investigatori che li accusano di corruzione insieme ad altre due persone. 

Lo stato dell’indagine

L’inchiesta della procura federale belga sulla presunta corruzione di un gruppo di europarlamentari coinvolge il gruppo socialista. Gli arrestati sono quattro e il 14 dicembre per loro ci sarà la prima udienza in cui si discuterà l’eventuale rilascio. Oltre a Kaili e Panzeri, ci sono Francesco Giorgi e Niccolò Figà-Talamanca. Gli indagati sono molti di più e l’indagine potrebbe presto allargarsi. 

Kaili è stata fino alla sua destituzione una delle vicepresidenti del parlamento europeo. Panzeri dopo che nel 2019 non è stato rieletto ha fondato la l’associazione Fight impunity, impegnata nella lotto per i diritti umani. L'ex parlamentare dal Pd era passato ad Articolo 1, il movimento di Roberto Speranza, da cui è stato espulso dopo lo scandalo qatarino. 

Giorgi invece è stato assistente parlamentare di Panzeri. Terminata quell’esperienza è diventato assistente di Andrea Cozzolino, altro europarlamentare del Partito democratico. Giorgi è fidanzato di Kaili

L’ultimi dei fermati si chiama Niccolo Figà-Talamanca. Non ricopre alcun ruolo politico, è segretario generale della Organizzazione non governativa No Peace Without Justice, fondata da Emma Bonino negli anni Novanta, estranea all’indagine.  Il link tra Panzeri e Talamanca è la sede delle Ong, che è nello stesso palazzo della fondazione di Panzeri. 

I magistrati belgi contestano agli indagati i reati di «corruzione di funzionari e membri degli organi delle Comunità europee e di Stati esteri, riciclaggio e associazione per delinquere».

Nelle abitazioni di Panzeri (sono state fermate in Italia anche la  moglie e la figlia) e di Kaili gli investigatori hanno sequestrato in tutto 1,5 milioni di euro in contanti.

I detective sospettano siano il frutto della corruzione. Mazzette, dunque, che sarebbero serviti per ripulire l’immagine dello stato che ospita i mondiali di calcio 2022, trasformandolo nella narrazione pubblica in un paese determinato ad affermare i diritti civili.

La realtà, come è emerso da numerosi report internazionali, è un’altra: in Qatar i lavoratori vivono condizioni disumane, i gay vivono nel terrore, la democrazia è un miraggio. Per Kaili e Panzeri tuttavia non è così e si sono spesi pubblicamente in questi anni per affermare il contrario. Affermazioni pubbliche che miravano, secondo chi indaga, a condizionare poi le istituzioni europee nei loro atti formali.

Kaili e il Qatar libero

© European Union 2022

L’1 novembre 2022, a poche settimane dall’inizio dei mondiali di calcio in Qatar, la vicepresidente del parlamento europeo si è recata a Doha. In quell’occasione ha rilasciato un’intervista alla Qatar News Agency.

Ha lodato l’organizzazione del mondiale, «un’occasione unica per il Qatar per ottenere il riconoscimento internazionale del suo ruolo, soprattutto per le riforme che ha attuato nel campo del mercato del lavoro, apprezzato dall'Unione europea».

Se questa è la frase, l’unica rimbalzata in tempi non sospetti sui media europei, il resto dell’intervista non è mai stato tradotto. Alcuni passaggi però sono significativi alla luce dell’inchiesta per corruzione che la coinvolge. 

«Lo stato del Qatar ha tutti i requisiti necessari nel campo del mercato del lavoro, e le riforme che sono state attuate in questo contesto sono avvenute molto rapidamente», ha aggiunto Kaili.

Per poi dire: «La recente apertura della sede della missione dell'Unione europea a Doha riflette il grado di apprezzamento di cui godono le riforme attuate dal Qatar tra i paesi dell'Ue e i piani per esentare i cittadini del Qatar dall'ottenere un visto Schengen per visitare i paesi dell'Ue, che sono sostenuti dal Parlamento europeo».

Il tema dei visti peraltro è una delle questioni al centro dei dibattio di queste ore, con la sinistra europea e i verdi che dopo lo scandalo hanno detto che si opporranno all’avvio dei negoziati sulla liberalizzazione dei visti Ue per i cittadini del Qatar.

L’allora vicepresidente socialista aveva spiegato che «l'incontro con Sua Altezza è stata l'occasione per una proficua discussione su questioni di interesse comune del Qatar e del Unione europea, comprese le relazioni bilaterali e la sicurezza energetica».

Nella stessa intervista ha fatto riferimento anche a future collaborazioni tra Bruxelles e Doha sui diritti civili: «È importante esplorare l'opportunità congiunta di istituire un dialogo parlamentare organizzato tra le due parti in materia di relazioni bilaterali e iniziative legislative, scambiare buone pratiche e promuovere valori comuni, tra cui l'emancipazione dei giovani e delle donne, nonché i diritti sociali e umani».

Kaili ha lodato la democratizzazione dei processi politici in Qatar, per esempio le prime elezioni legislative per eleggere il consiglio della Shura:«Una pietra miliare per la partecipazione dei cittadini del Qatar e la loro rappresentanza nelle pratiche politiche e istituzionali e nel processo decisionale… Sono convinta che questa decisione tanto attesa rappresenti un passo importante verso la graduale istituzione di un sistema parlamentare pratico in Qatar… Spero che lo storico passo compiuto dal Qatar serva da ispirazione per altri paesi della regione e apra la strada a una riflessione più ampia su come aumentare la partecipazione dei suoi cittadini alla vita pubblica dei loro paesi».

Panzeri il qatarino

Su Alarab.qa è ancora consultabile il resoconto del viaggio di Panzeri in Qatar, nel 2018, quando ricopriva il ruolo di presidente della commissione diritti umani del parlamento europeo. Nel pieno dei suoi poteri, dunque, Panzeri aveva elogiato i grandi passi avanti compiuti da Doha, senza esprimere una critica sulle condizioni dei diritti umani.

L’allora presidente «ha elogiato le riforme intraprese dallo Stato del Qatar nel campo della promozione dei diritti umani, sottolineando che il proseguimento di questo approccio rafforzerà la posizione dello Stato in qualsiasi sede relativa ai diritti umani a livello internazionale livello».

«Durante la nostra visita nello Stato del Qatar su invito del Comitato Nazionale per i Diritti Umani, abbiamo assistito a sviluppi positivi nel campo dei diritti umani in termini di quanto è stato realizzato e cosa verrà fatto in futuro, che consente la possibilità di denunce e reclami presso i tribunali, e incoraggiamo il Qatar a continuare con queste riforme». 

Quell’anno Panzeri ha sostenuto un’altra battaglia cruciale per il paese del golfo. L’embargo politico, logistico ed economico terminato nel 2021 disposto dal fronte anti Qatar (Arabia saudita, Emirati Arabi Uniti, Egitto). 

«Il presidente della commissione per i diritti umani del Parlamento europeo ha osservato che la sua visita in Qatar gli ha permesso di ascoltare da vicino direttamente le vittime del blocco e le testimonianze di coloro che ne sono stati colpiti. Qualunque sia la sua causa e il suo tipo, ha effetti negativi sulle persone e coloro che ne sono colpiti, in quanto colpisce i diritti umani, e quindi diventa imperativo per noi esporre gli effetti devastanti di qualsiasi violazione di questi diritti all'opinione pubblica», si legge nell’articolo con le dichiarazioni di Panzeri.

E ancora: «Sua Eccellenza il Sig. Panziri ha dichiarato che trasmetterà i risultati e le discussioni avvenute durante la sua visita a Doha, comprese le ripercussioni del blocco, al parlamento europeo».

Sempre in quel viaggio, Panzeri, ha anche «rivelato che una delegazione dell'Associazione parlamentare di amicizia tra Europa e Qatar visiterà presto Doha per discutere di tali questioni».

L’associazione cui fa riferimento all’articolo esiste, ma è stata “sospesa” con lo il deflagrare dell’inchiesta.

Sul sito c’è ancora il board, troviamo 13 europarlamentari, tra questi tre italiani: Dino Giarrusso, l’ex Iena eletta con i Cinque stelle e ora senza partito; Fulvio Martuscello, ras di Forza Italia in Campania; Luisa Regimenti, indicata come membro dell’eurogruppo Identità e Democrazia, di cui fa parte la Lega, ma passata al misto qualche tempo fa. Alcuni di loro non erano parlamentari nel 2018, all’epoca del viaggio di Panzeri. Sono entrati successivamente nell’associazione di amicizia Europa – Qatar. Giarrusso, per esempio, in un’intervista a Domani ha confermato l’iscrizione, ma ha precisato: «Ho rifiutato di partecipare a qualunque evento perché sentivo che qualcosa non andava. Ho chiesto ai miei assistenti di cancellarmi, e ieri ho saputo che risultavo ancora iscritto ho ribadito la volontà di cancellarmi». 

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