In Germania il 17 novembre hanno avuto un record di 52.826 nuove infezioni da Covid-19 in 24 ore. Potrebbe succedere anche da noi? Questa nuova ondata epidemica tedesca è dovuta essenzialmente a due fattori: l’inarrestabile diffusione della variante Delta del coronavirus, che è molto più aggressiva e contagiosa della Alfa, e la progressiva diminuzione dell’efficacia dei vaccini ora disponibili. Infatti, la stragrande maggioranza dei contagiati erano non vaccinati, ma molti erano i vaccinati, che si sono infettati lo stesso. Come mai?

Il Sars-CoV-2 originario – la cosiddetta variante alfa identificata per la prima volta in Gran Bretagna, e prevalente in Europa fino alla scorsa primavera – era un virus molto aggressivo e relativamente poco contagioso.

Per misurare la contagiosità di un virus si utilizza il tasso netto di riproduzione, che viene indicato con la sigla R0: esso indica quante persone contagerà in media un individuo infetto da quel virus in una determinata popolazione.

La variante Alfa del coronavirus aveva un R0 pari a circa 3, il che significa che ogni infetto da coronavirus contagiava in media altri 3 individui. Gran parte della contagiosità del virus deriva dalle caratteristiche molecolari della sua proteina spike, una proteina a forma di punta che fuoriesce dalla sua membrana, e che il virus utilizza per attaccarsi alle cellule umane. 

La variante Delta

La variante Delta del coronavirus, identificata per la prima volta in India ad aprile del 2021, possiede una serie di mutazioni a livello della proteina spike che ne modificano la struttura e la rendono capace di attaccarsi in maniera molto più efficiente alle nostre cellule.

La proteina spike mutata della variante Delta del virus si comporta come una chiave che entra molto meglio nella sua toppa, costituita da speciali recettori sulla superficie delle nostre cellule polmonari: in gergo, si dice che essa possieda una maggiore affinità per le nostre cellule.

Ma visto che la sua proteina spike si attacca meglio, la variante Delta del coronavirus è molto più contagiosa: difatti essa mostra un R0 pari a 6, il che significa che ogni individuo infettato della variante Delta ne può contagiare in media altri 6, praticamente il doppio rispetto alla variante Alfa. Questo spiega in parte perché ora in Germania ci sia una ondata epidemica così violenta.

Ma l’aumentata contagiosità della variante Delta porta con sé anche altre conseguenze. E qui bisogna scomodare il concetto di immunità di gregge.

Se un virus si sta diffondendo in una determinata popolazione, più in quella determinata popolazione aumenta la percentuale di persone immunizzate – che sono entrate in contatto col virus o che si sono vaccinate – e meno persone da infettare quel virus troverà: il “gregge” degli immuni difende la popolazione dal virus.

Una semplice legge dell’epidemiologia stabilisce che un’epidemia in teoria si arresta solo quando la percentuale di individui immunizzati in quella popolazione raggiunge un determinato valore, chiamato soglia di immunità di gregge, e che dipende da R0.

Seguite il ragionamento: un’epidemia si arresterà quando un individuo infetto riuscirà a infettare in media al massimo solo un altro individuo, o meno di 1, cioè quando l’R0 effettivo diventa uguale o inferiore a 1, perché a quel punto il contagio non può espandersi.

E quand’è che questo accade? Prendiamo la variante Alfa del coronavirus, che ha un R0 uguale a 3. Ipotizziamo che un individuo infettato si trovi in una stanza con altri tre soggetti: li contagerà tutti e 3.

Adesso ipotizziamo che in quella stanza con l’infetto ci siano altri 3 individui, 2 dei quali però sono immuni al virus, magari perché sono vaccinati: allora l’individuo infetto ne potrà contagiare al massimo solo 1, e così l’epidemia si stabilizzerebbe. Se poi tutti e tre gli individui fossero vaccinati, la persona infetta non ne potrebbe contagiare nessuna e perciò l’epidemia comincerebbe a declinare.

Quindi l’epidemia da coronavirus Alfa si arresta se almeno 2/3 degli individui, cioè almeno il 66 per cento, sono vaccinati: questa è la soglia dell’immunità di gregge.

A dire il vero, l’immunità di gregge è un concetto ideale che va “aggiustato” tenendo conto dei dati reali. E nella realtà intervengono due altri due fattori che peggiorano le cose: i vaccini adesso utilizzati non hanno un’efficacia del 100 per cento, ma inferiore.

Inoltre, essi hanno un’efficacia molto alta nel prevenire la malattia grave ma più bassa nel prevenire la trasmissione del virus da un individuo all’altro. Per questo, per arrestare l’epidemia da variante Alfa avremmo dovuto vaccinare “molto più” del 66 per cento della popolazione, come minimo l’80-85 per cento.

Purtroppo, la variante Delta ha un R0 pari a 6, cioè un infetto da coronavirus contagia in media altri 6 individui. Se ripetiamo il ragionamento fatto in precedenza, perché l’epidemia da variante Delta si arresti noi dovremmo vaccinare almeno 5/6 della popolazione, cioè almeno l’83 per cento.

Se poi si tiene conto del fatto che i vaccini ora utilizzati hanno un’efficacia verso la variante Delta che non è del 100 per cento, ma più probabilmente intorno all’80 per cento, che il vaccino blocca la malattia grave ma non la trasmissione del virus, e che negli individui l’immunità declina dopo sei mesi, se volessimo applicare le leggi epidemiologiche, per arrestare questa epidemia paradossalmente ora dovremmo vaccinare il 99-100 per cento della popolazione, o persino di più, il che è ovviamente impossibile.

(AP Photo/Lisa Leutner)

Cosa fare in Italia

A oggi in Italia ha completato il ciclo di vaccinazione il 73 per cento degli individui, un valore molto distante dalla soglia di immunità di gregge teorica che permetterebbe di arrestare l’epidemia.

Ci sono più di 15 milioni di individui in Italia che non si sono vaccinati e che potrebbero costituire un pericoloso bacino per la replicazione del virus. È vero, molti di questi sono persone che sono guarite dal Covid-19 e che probabilmente hanno sviluppato una immunità naturale contro il virus pur senza essere vaccinate, e che quindi vanno ad aggiungersi al gregge degli immuni.

Però, restano molti milioni di individui che non sono ancora vaccinati e sono suscettibili al virus. Per esempio quasi tutti i bambini e molti adolescenti al di sotto dei diciott’anni di età non sono stati ancora vaccinati, e sarebbe bene vaccinarli perché così costituirebbero un argine contro il diffondersi della variante Delta.

E poi restano gli irriducibili, che non si vaccineranno mai, e gli incerti, che potrebbero essere convinti a vaccinarsi se fossero informati con cura e con una dedizione “umana”.

Noi italiani dovremmo preoccuparci perché la nostra situazione epidemica non è così differente da quella tedesca. In Italia ha completato il ciclo di vaccinazioni il 73 per cento della popolazione, contro il 69 percento di quella tedesca, percentuali praticamente identiche.

In Germania il governo aveva introdotto un green pass più blando del nostro, ma ora probabilmente ne estenderà l’obbligo anche ai luoghi di lavoro, ovvero solo chi è vaccinato potrà andare a lavorare.

Angela Merkel ha esortato i tedeschi: «Vaccinatevi prima possibile, per salvare il nostro paese quest’inverno!». Per Lothar Wieler, presidente del Robert Koch institut, «la quarta ondata di Covid-19 ci sta colpendo con tutta la sua forza. Purtroppo, è probabile che circa 3mila dei 50mila individui contagiati giovedì vengano ricoverati in ospedale entro due settimane, e che 200 di loro muoiano».

Già giovedì scorso in Germania sono morte di Covid-19 191 persone. «Riducete i vostri contatti!», ha detto Wieler, «indossate sempre la mascherina e ricordate che la regola del 2G – l’ingresso riservato negli spazi interni pubblici solo ai vaccinati o guariti – potrebbe non essere più sufficiente».

Quello che sta accadendo in Germania potrebbe accadere anche da noi? Temo di sì. Come evitarlo? Bisogna vaccinare il numero più alto di persone possibile, fare la terza dose a chi è vaccinato, e non allentare le misure del green pass.

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