La procura di Milano ha chiuso le indagini preliminari sui presunti depistaggi legati alla morte di Ramy Elgaml, il 19enne morto la notte del 24 novembre 2024 in seguito a un inseguimento con una pattuglia dei carabinieri. Quattro militari rischiano il processo per aver ordinato la cancellazione di video girati da due testimoni. I reati ipotizzati sono depistaggio e, per due degli indagati, anche il favoreggiamento.

I fatti

Quella notte Ramy Elgaml viaggiava su uno scooter guidato dall’amico Fares Bouzidi. Dopo non essersi fermati a un posto di blocco, è partito un inseguimento di circa otto chilometri. All’altezza dell’incrocio tra via Ripamonti e via Quaranta il mezzo si è schiantato contro un palo. Ramy è morto sul colpo, l’amico è rimasto ferito. Per l’episodio sono già indagati per omicidio stradale sia Bouzidi che il carabiniere alla guida della gazzella dell’Arma.

Oltre agli atti relativi all’inseguimento, la procura ha aperto un secondo fronte legato a quanto avvenuto subito dopo l’incidente: in particolare alla gestione di video girati da testimoni civili con i propri telefoni.

Le contestazioni

Il primo avviso di conclusione indagini riguarda due militari, B.Z. di 29 anni e F. B. di 25, assistiti dagli avvocati Pietro Porciani e Michele Apicella. Secondo la procura, i due hanno costretto un testimone, Amir E., a cancellare dal proprio telefono nove video girati subito dopo l’incidente, che documentavano sia l’impatto che i momenti immediatamente successivi. L’ipotesi di reato è depistaggio, con l’aggravante di aver distrutto materiale che poteva essere usato come prova.

Il secondo avviso coinvolge altri due carabinieri, M.D.M. e L.P., di 27 e 39 anni, in servizio al Nucleo Radiomobile. Entrambi sono accusati non solo di aver ordinato a un secondo testimone, Omar E.S., indicato negli atti come “super testimone”, di cancellare il video che aveva appena registrato, ma anche di aver contribuito a renderne più difficile l’identificazione. Uno dei due militari, secondo l’accusa, avrebbe eliminato la foto del documento di identità di Omar scattata poco prima, rallentando le verifiche.

In questo caso, oltre al depistaggio, si contesta il favoreggiamento: i due avrebbero agito per ostacolare le indagini sul collega che guidava l’auto dell’Arma coinvolta nell’inseguimento.

«Siamo sconcertati», ha dichiarato l’avvocato Pietro Porciani, difensore di uno dei militari indagati. «Abbiamo dimostrato che i due carabinieri si trovavano a 290 metri dal luogo dell’incidente».

I verbali

Nel verbale acquisito agli atti, Omar E.S. racconta di essere stato avvicinato da due carabinieri mentre stava ancora registrando. Racconta che gli sarebbe stato intimato di cancellare il video con frasi come: «Fammi vedere che lo hai cancellato» e «Adesso sali in macchina perché ti prendi una denuncia». A quel punto, afferma di aver cancellato la registrazione per paura di conseguenze legali, scoprendo successivamente di non essere obbligato a farlo.

Il video, secondo il testimone, riprendeva l’intera sequenza: dalla fine dell’inseguimento all’impatto tra lo scooter e l’auto.

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