L’8 e il 9 giugno, in concomitanza con le elezioni amministrative in diversi Comuni, i cittadini italiani saranno chiamati a votare per cinque referendum abrogativi. La Corte Costituzionale ha ritenuto ammissibili i 4 quesiti referendari sul lavoro, per i quali sono state raccolte oltre 4 milioni di firme, e il referendum sulla cittadinanza, depositato in Cassazione con 637mila firme. 

Ma questa è anche la prima occasione elettorale in cui potranno votare anche tutti gli italiani «fuorisede», definiti come coloro che, per motivi di studio e lavoro, si trovino domiciliati in un comune di una provincia diversa da quella di residenza. Si tratta, secondo gli ultimi dati disponibili (il libro bianco “Per la partecipazione dei cittadini: come ridurre l’astensionismo e agevolare il voto”, pubblicato nel 2022 dal Dipartimento per le riforme istituzionali della presidenza del Consiglio e basato su dati aggiornati al 2018), di circa 5 milioni di persone. Tra questi, poco meno di 600mila sono studenti, gli altri lavoratori.

Il meccanismo che consente ai fuorisede di votare riprende quello già sperimentato per studentesse e studenti fuorisede per le elezioni europee del 2024. In quell’occasione, però, il diritto era stato esteso appunto solo agli studenti, mentre questa volta vale per tutti. 

La sperimentazione per questi referendum, dunque, avrà un peso anche sulle elezioni future. Una legge sul voto fuorisede per elezioni politiche, europee e referendum esiste già: è stata approvata alla Camera a luglio 2024 ed è attualmente ferma in Senato. Un successo della sperimentazione per i referendum di giugno potrebbe dunque essere una leva per far ripartire il dibattito e, magari, concludere l’iter della legge.

Come registrarsi per votare da fuorisede

Per accedere al voto fuorisede è necessario soddisfare alcuni requisiti: essere temporaneamente domiciliati in un comune situato in una provincia diversa da quella di residenza, trovarsi lontani dal proprio comune di iscrizione elettorale da almeno tre mesi – inclusi quelli in cui si svolgerà il referendum – e presentare domanda entro il 4 maggio.

Gli interessati dovranno inoltrare la richiesta al comune presso il quale risultano temporaneamente domiciliati, preferibilmente utilizzando il modello disponibile sul sito del ministero dell’Interno oppure nelle pagine dedicate dei diversi comuni di domicilio. La domanda può essere presentata personalmente, tramite persona delegata o in modalità telematica.

Alla domanda vanno allegati: la copia di un documento di riconoscimento valido, copia della tessera elettorale, copia della documentazione che attesti la condizione di elettore fuorisede, ovvero certificazioni relative a motivi di studio, lavoro o cure mediche che giustifichino il domicilio in un’altra provincia. È possibile revocare la domanda con le stesse modalità entro il 14 maggio, cioè il 25° giorno precedente la data della consultazione.

Nella richiesta, l'elettore può inoltre dichiarare la propria disponibilità a essere nominato presidente o componente di sezione elettorale speciale per il voto fuorisede nel comune di domicilio temporaneo.

I comuni di domicilio temporaneo dei fuorisede hanno tempo fino al 3 giugno per fare arrivare agli elettori l’attestazione di ammissione al voto (anche via mail). Prima dovranno coordinarsi con il comune di residenza, per evitare che l’elettore non sia atteso nel suo seggio consueto ed evitare doppi voti.

Gli elettori fuorisede dovranno poi portare con sé la tessera elettorale (non una copia) e l’attestazione di ammissione al voto rilasciata dal comune di domicilio temporaneo, oltre a un documento di identità.

I referendum abrogativi

I seggi per i referendum del 2025 saranno aperti domenica 8 giugno, dalle 7 alle 23, e lunedì 9 giugno, dalle 7 alle 15.

Perché ciascun referendum sia valido, sarà fondamentale raggiungere il quorum: dovrà recarsi alle urne almeno il 50% più uno degli aventi diritto al voto. Senza questo requisito, anche in caso di vittoria dei «sì», il referendum non produrrebbe effetti.

Gli elettori italiani residenti all’estero voteranno invece per corrispondenza, ricevendo il plico elettorale direttamente a casa, come previsto dalla normativa per gli iscritti all’Aire.

Le domande referendarie 

Dei cinque quesiti referendari che gli italiani saranno chiamati a votare l'8 e 9 giugno, quattro riguardano il lavoro.

Il primo referendum propone di reintrodurre la tutela reale per i lavoratori licenziati illegittimamente, eliminata dal Jobs Act durante il governo Renzi. In caso di approvazione, i dipendenti licenziati senza giusta causa potrebbero ottenere il reintegro nel posto di lavoro.

Il secondo quesito mira invece a cancellare il limite massimo all'indennizzo economico per i lavoratori di piccole imprese — quelle con meno di 15 dipendenti — licenziati ingiustamente. L’intento è restituire al giudice la libertà di stabilire l’ammontare del risarcimento sulla base della gravità del caso.

Al centro del terzo quesito ci sono i contratti a termine: si punta a eliminare le norme che negli ultimi anni hanno facilitato l'uso di questo tipo di contratti, con l'obiettivo di contrastare la precarietà e favorire forme di occupazione stabile.

Anche la sicurezza sui luoghi di lavoro è oggetto di referendum. Il quarto quesito propone di abrogare alcune disposizioni che, secondo i promotori, riducono le responsabilità delle imprese nella prevenzione degli infortuni, rafforzando così la tutela dei lavoratori.

L’ultimo quesito, infine, riguarda il diritto alla cittadinanza per cittadini non appartenenti all’Unione europea. La proposta intende abbassare da dieci a cinque anni il requisito di residenza legale in Italia per poter ottenere la cittadinanza.

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