Il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Giuseppe Busia ha presentato presso la Nuova Aula dei gruppi parlamentari la relazione annuale sulle attività svolte nel 2021. Un testo che mette in evidenza le criticità delle misure legislative e governative per contrastare la corruzione all’interno degli uffici della PA e suggerisce raccomandazioni da implementare.

«La corruzione che inquina le amministrazioni pubbliche non ha confini», ha detto Giuseppe Busia nel suo discorso. Nell’ultimo anno l’Italia ha avuto un avanzamento di dieci punti nel Transparency Index, l’indice che misura il livello di corruzione degli stati. Si tratta di un balzo senza precedenti secondo il presidente Anac che dimostra come il paese sia sulla buona strada. Ma c’è molto lavoro da fare, anche a livello transnazionale con le istituzioni europee e delle Nazioni unite.

La Pubblica Amministrazione

Il primo punto della relazione riguarda la selezione dei funzionari. Per l’Anac «occorrono politiche di rinnovamento generazionale dei funzionari pubblici» e gli sforzi del governo in questa direzione sono stati apprezzati. Tuttavia, restano dubbi sull’accelerazione «delle procedure di reclutamento» che rischiano di «pesare sul rigore delle selezioni». Per questo, secondo Busia, «appaiono poco lungimiranti alcune proposte, anche recenti, di stabilizzare per legge i dirigenti, scelti unicamente su decisione discrezionale del vertice politico o amministrativo, al di fuori delle selezioni concorsuali».

Oltre alla maggiore trasparenza e alla necessità di assumere nuovo personale più qualificato l’Anac sottolinea la necessità di una revisione di alcune disposizioni normative, soprattutto quelle relative al cosiddetto pantouflage, ovvero il passaggio dal pubblico al privato del funzionario che abbia agito a favore dello stesso soggetto privato. È un punto già tutelato dalla legge ma persistono fonti di «incertezze applicative» che riducono «l’efficacia di questo fondamentale presidio anticorruzione».

Una delle novità annunciate dall’Anac è la creazione di un Portale unico della trasparenza, un luogo digitale attualmente in costruzione che conterrà le informazioni essenziali sulle attività della PA. «L’obiettivo è quello di sostituire le pubblicazioni disperse sui singoli siti delle amministrazioni, con una piattaforma unica, che consenta agli enti pubblici di adempiere ai propri obblighi in maniera più semplice ed economica».

Mafie e Pnrr

Il Piano di ripresa e resilienza presenta una grande occasione non solo per il paese ma anche per la criminalità organizzata. Procuratori antimafia e inquirenti più volte hanno cercato di alzare la soglia dell’attenzione affinché i finanziamenti europei non vadano a finire per attività che ruotano attorno a società infiltrate dalla criminalità organizzata.

Proprio per questo bisogna superare l’eccessivo ricorso agli affidamenti diretti che per l’Autorità anticorruzione pongono «seri dubbi di compatibilità con l’ordinamento euro-unitario». Ma è necessario potenziare le procedure negoziali e le stazioni appaltanti. «Servono regole chiare e di agevole attuazione, aperte al digitale» e in questo si aspetta «l’attuazione della legge delega per il riordino della disciplina dei contratti pubblici». 

L’Anac ha anche chiesto al parlamento di adottare una rete di supporto amministrativo per i comuni sciolti per mafia, perché «troppo spesso dopo la cessazione del commissariamento, si è costretti a un nuovo scioglimento degli organi».

Il discorso di Busia avviene in un giorno non casuale. Il 23 giugno ricorre il World Whistleblower Day, una giornata per ricordare il ruolo dei whistleblower, ovvero quei funzionari pubblici che denunciano episodi illeciti e corruttivi. I «whistleblower sono civette civiche» ha detto Busia che ha chiesto anche misure per una loro maggiore tutela da parte della legge.

© Riproduzione riservata