Valorizzare l’ex carcere di Santo Stefano, a Ventotene, in stato di abbandono da oltre 50 anni. Ridare vita a quel luogo di dolore costruito, secondo i principi del Panopticon di Bentham, nel 1793 e chiuso nel 1965. Se alla base dell’originario progetto di recupero della struttura borbonica – lanciato nel 2016 dall’esecutivo Renzi, che allo scopo stanziò 70 milioni di euro – c’è tutto questo, oggi le cose sembrano cambiate.

Lo dimostra l’ultima riunione del Tip, il Tavolo istituzionale permanente che riunisce il ministero della Cultura, quello dell’Ambiente e gli altri enti coinvolti nel programma di riqualificazione del vecchio penitenziario. Dal verbale del 5 dicembre emerge, infatti, la volontà del neo commissario Giovanni Maria Macioce, scelto dal ministro Gennaro Sangiuliano, di «integrare alcune delle attività previste su Santo Stefano mediante una realizzazione nella vicina isola di Ventotene».

In altre parole, la proposta sarebbe quella di prevedere le attività pensate per l’isola di Santo Stefano anche su Ventotene (territorio che il progetto originario non avrebbe comunque “escluso”).

L’idea, scaturita da diverse analisi e dalla necessità di «ridurre l’impatto antropico» su Santo Stefano, piace all’amministrazione ventotenese, che chiede «un intervento significativo» sul proprio territorio. Ma non molto ad altri partner. Il timore più grande, secondo le prime indiscrezioni, è che l’ex carcere, una volta restaurato, possa rimanere una cattedrale nel deserto.

E c’è chi è convinto, in base a quanto trapela, che senza carnet di eventi, a cura di università e associazioni, e senza iniziative di residenzialità “leggera” a Santo Stefano, possa sfumare la sostenibilità economica, quantomeno a lungo termine, del progetto.

Cambio di programma

Questi cambiamenti rispecchiano il passaggio di consegne alla guida della struttura commissariale. Dal 2020 al 2023 il progetto entra nel vivo con l’ex eurodeputata dem Silvia Costa, nominata e riconfermata commissario rispettivamente dal governo Conte e da quello Draghi.

Durante il triennio Costa si lavora per riconvertire l’ex carcere, completando le gare per gli appalti, avviando i lavori di messa in sicurezza e tra le altre cose sottoscrivendo molteplici protocolli.

Poi lo spoil system. A gennaio 2023 viene designato il nuovo commissario. Si tratta, come si diceva, dell’ex comandante della Guardia di Finanza e già consulente del Comune di Ventotene, Giovanni Maria Macioce, che però per insediarsi deve aspettare otto mesi.

È vicenda nota che lo stallo è dovuto al ritardo della controfirma del presidente Mattarella al decreto di nomina di Macioce, oggi in attesa di processo per il reato di falso in atto pubblico nell’ambito di una compravendita di una grotta, «adibita ad uso abitativo», ceduta dall’ex vicesindaco di Ventotene Modesto Sportiello, nonché sottoposta a vincolo paesaggistico e inserita nella Riserva naturale delle isole di Santo Stefano e Ventotene.

Ma nonostante la vicenda, le interrogazioni parlamentari e una lettera indirizzata a Meloni e Sangiuliano dalle università – preoccupate che i «risultati raggiunti» sul recupero dell’ex carcere possano venire «vanificati» – il governo tira dritto e la firma del capo dello Stato arriva a settembre.

Inoltre, stando al verbale del Tip sembrerebbe che la Regione Lazio – firmataria del contratto istituzionale di sviluppo per il recupero dell’ex carcere, insieme alle altre istituzioni, nonché ad Invitalia – voglia ritirarsi dalla «costituzione della Fondazione di partecipazione per la gestione del bene».

Se dietro a questa eventuale scelta ci siano ragioni politiche, al momento non è dato sapere. Prossima riunione del Tip? Nel verbale si fa riferimento a una convocazione per il mese di gennaio 2024. Alla data di oggi pare che nessuno si sia riunito.

Gara in tribunale

Un problema è sorto anche per il fatto che dal 20 marzo 2022 al 5 settembre 2023 Invitalia, soggetto attuatore del progetto, ha dovuto “difendersi” dai ricorsi presentati al Tar del Lazio e al Consiglio di Stato dalla Bollinger+Grohman sarl, ditta partecipante, in raggruppamento, al concorso internazionale di progettazione. La società dapprima risulta aggiudicataria della gara, ma in un secondo momento Invitalia ci ripensa, adducendo la violazione del principio di anonimato, annulla il procedimento e proclama vincitore del concorso il raggruppamento temporaneo Engeko s.c.a.r.l.

Alla fine, il Consiglio di Stato ha dato ragione a Invitalia: è Engeko la ditta vincitrice. Nel verbale di dicembre si legge che, per quanto riguarda i lavori, «c’è una previsione di completamento al 2028». Il cronoprogramma originario ne fissava il termine al 2025.

Col progetto Costa è nata anche l’idea di un’esposizione museale all’interno della struttura, anche per approfondire l’esperienza illuminata di Eugenio Perucatti, direttore del carcere di Santo Stefano negli anni Cinquanta. Perucatti cercò in tutti i modi di trasformare la cosiddetta «Alcatraz italiana» in un luogo dove la rieducazione del condannato fosse possibile. Una rivoluzione che oggi, di fronte a politiche lontane dalla re-inclusione dei condannati, risulta tradita.

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