La situazione attuale della pandemia ci presenta un nuovo scenario e nuovi problemi di tipo sanitario, legislativo, organizzativo ed etico. Durante la prima e la seconda ondata, in epoca pre vaccinale, l’obiettivo degli interventi di distanziamento sociale (fino al lockdown totale) è stato quello di proteggere tutti i cittadini dal contagio e tra questi in particolare i più anziani e fragili.

Oggi invece i dati epidemiologici suggeriscono che l’obiettivo principale si stia modificando, per diventare quello di proteggere principalmente le persone che hanno deciso di non farsi vaccinare. Il buon risultato del lockdown per i non vaccinati in Germania sembra confermarlo.

Se non ci fossero 6 milioni di non vaccinati, si potrebbe dunque ragionare più serenamente della possibilità di rilassare le misure precauzionali che in questi giorni stanno invece facendosi di necessità sempre più rigide.

Diventerebbe più ragionevole per esempio considerare il suggerimento che viene da più parti di ridurre ulteriormente i tempi della quarantena, così come accettare che un numero crescente di persone vaccinate possa contrarre l’infezione senza con questo esporre troppi al rischio di complicazioni o di morte.

L’interesse pubblico

Cecilia Fabiano/LaPresse

Il paese sta in conclusione soffrendo importanti costi e disagi per proteggere la salute di chi non vuole farsi vaccinare, e il tema che non si può più eludere è quello del rapporto tra l’interesse pubblico e il rispetto delle libertà individuali nel campo della salute.

Un caposaldo a questo proposito è posto dall’articolo 32 della costituzione italiana che recita: «Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario, se non per disposizione di legge. La legge non può violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana».

Il codice di deontologia professionale dell’ordine dei medici ribadisce il concetto, affermando che «il medico deve attenersi alla volontà di curarsi liberamente espressa dalla persona» e ancora che «il medico non deve intraprendere attività diagnostica e/o terapeutica senza l’acquisizione del consenso informato del paziente». È quello stesso consenso che viene contestato da chi non comprende che serve proprio a tutelare il diritto del cittadino di decidere se sottoporsi a un atto medico che non è obbligatorio.

Il rispetto dei principi che ho appena esposto è la ragione per cui oggi non vengono effettuate trasfusioni ai testimoni di Geova che le rifiutano, anche a rischio della propria vita, e per cui ognuno di noi può decidere di non sottoporsi a un intervento chirurgico potenzialmente salvavita, o alla terapia intensiva, o a qualunque atto medico che per qualsivoglia ragione ritenga di non desiderare.

L’unica vera eccezione alla regola è quella della malattia mentale, enunciata nella legge del 1978 meglio nota come “legge Basaglia”, dove si prevede la possibilità di un trattamento sanitario obbligatorio per le persone che presentino «alterazioni psichiche tali da richiedere urgenti interventi terapeutici, se gli stessi non vengono accettati dall’infermo».

Queste condizioni sono quelle che, nel linguaggio comune, vengono indicate come rischiose per sé e per gli altri e ci consentono di allargare il discorso dalla tutela dei diritti dell’individuo a quella dei diritti della comunità. Siamo infatti giunti al cuore del problema, al «La mia libertà finisce dove comincia la vostra» di Martin Luther King e di altri prima e dopo di lui.

Anche in questo caso la legge ci viene in aiuto prevedendo per esempio che un testimone di Geova possa rifiutare una trasfusione per sé, ma non per un figlio minore che viene invece tutelato in urgenza dal magistrato di turno del tribunale.

In modo simile possono essere lette le leggi sull’aborto che tutelano il diritto del nascituro (quantomeno da una data che resta oggetto di infinite controversie) a non soggiacere al diritto della madre di decidere in assoluta libertà per sé stessa e per il proprio corpo.

Oltre la libertà del singolo

Per restare in tema di vaccinazione, dobbiamo infine ricordare come sia preclusa l’iscrizione agli asili nido e alle scuole dell’infanzia ai bambini che non sono in regola con il calendario delle vaccinazioni obbligatorie. Il principio di fondo che ispira tutte queste leggi è lo stesso, cioè che la tutela della salute e della vita degli altri deve prevalere sulla libertà del singolo.

Tanto più paradossale appare dunque il fatto che molte persone possano estremizzare questo diritto in alcuni casi per poi dimenticarsene totalmente in altri. L’esempio del Texas è paradigmatico: a una battaglia senza quartiere contro la libertà di scelta delle donne sull’aborto corrisponde l’assoluta mancanza di obbligatorietà per quanto riguarda le vaccinazioni o l’uso delle mascherine nei locali pubblici. Inutile aggiungere che non è necessario varcare l’oceano per imbattersi in questo genere di contraddizioni.

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