La guardia di finanza di Gorizia ha eseguito un provvedimento di sequestro di oltre 60 milioni di mascherine «pericolose per la salute» su tutto il territorio nazionale, in attesa d’essere distribuite. Tuttavia, i dispositivi sequestrati, sono soltanto ciò che rimane di 250 milioni di mascherine, in parte già smistate e utilizzate in varie regioni. La procura del tribunale di Gorizia, inoltre, ha disposto la perquisizione degli uffici dell’Agenzia Nazionale per l’attrazione degli Investimenti e lo sviluppo d’Impresa (Invitalia) di Roma, dov'è conservata tutta la documentazione relativa al materiale sequestrato.

L'indagine è stata avviata nel mese di febbraio, quando sono stati individuati e sequestrati più di un milione e mezzo di dispositivi di protezione individuale non a norma in Friuli-Venezia Giulia. Il materiale sequestrato era stato dato in uso al personale medico locale, nonostante le difformità rispetto alle normative Covid-19 vigenti, e ritenuto dunque pericoloso. 

Dalle analisi di laboratorio disposte dagli inquirenti è emerso che il coefficiente di penetrazione delle mascherine è superiore agli standard previsti, esponendo a gravi rischi chi le indossa. In alcuni casi, la capacità filtrante è risultata essere addirittura dieci volte inferiore rispetto a quanto dichiarato.

Ora, le fiamme gialle stanno procedendo ad acquisire tutta la documentazione e i dati informatici presso Invitalia, disponendo la perquisizione di uffici e personale. In particolare, come si legge nel decreto, dovranno essere esaminati i documenti relativi «agli aspetti sia procedurali che contrattuali» degli accordi presi con i fornitori delle mascherine; la documentazione che attesta la conformità di queste ultime e la loro sicurezza; i verbali relitivi alle verifiche fatte dal Comitato tecnico scientifico; e la documentazione contabile, extracontabile e bancaria relativa ai pagamenti eseguiti in base agli accordi presi con i fornitori. 

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