Gli attivisti chiedono «l’immediato blocco degli sfratti e un incontro con tutte le istituzioni», perché l’emergenza abitativa è un problema che «non può essere affrontato in termini di ordine pubblico con operazioni muscolari»
«Con tanta rabbia e con le lacrime agli occhi abbiamo dovuto assistere alla scena che a malincuore abbiamo condiviso sul nostro profilo social: una donna umiliata, trascinata a braccio fuori da casa sua, presa in giro dicendolo che andrà tutto bene». I residenti di Quarticciolo, quartiere nella periferia sud est di Roma, accompagnano con queste parole i video che mostrano le immagini dei due sgomberi. Entrambi avvenuti nella mattina del 9 ottobre davanti a un ingente dispiegamento di forze dell’ordine «che non si sono limitate a sgomberare la signora» denuncia Marika durante la conferenza stampa indetta subito dopo, «ci hanno anche guardato in faccia e riso. Ci passano davanti e sputano, perché noi siamo la feccia dell’umanità».
Ad essere state sgomberate dalle case in cui vivevano dagli anni Novanta sono state due donne in assoluta condizione di fragilità: una con i figli minori – non presente nell’abitazione – e una disabile che in casa viveva con il marito, portata in ambulanza al Policlinico Umberto I. Per loro Ater, l’Azienda territoriale per l'edilizia residenziale del comune di Roma, e le forze dell’ordine non hanno proposto nessuna soluzione alternativa se non quella di una casa famiglia.
Una soluzione che, come sottolinea Michele del comitato di quartiere, «le persone rifiutano al 99 per cento, perché implica di separarsi dai propri nuclei familiari e di condurre una vita in situazioni non dignitose». Entrambe le donne sono senza lavoro e quindi prive di ogni tipo di sostentamento. «Ater», continua Michele, «ha fatto diverse sanatorie, l’ultima è del 2020, ma le persone non ricevano mai una regolarizzazione mentre continuano a pagare dei prezzi altissimi. Le case non ricevono nessuna manutenzione. L’ente pubblico che le gestisce si fa vedere solo per mostrare che il problema sono gli abitanti abusivi, quando qui ci sono decine di case vuote che non vengono assegnate perché sono inagibili».
Quarticciolo fa parte dei sei quartieri, definiti ad alta vulnerabilità, che il governo ha individuato come destinatari del “modello Caivano”, ma «dopo mesi di commissariamento», denunciano gli attivisti, «possiamo dire che lo spaccio nel quartiere non è diminuito di una virgola e che l'insicurezza è aumentata».
Le forze dell’ordine arrivano per le «operazioni sulle piazze di spiaccio, come hanno sempre fatto» e, continuano gli attivisti «l’unico effetto tangibile che produce questo meccanismo è aver reso la borgata un luogo ancora più isolato, dove nessuno da fuori si sogna di mettere piede, se non per cercare tutto quello che il resto della città non vuole sotto casa», riferendosi al crack. Negli ultimi anni, infatti, Quarticciolo, si è trasformato in una delle maggiori piazze di spaccio romane dove, spesso, vengono coinvolti anche minori non accompagnati.
Un problema che residenti e attivisti di Quarticciolo ribelle non hanno mai negato, ma che hanno sempre chiesto di affrontare aumentando i servizi. «La lotta delle realtà del quartiere, dal comitato alla palestra popolare», racconta Michele «è riuscita a ottenere che nella lista degli interventi legati ai fondi del decreto Caivano fossero presi in considerazione i bisogni del territorio, peccato che fino a ora non è accaduto nulla». L’unico sforzo, continua a sottolineare il comitato di quartiere, lo fanno gli abitanti grazie ai tanti progetti realizzati, dall’ambulatorio popolare al dopo scuola. «Siamo scesi in piazza anche dieci giorni fa, il 27 settembre», continua Michele «durante il festival organizzato con Momo edizioni e che ha visto partecipare anche Valerio Mastandrea, Zerocalcare ed Elodie, che con noi hanno parlato di cosa vuol dire vivere nelle periferie».
Prima ancora a Quarticciolo era arrivato anche il premio Nobel Giorgio Parisi per incontrare i bambini del dopo scuola di quartiere, una delle attività che potrebbero essere chiuse dal decreto Caivano. «Siamo i primi a volere che il quartiere cambi davvero», sottolinea Michele, «le persone sono stanche di aspettare e di ricevere dalle istituzioni solo repressione e lettere di messa in morosità, come quelle che sono arrivate durante l’estate». Quello che chiedono ora abitanti e attivisti è «l’immediato blocco degli sfratti e un incontro con Ater, la prefettura e tutte le istituzioni per affrontare la questione abitativa di Quarticciolo». Un problema che non può essere «affrontato in termini di ordine pubblico con operazioni muscolari, invasioni del quartiere come fosse un campo di battaglia».
A sostegno delle richieste degli abitanti è arrivata una nota di Mauro Coldagelli segretario di Sinistra italiana Roma e area metropolitana, e i co portavoce di Europa verde Roma, Valerio Zaratti e Marta Bevilacqua, e il segretario di Sinistra italiana Roma e area metropolitana. «Sgomberi e sfratti continuano a rappresentare una piaga nella nostra città», scrivono, «mentre il governo Meloni cancella ogni forma strumento di welfare e fondo destinato agli inquilini in difficoltà e a chi si trova in una condizione di emergenza abitativa, dalle città dove il centrosinistra governa deve arrivare un messaggio chiaro: sfratti zero, nessuno deve finire in mezzo a una strada senza una soluzione alternativa».
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