Parte dal Texas la crociata contro la “sorveglianza di massa” attraverso le smart tv, quelle connesse a Internet. Il procuratore generale Ken Paxton ha deciso di avviare un procedimento legale, di fare causa in sostanza, a ben cinque produttori – i più importanti al mondo, e probabilmente non a caso tutti asiatici, a volere fare una lettura nell’alveo della guerra dei dazi e soprattutto di quella che si combatte per il predominio tecnologico.

Nel mirino sono finiti la nipponica Sony, le sudcoreane Samsung e Lg e le cinesi Hisense e Tcl Technology Group Corporation accusate di raccolta dei dati dei telespettatori a scopi “illeciti”, ossia per fare business attraverso la pubblicità e nel peggiore dei casi per trasferirli ad altre aziende. Il tutto senza il consenso da parte degli utenti che sono di fatto totalmente inconsapevoli su come i propri dati vengano trattati e a quali scopi.

Un fenomeno sottovalutato, solo in Italia 22,5 milioni di smart tv

Se è vero che la questione “politica” ha inevitabilmente il suo peso nella vicenda in questione, il tema della “raccolta dati” attraverso le tv connesse è già stato sollevato a più riprese e da più parti nel corso degli anni ma senza sortire risultati in termini di provvedimenti regolatori o azioni di altro tipo per venirne a capo.

Un evidente sottovalutazione del fenomeno, considerato che a livello mondiale in 665 milioni di abitazioni è presente almeno una smart tv, cifra destinata a superare il miliardo nel 2026 (in Italia il numero di smart tv ha raggiunto i 22,5 milioni).

La tecnologia Acr

Nel mirino del procuratore texano c’è finita la cosiddetta tecnologia Acr (Automated content recognition) per il riconoscimento automatico dei contenuti. «In parole povere l'Acr è un invasore digitale invisibile e indesiderato – scrive il procuratore Paxton nella nota che annuncia la chiamata in causa delle cinque aziende -. Questo software è in grado di catturare screenshot dello schermo televisivo di un utente ogni 500 millisecondi, monitorare l'attività di visualizzazione in tempo reale e trasmettere tali informazioni all'azienda senza che l'utente ne sia a conoscenza o abbia dato il proprio consenso. Le aziende vendono quindi tali informazioni per indirizzare annunci pubblicitari su diverse piattaforme, ottenendo così un profitto. E questa tecnologia mette a rischio la privacy e le informazioni sensibili degli utenti, come password, dati bancari e altre informazioni personali».

Accuse pesanti e il procuratore ce l’ha in particolare con le aziende «legate al Partito comunista cinese». E a tal proposito è già stata emessa un'ordinanza restrittiva temporanea, la prima nel suo genere, nei confronti della cinese Hisense che non potrà nell’ordine raccogliere, utilizzare, vendere, condividere, divulgare o trasferire i dati personali degli utenti texani tramite la tecnologia Acr poiché «il Partito comunista cinese ha accesso a tutti i dati Acr raccolti». 

«I giorni in cui le aziende tecnologiche cinesi spiano le televisioni degli americani sono finiti», minaccia Paxton. «Questa ordinanza è una grande vittoria per i diritti alla privacy. Che questo sia un avvertimento per tutte le altre aziende che vogliono rubare illegalmente i dati degli americani: ci saranno conseguenze per la loro attività illecita e immorale».

Come disattivare il “controllo”

Lo scorso ottobre Consumer Reports, la più grande organizzazione no profit al mondo che si occupa di testare prodotti, ha effettuato un’approfondita indagine sulle smart tv accendendo i riflettori sui dati raccolti dalle app di streaming nonché dai produttori tv – da informazioni sulla geolocalizzazione a quelle sulle preferenze. E non è escluso che le app acquisiscano dati “vocali” quando si usa il microfono per le ricerche. Tutte informazioni che raccolte e analizzate possono dire molto su abitudini e gusti, a tutto vantaggio delle attività di marketing e pubblicità.

«Abbiamo scoperto che non è possibile interrompere completamente la raccolta dati, ma è possibile ridurre le intrusioni disattivando la tecnologia di riconoscimento automatico dei contenuti Acr», sottolinea Consumer Reports.

Ma non è facile perché spesso già nella fase di configurazione della tv è necessario accettare le policy relative alla privacy per poter procedere con l’attivazione di una serie di funzionalità. A tal proposito Conumer Reports ha creato una guida per disattivare l’Acr su una serie di smart tv.

© Riproduzione riservata