Nel mirino le piattaforme AI Overview e AI Mode e anche il sistema di addestramento per i video caricati su YouTube. In ballo la remunerazione delle opere e la concorrenza di mercato. Per la Fieg Google è un “traffic killer”
Google sta utilizzando i contenuti degli editori per generare le risposte da poche righe in testa all’home page del motore, quelle generate attraverso il sistema di intelligenza artificiale AI Overview? Sta sfruttando i contenuti giornalistici anche per AI Mode, il chatbot utilizzato per effettuare ricerche più approfondite? E, ancora, sta usando i contenuti video caricati su YouTube per addestrare i suoi modelli di AI generativa? La Commissione europea ha deciso di avviare un’indagine per vederci chiaro, indagine che fa seguito a quella annunciata a metà novembre relativa al “declassamento” dei contenuti commerciali degli editori sul motore di ricerca.
AI Overview sfrutterebbe i contenuti giornalistici
In ballo c’è in primis il futuro dell’editoria: già da mesi è scattato l’allarme, a livello mondiale, sul drastico calo del traffico online dei media a seguito del debutto di chatbot e piattaforme di intelligenza artificiale. E nel caso specifico di Google – il motore di ricerca più utilizzato dagli utenti – l’Europa vuole verificare se l’azienda stia sfruttando i contenuti di editori e creator senza un’adeguata remunerazione e senza peraltro la possibilità di opporsi all’uso dei contenuti stessi a meno di non vedersi esclusi da Google Search.
E in ballo c’è anche la competizione nel mercato dell’intelligenza artificiale: riguardo in particolare ai video caricati su YouTube i creators hanno l'obbligo di concedere a Google l'autorizzazione a utilizzare i propri dati per diversi scopi, incluso l'addestramento di modelli di intelligenza artificiale generativa. E allo stesso tempo, le policy impediscono agli sviluppatori di modelli di intelligenza artificiale concorrenti di utilizzare i contenuti di YouTube per addestrare i propri modelli.
«L'intelligenza artificiale sta apportando notevoli innovazioni e numerosi vantaggi per cittadini e aziende in tutta Europa, ma questo progresso non può avvenire a scapito dei principi fondamentali delle nostre società. Per questo motivo stiamo indagando per verificare se Google abbia imposto termini e condizioni iniqui a editori e creatori di contenuti, svantaggiando al contempo gli sviluppatori di modelli di intelligenza artificiale concorrenti, in violazione delle norme Ue sulla concorrenza» commenta la commissaria europea alla Transizione Teresa Ribera.
Ma secondo Google «si rischia di soffocare l'innovazione in un mercato più competitivo che mai. Gli europei meritano di beneficiare delle tecnologie più recenti e continueremo a collaborare strettamente con i settori dell'informazione e della creatività nella transizione verso l'era dell'intelligenza artificiale».
La battaglia degli editori italiani
Gli editori italiani sono stati fra i primi a sollevare la questione, balzando persino agli onori della cronaca internazionale: a metà ottobre la Fieg (Federazione Italiana Editori Giornali) ha presentato un reclamo formale all’Agcom, nel suo ruolo di Coordinatore nazionale dei servizi digitali, contro il servizio “AI Overviews” di Google.
E un’analoga azione è stata promossa dall’Enpa (European Newspaper Publishers' Association) con l’obiettivo comune e condiviso di ottenere l’apertura di un procedimento da parte della Commissione europea. «Con l’introduzione di AI Overviews in Italia, e ancor più di recente della sua funzione AI Mode, Google viola alcune disposizioni fondamentali del Dsa (Digital Services Act, la legge Ue sui servizi digitali, ndr), con effetti pregiudizievoli sugli utenti, i consumatori e le imprese italiane» ha dichiarato in una nota la Fieg al momento della presentazione del reclamo Agcom definendo Google «un traffic killer».
E appena qualche giorno fa la Fieg ha rincarato la dose sottolineando che «le big tech aggregano e sfruttano economicamente i contenuti informativi e creativi prodotti dagli editori senza riconoscere – se non molto marginalmente – i diritti d’autore. Offrono servizi digitali a titolo gratuito in diretta competizione con le fonti originali, ricevendo in cambio dati personali che sfruttano per trattenere la gran parte dei ricavi pubblicitari, indebolendo così la sostenibilità finanziaria di chi si fa carico dei costi della produzione originale. Inoltre, utilizzano algoritmi non trasparenti, che pongono gli editori in una posizione di dipendenza, limitandone la capacità di raggiungere direttamente i cittadini e compromettendo, di fatto, il principio di libertà di impresa nel settore».
Di qui l’appello a governo e parlamento «a delineare con urgenza politiche e normative per riequilibrare il mercato e garantire un futuro al valore economico, sociale e culturale dell’impresa editoriale italiana, presidio insostituibile della nostra democrazia e della libertà di informazione».
La linea bipartisan
Il 21 novembre il Movimento 5 stelle aveva presentato un’interrogazione alla Commissione europea sullo strapotere di AI Overview: «Gli editori lamentano un calo significativo dei clic verso fonti esterne dai motori di ricerca fino al 30 per cento e un aumento delle ricerche zero-click negli ultimi sei mesi» dichiarano in una nota congiunta gli europarlamentari del Movimento Mario Furore e Gaetano Pedullà. «AI Overviews è una pratica palesemente scorretta che utilizza indebitamente i contenuti degli editori italiani ed europei attraverso l’uso dell’Ia. Aspettiamo fiduciosi l’esito di questa indagine e la Commissione presenti al parlamento europeo una proposta legislativa per regolamentare questa nuova estensione dell’intelligenza artificiale».
Il presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri, da anni convinto della necessità di arginare lo strapotere delle big tech sostiene che «questi colossi non possono continuare a saccheggiare impunemente qualsiasi contenuto digitale, alterando il mercato e godendo, di fatto, di una immunità fiscale. Andiamo avanti determinati per bloccare il predominio di questi giganti della rete».
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