Il decreto che estende l’obbligo di green pass a tutte le categorie di lavoratori introduce anche alcune novità per quanto riguarda i tamponi, la cui presentazione resta una delle modalità per ottenere il certificato verde (oltre alla vaccinazione e all’attestato di guarigione dal Covid-19). I test antigenici rapidi mantengono una validità di 48 ore, mentre i tamponi molecolari – considerati più affidabili – varranno un giorno in più.

La proposta di allungare a 72 ore la validità del tampone era stata avanzata da alcune regioni durante la cabina di regia di giovedì. La misura è stata sostenuta in Consiglio dei ministri dal titolare dello Sviluppo economico, il leghista Giancarlo Giorgetti. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha poi fatto sapere che il governo ha dato parere favorevole a un emendamento in tal senso.

Il governo Draghi ha deciso che i tamponi resteranno a pagamento, anche se a prezzo calmierato fino al 31 dicembre. Il costo sarà di 15 euro per gli adulti e di 8 euro per i minori. Saranno invece gratuiti per quei lavoratori che, per comprovati motivi di salute, non possono vaccinarsi. Il nuovo decreto porterà a un incremento delle farmacie che praticano i prezzi calmierati: attualmente ogni farmacia può stabilire il costo che ritiene adeguato, con cifre che variano tra i 20 e i 40 euro a tampone.

Lo scontro con i sindacati

La proposta di rendere gratuiti i tamponi per i lavoratori che non vogliono vaccinarsi, avanzata da Cgil, Cisl e Uil, è stata invece respinta dal governo. «Una richiesta inopportuna», l’ha definita il presidente del Consiglio nell’incontro con i sindacati di mercoledì pomeriggio. A chiedere tamponi gratuiti per tutti erano anche Matteo Salvini (che si è distinto dai governatori leghisti) e Giorgia Meloni, già schierati contro l’estensione del green pass.

«Avevamo chiesto di valutare la possibilità di renderli gratuiti almeno in via temporanea, sino alla fine dell’anno, ma il governo non ci ha dato ascolto», ha spiegato Maurizio Landini. Per il segretario della Cgil «le persone non devono pagare per andare a lavorare». Il concetto è stato ribadito dal numero uno della Uil, Pierpaolo Bombardieri: «Non si può scaricare sui lavoratori il costo della sicurezza sul lavoro».

Secondo Draghi e la maggior parte dei ministri, a partire da Speranza e Brunetta, la gratuità del test contraddice l’essenza stessa del certificato verde: azzerare il costo dei tamponi ridurrebbe l’incentivo alla vaccinazione costituito dal green pass. Tanto più in un momento in cui «il fattore tempo è determinante» perché mancano meno di due mesi all’inverno.

Negli altri paesi

Non tutti i paesi europei stanno seguendo l’esempio italiano. In Francia i tamponi sono gratuiti per i residenti, che devono presentare la prescrizione medica e la tessera sanitaria.

Dopo l’annuncio del presidente francese, Emmanuel Macron, che a metà estate aveva promesso tamponi molecolari gratis per i viaggiatori stranieri, la Francia ha fatto dietrofront, rendendoli a pagamento per i turisti. I tamponi sono gratuiti anche nel Regno Unito, con un kit che si può ordinare sul sito del governo e viene consegnato a casa nel giro di tre giorni.

In Spagna i test sono gratuiti negli ospedali per i cittadini spagnoli che presentano sintomi. In alternativa ci si può rivolgere a cliniche private, dove il costo del tampone è intorno ai 40 euro. In Belgio i residenti che non sono stati ancora completamente vaccinati hanno diritto a due tamponi molecolari gratuiti.

Sono pochi però gli stati dove i test Covid sono gratuiti per tutti, residenti e stranieri: tra questi la Danimarca, dove per il tampone rapido non occorre prenotazione, mentre per quello molecolare serve registrarsi sulla piattaforma nazionale.

In questi casi, si segue una logica diversa da quella sostenuta da Draghi. In una fase in cui vigono molte limitazioni e l’ingresso nei locali pubblici è consentito solo con vaccinazione o tampone, molti governi mirano a non esacerbare gli animi e pongono la mano a chi non è vaccinato, mantenendo i tamponi gratuiti.

In un paese come la Francia, che deve fare i conti con il movimento No-vax più agguerrito d’Europa, si teme che una linea troppo dura potrebbe radicalizzare ancora più i contrari al vaccino e creare ulteriori tensioni.

Germania e Grecia

Il modello francese, attento alla gestione del dissenso e alle libertà individuali, può rivelarsi controproducente, finendo per indebolire la «spinta gentile» del pass vaccinale. Lo si è capito in Germania, dove la cancelliera Angela Merkel ha eliminato la possibilità di sottoporsi a tamponi gratuiti per chi rifiuta di vaccinarsi.

Il provvedimento, in vigore dall’11 ottobre, ha incassato il placet della maggioranza di governo e le critiche dell’opposizione. «Invece di mettere in discussione misure collaudate come i test gratuiti, governo e Länder dovrebbero migliorare ciò che fa davvero la differenza, cioè mettere il turbo alle vaccinazioni», ha detto Susanne Hennig-Wellsow, copresidente di Die Linke.

Ancora più emblematica è la parabola della Grecia, dove i tamponi – gratuiti sino a fine agosto – sono stati messi a pagamento per spingere le vaccinazioni, al di sotto della media europea.

Oggi la Grecia è uno degli stati con più restrizioni dell’Ue, incluso l’obbligo di un doppio tampone settimanale per i lavoratori non vaccinati. Nel paese le infezioni hanno raggiunto un nuovo record e solo il 53 per cento della popolazione è vaccinato con due dosi, mentre il tasso medio europeo è di poco superiore al 60 per cento.

Le nuove misure, entrate in vigore il 13 settembre, si fermano un passo prima dell’obbligo vaccinale ma mettono fine ai test gratuiti e obbligano i non vaccinati a testarsi una o due volte alla settimana, a seconda del loro impiego. Il tampone ha un costo di 10 euro, a carico dei cittadini; i test gratuiti rimangono per chi si è già vaccinato.

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