Dopo i fatti di Francia e Bruxelles la tensione è altissima in tutta Europa. Lo dimostrano anche gli arresti di questa mattina a Milano dove due cittadini di origini egiziane sono stati portati in carcere con accuse di partecipazione ad associazione con finalità di terrorismo e istigazione a delinquere con finalità di terrorismo. Non ci sono prove su una loro pianificazione di attentati in Italia, ma portavano avanti attività di propaganda in favore dello Stato islamico. Classe 1974 e 1978, il primo è arrivato in Italia nel 2008 il secondo nel 2001 e aveva ottenuto anche la cittadinanza italiana. Residenti a Monza e a Sesto San Giovanni sono entrambi lavoratori edili e si conoscevano da tempo.

L’indagine

L’inchiesta è iniziata nell’agosto del 2021. All’operazione hanno partecipato diversi comparti delle forze dell’ordine: dalla Digos di Milano, al centro operativo per la sicurezza cibernetica di Perugia, alla Polizia postale.

Secondo quanto scritto dal procuratore capo di Milano, Marcello Viola, i due egiziani erano «estremamente attivi nella propaganda e nel proselitismo digitali per conto dell'Isis, mettendosi a disposizione dell'organizzazione terroristica e finanziando cause di sostegno» dell’Isis al quale «avrebbero prestato giuramento di appartenenza e di fedeltà».

«I gruppi sono costituiti da circa 250 utenti, registrati sulla piattaforma attraverso numerazioni telefoniche in prevalenza di gestori siriani, iracheni, afgani e più in generale del nord africa, ma anche europei (inglesi, francesi, svedesi e altri)» si legge nelle carte dell’inchiesta. I contenuti propagandistici miravano anche all’esaltazione di azioni armate, come quelle avvenute in Francia e in Belgio negli ultimi giorni. 

Finanziamenti esteri

All’attività di propaganda i due hanno anche inviato finanziamenti a cittadini di origine siriana presenti in Turchia, Egitto e Libano, e ad altre persone presenti in Yemen e Palestina. I soldi sarebbero andati a finire anche nelle mani di un cittadino siriano classe 1996 che secondo i servizi di sicurezza statunitensi è un membro dello Stato islamico residente nella provincia di Idlib. Il giovane è coinvolto nell’attività di assistenza finanziaria per le vedove e le mogli dei miliziani dell’Isis che si trovano rinchiuse nel campo profughi di al Hol in Siria. Tramite persone terze ha chiesto a uno dei due egiziani una donazione di 200 euro da dare alle vedove. Una cifra che può sembrare bassa ma che in realtà è significativa visto che l’arrestato in alcune intercettazioni ammetteva di trovarsi in condizioni di difficoltà economica.

Non è ancora chiaro se i 200 euro siano stati effettivamente inviati o si sia trattato di una falsa promessa. Ma per gli inquirenti «, è comunque circostanza rilevante sotto il profilo della volontà dell’indagato di mettersi a disposizione della causa». In totale sono stati tracciati pagamenti per circa quattro mila euro.

Durante la conferenza stampa il procuratore Viola ha detto che i due nella loro attività di proselitismo anche fatto riferimento all’attuale situazione internazionale e al conflitto tra Hamas e Israele. 
I due avevano anche una «indubbia conoscenza di armi e del loro uso».

Dal capo della Farnesina Tajani al vicepremier Matteo Salvini sono arrivati messaggi di soddisfazione per il lavoro svolto dalle forze dell’ordine. Ma l’allerta terrorismo rimane molto alta. Secondo il Viminale, sono 28.707 gli obiettivi considerati a rischio attentati sull’intero territorio nazionale. Di questi, 205 sono riferibili al mondo ebraico e allo stato d’Israele. Sono per lo più luoghi diplomatici o religiosi.

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