League of the Mighty, Lega dei Potenti. Il nome scelto per il campionato di calcio per amputati ucraino da una parte evoca la forza di chi vi gioca, issandosi sulle stampelle e combattendo con il dolore al moncone, soprattutto in assenza di protesi, dall’altra la retorica della guerra che, purtroppo, accomuna vittime e carnefici, perché quando scoppia prende tutti, come cantava Fabrizio De André, e non risparmia le parole, che spesso sono le prime a essere violentate.

Prima dell’invasione russa, febbraio 2022, i calciatori amputati registrati in Ucraina erano una decina, adesso se ne contano 170, circa il 15% di tutta l’Europa. Le persone che hanno perso un arto a causa della guerra sarebbero 50mila circa (fonte: The Guardian), 100mila secondo Andriy Shevchenko, presidente della Federcalcio ucraina, e secondo il sito della Mighty League, 150mila secondo le stime del Superhumans Center, clinica specializzata per il trattamento e la riabilitazione delle vittime di guerra di Vynnyky.

un popolo che cerca di resistere in ogni modo

Kostantyn Moskal, con un lungo servizio nell’esercito alle spalle, è uno di questi, dopo avere perso la gamba sinistra su una mina, poco dopo il turno di guardia, e adesso gioca per l’FK Khrestonostsi. Questa insieme ad altre due ha disputato la First League, mentre le prime cinque che compaiono nel sito ufficiale della lega – tra cui l’MSC Dnipro e lo Shakhtar Stalevi – si sono contese la Super League, entrambe svoltesi a gennaio, in due giorni di partite. Entro la fine dell’anno, come ha scritto in un post Shevchenko annunciando l’evento, diciotto club daranno vita al primo campionato per amputati ucraino.

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Moskal, originario di Luhans’k, capoluogo dell’omonimo oblast’, ha subito due operazioni e un lungo periodo di riabilitazione, scoprendo il calcio per amputati con un annuncio sui social media: l’FK Khrestonostsi – i Crociati, tanto per non farsi mancare un’altra dose di retorica bellicista – cercava nuove “reclute”. Tanto che è stato Ihor Lytvynenko, ex calciatore paralimpico e allenatore del club, ad andarlo a prendere di persona al centro di riabilitazione.

Una velocità capace di bypassare sia l’amore di Kostantyn per la boxe che i dubbi di amici e familiari i quali, però, hanno preferito lasciarlo sereno nel decidere. Perché è ovvio che tutto questo a che fare con la guerra, con ciò che provoca alle persone, con l’istinto di sopravvivenza e con un popolo che cerca di resistere in ogni modo possibile: «Si tratta di un ritorno emotivo, di aiutarli a ritrovare la voglia di vivere – afferma Bohdan Melnyk, uno dei responsabili dello sviluppo del campionato –. In alcuni casi stanno facendo qualcosa che non erano in grado di fare prima dei ferimenti. La cosa fondamentale è che non escludiamo nessuno dalle squadre. Se vuoi giocare, vieni all’allenamento. Tutti possono provarci e ci incoraggeremo sempre a vicenda».

In pratica il calcio per amputati come possibile cura, tre le altre cose, del Disturbo Post-Traumatico da Stress (DPTS), un disturbo psicologico che può svilupparsi dopo aver vissuto o assistito a un evento traumatico, come incidenti, disastri naturali, violenza o combattimenti.

Le squadre per bambini

L’FC Pokrova AMP, una delle cinque della Super League, le fondatrici di questo movimento, è la squadra che è stata capace di fissare standard di alto livello per il calcio per amputati in Ucraina, tanto da essere stata presa ad esempio dalla federazione. L’FC Pokrova AMP è stato anche ammesso all’Ekstraklasa polacco per amputati, con una rosa capace di schierare due squadre, staff tecnico e tifosi che cantano al ritmo dei tamburi. Per giocare con questa maglia ci sono calciatori che si fanno undici ore di macchina da Odessa, nonostante il locale FC Octopus AMP, e da Mykolaiv, usufruendo di un rimborso spese.

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Della formazione fa parte David, soldato colombiano che è partito da Barranquilla per combattere per l’Ucraina, pure lui vittima di una mina, e Andriy Mandryk, amputato dopo essere stato ferito vicino al fronte, che ha subito venticinque interventi chirurgici: «È arrivato e riusciva a malapena a camminare con le stampelle: aveva con sé la figlia di tre anni e aveva paura di cadere, soprattutto davanti a lei. Poi ho preso la palla, l’ho calciata verso la bambina e le ho detto di passarla al padre. Hanno iniziato a giocare tra loro, ed è così che l’ho visto sorridere per la prima volta dopo il ferimento. Ora è l’anima del gruppo ed è una persona completamente diversa», racconta un dirigente del club.

Nel calcio per amputati ucraino al momento c’è solo una squadra femminile, il Maximum di Cherkasy, mentre Dnipro, Pokrova e Shakhtar hanno anche quelle per i bambini, perché la guerra, da sempre, non la fanno solo i militari, ma anche i civili.

La vittoria nella First League dell’FK Khrestonostsi per Kostantyn Moskal è stata un momento particolare, da una parte la gioia per la vittoria e la nuova vita che lo attende con la moglie Alina, dall’altra il pensiero ai compagni che stanno ancora combattendo e l’incubo della guerra e delle mine. Nel mezzo il calcio come possibile strumento di redenzione.

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