I diplomatici turchi puntano a risolvere la crisi del grano bloccato nei porti ucraini questa settimana, quando mercoledì il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov incontrerà la sua controparte turca. I porti dell’Ucraina sono bloccati dall’inizio dell’invasione e decine di milioni di tonnellate di cereali stanno lentamente marcendo nei magazzini.

La speranza dei diplomatici è quello di raggiungere un accordo per consentire l’imbarco del grano ucraino nei porti del paese senza interferenze da parte della marina militare russa. Gli ostacoli all’accordo, però, sono numerosi e gli ucraini rimangono scettici sulle intenzioni della Russia.

La questione

Ci sono circa 20 milioni di tonnellate di grano attualmente bloccate nei magazzini sparsi per l’Ucraina ed entro la fine dell’anno la quantità totale di raccolto potrebbe arrivare fino a 30 milioni di tonnellate. In circostanze normali questo grano verrebbe esportato via mare dai porti di Odessa, Mikolayev e Mariupol. Ma con la guerra, il blocco navale e l’occupazione di numerosi porti, la rotta via mare non è più praticabile e l’Ucraina, sostiene il suo governo, non ha sufficienti infrastrutture terrestri per esportare il grano accumulato per altre vie prima che marcisca.

L’assenza di questo grano dai mercati internazionali sta causando un’impennata dei prezzi che minaccia la sicurezza alimentare di numerosi paesi africani, del Medio Oriente e dell’Asia. Da settimane, le Nazioni unite e numerosi paesi, tra cui anche l’Italia, stanno trattando con Ucraina e Russia per trovare un accordo che consenta la ripresa delle esportazioni, fino ad oggi senza grandi successi.

Cosa blocca le navi?

Riaprire i porti ucraini non è semplice. Il primo grosso problema è che il Mar Nero è attualmente un teatro di guerra attivo, come dimostra l’affondamento dell’incrociatore russo Moskva un mese fa e i continui bombardamenti sui porti ucraini e su quelli occupati dai russi.

La settimana scorsa, il Cremlino ha fatto una significativa apertura, annunciando di essere disposto a impegnarsi a non attaccare le rotte marittime che conducono ai porti ucraini. Ma le rassicurazioni russe nono sufficienti per gli armatori internazionali che dovrebbero inviare le loro navi nel Mar Nero, né per le compagnie che dovrebbero assicurarle. Non sono sufficienti nemmeno per il governo ucraino, come ha sottolineato il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba.

Per questa ragione, le trattative in corso prevedono di dare alle navi mercantili un qualche tipo di protezione militare. La scorta potrebbe essere fornita dalla marina della Turchia, un paese che ha buone relazioni sia con la Russia che con l’Ucraina. Alla scorta si aggiungerebbe un meccanismo di monitoraggio delle spedizioni, coordinato dalle Nazioni unite e con la partecipazioni di delegazioni ucraine e russe. Questo è il piano su cui i delegati russi e turchi hanno già raggiunto un parziale accordo

I problemi

Restano però diversi problemi sul tavolo. La Russia ad esempio chiede la revisione di alcune sanzioni che colpiscono le assicurazioni, visto che si tratta di un settore potenzialmente coinvolto nelle spedizioni marittime. Più in generale, il governo russo e lo stesso presidente Putin hanno più volte detto che attenuando le sanzioni, la produzione di grano della Russia (che è l’unico paese al mondo che produce più cereali dell’Ucraina) potrebbe scongiurare la crisi alimentare.

Ma Europa e Stati Uniti, al momento, non sono disposti a rivedere le sanzioni e questa strada sembra quindi preclusa. Rimane poco chiaro se il Cremlino sia disposto a consentire l’esportazione del grano ucraino in assenza di contropartite sulle sanzioni. I diplomatici americani, in particolare, sono molto scettici sulla possibilità che la Russia faccia concessioni senza avere nulla in cambio.

Anche se la Russia dovesse dare il via libera, resta comunque il problema del consenso ucraino. Il presidente Volodymyr Zelensky ha sottolineato di non essere stato coinvolto fino a questo momento nel dialogo tra Russia e Turchia. Più in generale, la diplomazia ucraina rimane scettica sulle intenzioni russe.

Proprio oggi, Zelensky ha respinto l’offerta del presidente bielorusso Alexander Lukashenko, che si era offerto di far passare il grano ucraino sul suo territorio. L’offerta era sembrata poco solida fin dall’inizio, visto che l’Ucraina non avrebbe in ogni caso le infrastrutture necessarie a esportare il grano via terra le Bielorussia non ha accessi al mare da offrire. In ogni caso, Zelensky ha ufficialmente declinato l’offerta.

Rimane l’opzione di riaprire i porti, ma tra le questioni irrisolte di questra strada c’è quella dello sminamento delle vie d’accesso. I russi hanno già fatto sapere di essere disposti a rimuovere loro mine navali che hanno disposto, ma hanno sottolineato che i porti sono bloccati anche dagli ordigni sistemati dagli stessi ucraini. Queste mine servono a bloccare eventuali attacchi di sorpresa russi e gli ucraini hanno fatto sapere che la promessa russa di non attaccare i porti non è sufficiente a convincerli a rimuovere questa importante linea di difesa.

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