- Tutto era già scritto. Le prove schiaccianti, le carte che “cantavano”. E così, dopo un processo eccessivamente lungo, è arrivata la conferma giudiziaria: Antonello Montante è stato condannato dalla Corte d’appello di Caltanissetta a otto anni, con rito abbreviato, praticamente lo sconto di un terzo della pena.
- Una catena di connivenze dentro e fuori le istituzioni, dossieraggi contro gli avversari, lettere anonime, incursioni dentro la banca dati del Viminale, esposti all’autorità giudiziaria come vendette trasversali. Per intimidire, piegare ai voleri della consorteria.
- Si conclude un processo d’appello decisamente troppo lungo rispetto al primo grado e anche in assoluto, due anni e mezzo. Dodici mesi se ne sono andati per la sospensione dell’attività giudiziaria a causa del Covid e per i certificati medici sfornati a raffica dall'imputato, gli altri diciotto mesi per le udienze che hanno doppiato quelle di primo grado. Processo a tratti assai anomalo.
Tutto era già scritto. Le prove schiaccianti, le carte che “cantavano”. E così, dopo un processo eccessivamente lungo, è arrivata la conferma giudiziaria (i fatti d’altronde erano quelli che erano e ogni altra decisione sarebbe apparsa quanto meno stramba) che è stato un «ricattatore seriale», un personaggio che «non solo gestiva il potere ma il potere lo creava», l’esponente più in vista di una “mafia trasparente” che ha tenuto in scacco la Sicilia per una decina di anni e che ha potuto contar



