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È vero che rende più facile sottoscrivere, ma servono mesi per costruire la struttura digitale sul sito, ogni firma costa un euro e vanno ottenuti i certificati elettorali. Per questo i promotori chiedono tempo fino al 31 ottobre.
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Il percorso per attivare il tutto è tutt’altro che rapido: «Servono specifiche competenze tecniche e la procedura complessa, dunque servono normalmente un paio di mesi», spiega Gianni Sandrucci, amministratore delegato di itAgile.
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Dopo aver costruito l’infrastruttura e ottenuto le firme, per i promotori le fatiche non sono finite: secondo la legge del 1970 che disciplina il referendum, ad ogni firma – fisica o digitale – va associato il certificato elettorale che si ottiene presso i comuni.
Quando, il 20 luglio scorso, il deputato di Più Europa Riccardo Magi è riuscito a far approvare nel ddl Semplificazioni l’emendamento che introduce lo Spid come metodo di sottoscrizione del referendum, nessuno ne immaginava l’effetto. Il risultato è stato quello di mettere le ali prima al quesito referendario sull’eutanasia - che ha raccolto ottantamila firme il primo giorno, centomila il secondo e ora ha superato il milione – e poi a quello sulla cannabis legale, che ha raggiunto le cinquecent



