Il neo ministro della Giustizia, Carlo Nordio, nella sua prima intervista al Corriere della Sera ha dichiarato che non eliminerà la legge Severino, che provoca la decadenza degli eletti in caso di condanna per alcuni reati. Così spiazza subito Forza Italia, che reclamava proprio il ministero di via Arenula ed è stata delusa nella pretesa da Giorgia Meloni, che aveva candidato Nordio proprio con l’obiettivo di farlo diventare il suo guardasigilli.

L’ex magistrato, noto per essere un libero pensatore poco incline al rispetto di dettati di scuderia, ha detto che seguirà il programma di centrodestra e che «la legge Severino non c’è. Quindi non la abolirò. Lo stesso vale per l’ergastolo, anche se penso che vada abolito».

Parole che pesano soprattutto nel rapporto già teso tra Meloni e gli alleati di Lega e Forza Italia, che invece contro la Severino hanno fatto campagna elettorale. 

Salvini e Berlusconi

Con una sola battuta, il ministro mette due dita negli occhi a entrambi gli alleati di Meloni. Silvio Berlusconi, che aveva fatto un suo video sui social in cui parlava dell’abolizione della legge, in caso di vittoria del centrodestra. E lui sa qualcosa di questa norma, approvata nel 2012 durante il governo Monti e che ha comportato la sua decadenza da senatore, dopo la condanna in via definitiva nel processo Mediaset.

I suoi guai giudiziari, però, non sono finiti. Ora è in corso il processo Ruby ter, di cui sono ancora aperti il filone romano e quello milanese e le sentenze di primo grado dovrebbero arrivare entro la fine dell’anno.

Le parole di Nordio, però, sono un tradimento anche nei confronti di Matteo Salvini, che con la Lega ha promosso i quesiti referendari sulla giustizia, uno dei quali era proprio per l’abolizione della Severino. Nordio era addirittura a capo di uno dei comitati promotori, quindi sia Lega sia FI erano certi di poter contare su un ministro del loro stesso orientamento. 

I dubbi di Meloni

Sull’abrogazione della legge Severino, invece, Meloni ha sempre nutrito dubbi. Anche durante il referendum sulla giustizia l’appoggio di Fratelli d’Italia era stato solo su quattro quesiti su sei e a rimanere fuori era anche quello sulla Severino. La legge, infatti, è molto più articolata della semplice decadenza degli eletti in caso di condanna e il partito di Meloni ha sempre espresso dubbi sul fatto che la cancellazione totale fosse una buona soluzione.

Ci sarebbe accordo sulla necessità di eliminare la differenza per gli eletti in parlamento e gli eletti negli enti locali, per cui la decadenza scatta anche in caso di condanna di primo grado (come nel caso del governatore della Campania Vincenzo De Luca, anche se nel suo caso la decadenza è stata scampata grazie all’assoluzione in appello). Su tutto il resto, però, bisogna discutere.

Tradotto: la Severino non è la priorità della giustizia per FdI e proprio il fatto di averla tenuta fuori dal programma di coalizione del centrodestra è oggi un argomento solido per rimandare ogni valutazione.

Meloni, del resto, è attenta a non fare passi falsi: mettere mano ora alla Severino, proprio mentre l’alleato Berlusconi è in attesa di sentenza, significa prestare il fianco ai detrattori che hanno sempre accusato il centrodestra a guida berlusconiana di leggi ad personam. Una linea, questa, che il ministro della Giustizia sembra più che intenzionato a seguire.

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