Mentre proseguono le trattative sul Quirinale e si moltiplicano gli appelli all’unità e alla concordia, Fratelli d’Italia non rinuncia a fare opposizione. Nel mirino del partito di Giorgia Meloni finisce il ministero della Giustizia guidato da Marta Cartabia.

La ministra è considerata “quirinabile” e, forse anche per questo, le manovre politiche intorno al Colle hanno bloccato qualsiasi riforma, compresa quella dell’ordinamento giudiziario.

Il governo doveva presentare l’emendamento prima di Natale ma non se ne è vista traccia e la scorsa settimana il presidente della commissione Giustizia della Camera, Mario Perantoni, ha ammesso che se ne parlerà ai primi di febbraio dopo l’insediamento del nuovo capo dello stato.

Proprio questo ritardo ha offerto un assist a FdI che, rispetto ad altre questione, non ha mai avuto la giustizia tra le sue priorità. Consapevole del fatto che si tratta di un tema spino “scivoloso”, ha sempre lasciato ad altri partiti la battaglia tra giustizialisti e garantisti e a Matteo Salvini lo scontro con i magistrati.

Adesso però, anche i “conservatori” (come Meloni ama ormai definire la “sua” destra) scelgono di affrontare la questione giustizia a partire da due aspetti particolari: il sorteggio per eleggere i consiglieri togati del Consiglio superiore della magistratura, battaglia condivisa anche dagli altri partiti di centrodestra, e il no all’ammorbidimento delle regole sull’ergastolo ostativo.

Il partito di Meloni critica le posizioni della ministra su questo ma anche sulle scelte pregresse, in particolare sul ddl penale che contiene la riforma della prescrizione e il meccanismo dell’improcedibilità.

Una scelta di compromesso al ribasso perché Cartabia non era nelle condizioni politiche di abrogare definitivamente la riforma Bonafede, voluta dal Movimento 5 stelle. «La riforma della giustizia è la grande incompiuta, non bastano modifiche al codice di rito e soluzioni tampone, servono investimenti importanti e interventi concreti», sintetizza la capogruppo di FdI in commissione Giustizia alla Camera, Carolina Varchi.

Il tema più attuale però è quello della riforma dell’ordinamento giudiziario, su cui la ministra è in netto ritardo. La stragrande maggioranza della magistratura associata si è detta contraria alla soluzione del sistema elettorale maggioritario con collegi binominali proposto dal governo.

A queste critiche si associa anche Fratelli d’Italia. «La proposta Cartabia è Tachipirina e vigile attesa rispetto a un malato di cancro», ha detto il responsabile giustizia Andrea Delmastro durante la presentazione delle proposte del partito. «Abbiamo proposto il sorteggio per evitare il correntismo: la ricetta Cartabia è la sublimazione del metodo Palamara e quindi diciamo no». Peccato che il sorteggio sia un meccanismo altrettanto poco condiviso dalle toghe.

Proprio la riforma del Csm sarà il primo tema che Meloni sottoporrà all’attenzione del nuovo capo dello Stato, che è anche il presidente dell’organo di governo autonomo della magistratura.

Il coordinamento

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Le posizioni esposte da Fratelli d’Italia convergono naturalmente con quelle del centrodestra. In particolare sul sorteggio al Csm l’orientamento è condiviso anche da Forza Italia con Pierantonio Zanettin da sempre portatore convinto di questa proposta, ma anche dalla Lega.

Con una differenza, però. Se Lega e Forza Italia si muovono necessariamente nelle maglie rigide della maggioranza di governo e dunque le loro critiche all’operato della ministra non possono mai superare una certa soglia, FdI non ha questo vincolo.

Proprio sul tema del sorteggio, proposta che potrebbe essere sostenuta anche da Italia viva di Matteo Renzi, potrebbe esserci una possibilità di incidere. Cartabia ha detto che il testo del ddl di riforma dell’ordinamento giudiziario non è blindato ma potrà venire modificato dal parlamento perché il governo non metterà la fiducia.

Dunque se in commissione Giustizia tutto il fronte di centrodestra, compresa l’opposizione meloniana con l’aggiunta di Iv, proponesse il sorteggio, l’emendamento potrebbe passare.

Se così fosse, però, la vittoria politica la incasserebbe soprattutto Fratelli d’Italia e non certo i sabotatori della linea della ministra e del governo di cui fanno parte, che a quel punto dovrebbero confrontarsi e giustificarsi con il resto della maggioranza.

Gli interrogativi sono molti e le forze in gioco non sono solo quelle politiche. Il sorteggio è osteggiato da buona parte della magistratura associata ma un colpo di scena potrebbe arrivare dal referendum indetto dall’Associazione nazionale magistrati per il 27 e 28 gennaio, in cui si chiede a tutti gli iscritti di esprimersi sul sorteggio.

In ogni caso la discesa in campo così netta di Fratelli d’Italia dice due cose: che la giustizia sarà il terreno di scontro dei prossimi mesi e potrebbe essere – come già successo nel Conte I e nel Conte II – l’inciampo che fa vacillare la maggioranza.

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