Care lettrici, cari lettori

quella appena conclusa è stata una settimana complicata per il nostro quotidiano. Un’inchiesta della procura di Perugia in merito a fughe di notizie da un ufficio della procura nazionale antimafia ha coinvolto anche tre colleghi, indagati in prima persona.

La situazione è ancora in corso e difficile da riassumere, ma all’inizio di questa newsletter trovate tutte le informazioni utili a capire e farvi un’idea.

Ritornando alla giustizia, ieri si è chiuso anche il processo d’appello a Piercamillo Davigo, con conferma della condanna a 1 anno e 3 mesi per rivelazione di segreto d’ufficio in relazione ai verbali di Piero Amara.

Infine, vale sempre la pena di ricordare che oggi è l’8 marzo, la festa della donna a cui abbiamo dedicato un inserto e io ho scritto articolo sul fatto che, per abbattere il soffitto di cristallo nel mondo del lavoro, non bastano – anche se servono – le singole eccellenze che arrivano ai vertici.

Quanto ai contributi, l’avvocato e professore David Cerri ha scritto un’analisi sulla scrittura giuridica, che è anche oggetto di un ciclo di seminari organizzati dalla Scuola superiore dell’avvocatura e dal Consiglio Nazionale Forense: consigli utili, dato che la necessità di sinteticità e chiarezza degli atti fa parte delle linee previste dalla riforma Cartabia.

Il presidente del tribunale dei minori di Trento, Giuseppe Spadaro, ha invece commentato gli effetti del dl Caivano sul processo penale minorile, a partire dai dati dell’ultimo report di Antigone sulla giustizia minorile.

L’inchiesta di Perugia

L’inchiesta nasce da un esposto del ministro della Difesa, Guido Crosetto, in seguito alla pubblicazione su Domani di una notizia vera, documentata e verificata sui suoi conflitti di interessi per via dei suoi compensi milionari ricevuti da Leonardo e altre aziende del settore delle armi fino a pochi giorni prima del suo insediamento del governo Meloni. Qui c’è una spiegazione di cosa è avvenuto e dell’indagine che vede indagati tra gli altri un ufficiale della guardia di finanza, un magistrato e tre colleghi di Domani.

Dall’inchiesta non risulta tuttavia alcun “dossieraggio”, come invece è stato scritto da alcuni giornali. A dirlo è la procura di Perugia: «Nessun dossier su personaggi istituzionali e politici ma una presunta attività di ricerca di informazioni a strascico che in tanti casi ha dato esito negativo quella contestata dalla procura di Perugia nell'indagine che coinvolge Pasquale Striano finanziere che era distaccato alla procura nazionale antimafia nel gruppo di lavoro che si occupava dello sviluppo delle Sos, le Segnalazioni di operazioni bancarie sospette, e da tempo trasferito».

Nel frattempo, a inchiesta in corso, il procuratore capo di Perugia Raffaele Cantone e il vertice della procura nazionale antimafia Giovanni Melillo hanno chiesto di essere auditi dal Copasir, dal Csm e dalla commissione Antimafia. Qui ciò che fino ad ora hanno detto.

A proposito di questa vicenda, vale la pena leggere l’editoriale del direttore Emiliano Fittipaldi e il commento di Attilio Bolzoni, che per tutta la sua carriera si è occupato di inchieste di mafia. Sul tema è intervenuto con un’intervista anche il presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia.

Condanna a Davigo

La corte d’appello di Brescia ha confermato la condanna dell’ex magistrato Piercamillo Davigo, condannato in primo grado a un anno e tre mesi per rivelazione di segreto d’ufficio in relazione ai verbali sulla presunta Loggia Ungheria, con pena sospesa e non menzione e risarcimento di 20 mila euro all’ex collega Sebastiano Ardita, costituito parte civile. 

Il difensore di Davigo ha già fatto sapere di attendere le motivazioni ma di essere pronto a ricorrere in cassazione. Per capire come si è arrivati a questo punto – il processo a Davigo è solo uno dei tanti filoni scaturiti dal caso dei verbali – ho ricostruito la vicenda in modo cronologico a partire dal dicembre 2019, così da permettere di orientarsi.

Il cdc dell’Anm

Il parlamentino dell’Anm si è riunito lo scorso fine settimana e ha votato una serie di documenti.

Uno riguarda l'ipotesi di un reclutamento straordinario dei magistrati, che «è inaccettabile, non si può pensare di rendere il concorso un 'non concorso' con uno svilimento dei giovani» ha detto il presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia. Qui il documento approvato all’unanimità che spiega le ragioni della contrarietà.

Sono stati poi approvati un documento di dissenso al disegno di legge Nordio per l’abolizione dell’abuso d’ufficio, che «garantirà l’impunità a quei pubblici ufficiali che commettano specifiche puntuali e sistematiche violazioni di legge in tutti i casi di di collusioni, interessi privati del pubblico amministratore, violazione del principio del conflitto di interessi nei quali un passaggio di denaro difetti o non sia dimostrabile. Quanto alla disciplina delle intercettazioni, imporre alla pubblica accusa di “omissare” tutti i nominativi di terzi estranei al procedimento comporterà un aggravio di tempo e di carico, atteso che frequentissimi sono i riferimenti a terzi estranei ove si pensi ad esempio ai processi per associazioni per delinquere finalizzate al traffico di stupefacenti». Qui per il documento completo.

Sono stati poi approvati altri due documenti, uno sui test psicoattitudinali ai magistrati e uno sul trattamento economico di malattia.

Le richieste di Mi a Nordio

Magistratura indipendente si è rivolta con un comunicato al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, per chiedere di rinviare l'entrata in vigore del Tribunale per le persone, la famiglia e i minori e apportare i correttivi necessari al buon funzionamento della riforma, mediante «lo stanziamento di effettive risorse di magistrati e di personale amministrativo; il mantenimento delle sezioni specializzate delle Corti d'Appello; il supporto delle funzioni minorili con strutture idonee e personale qualificato in grado di sostenere i minori che vivono situazioni drammatiche e di disagio». «La tempistica per la costituzione del TPFM, prevista per ottobre 2024, necessita quindi all'evidenza di tempi tecnici ben più lunghi e di una attenta rimeditazione», conclude MI, «la riforma, pur nel dichiarato intento di creare un Ufficio ad alta specializzazione, presenta rilevanti aspetti problematici, sia dal punto di vista sistematico, sia organizzativo». 

Il gruppo associativo ha incontrato il ministro con una delegazione guidata dalla presidente Loredana Miccichè e dal segretario generale Claudio Galoppi. I vertici di MI hanno proposto, innanzitutto, di individuare strumenti normativi in grado di garantire il "diritto alla malattia" dei magistrati, questione ben nota al ministro e su cui si è mostrato estremamente sensibile.

È stata, inoltre, sottolineata la necessità di stabilizzare l'Ufficio per il processo e di risolvere rapidamente le criticità tecniche dell'applicativo del processo penale digitale, che dovrebbero essere superate definitivamente in tempi brevi. Sono state segnalate anche le criticità organizzative del GIP collegiale per le misure cautelari che negli uffici medio-piccoli rischiano di determinare la paralisi dei lavori. È stata infine segnalata la necessità di evitare il reclutamento straordinario dei magistrati.

Fuori ruolo

La commissione Giustizia alla Camera ha confermato il rinvio sul taglio del numero dei magistrati fuori ruolo, previsto dalla riforma Cartabia. «Introdotta una condizione di buonsenso che differisce l’entrata in vigore al 31 dicembre 2025, per evitare che una prematura riduzione delle disponibilità di magistrati fuori ruolo in importanti amministrazione e organi costituzionali possa avere effetti negativi sull’operatività e sul raggiungimento di obiettivi del Pnrr», ha detto  il presidente della commissione Giustizia alla Camera, Ciro Maschio.

Test psicoattitudinali

La commissione Giustizia alla Camera, dopo quella del Senato, ha dato il via libera alla possibile introduzione dei test psicoattitudinali per i magistrati, dando parere positivo allo schema del decreto legislativo relativo che invita il Governo a valutare “la possibilità di prevedere l'eventuale introduzione di test psicoattitudinali per i candidati in ingresso nei ruoli della magistratura”. Il parere invita poi l’Esecutivo a valutare “l'opportunità di garantire che, per la valutazione di professionalità del magistrato, siano inseriti nel fascicolo personale tutti gli atti e i provvedimenti redatti da ciascun magistrato e non soltanto quelli scelti a campione”.

Il Cnf sulla giustizia tributaria

Il Cnf ha esperto perplessità» sul progetto di giustizia predittiva del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria, che non è stato condiviso con gli avvocati nella valutazione delle sentenze di merito e «l'affidamento del procedimento a sistemi di intelligenza artificiale ad alto rischio per i quali non può esistere una valutazione di conformità con la normativa europea, con l'IA Act in corso di formazione e di recepimento nel nostro ordinamento».

Sul tema della dipendenza del giudice tributaria dal Mef, «gli avvocati già in passato avevano rappresentato l'urgenza di definire la terzietà e l'imparzialità del giudice tributario», con un trasferimento di «competenze, in tema di organizzazione e gestione degli organi di giustizia tributaria in capo alla presidenza del Consiglio dei ministri o al ministero della Giustizia» ha detto il componente Cnf, Vittorio Minervini all’inaugurazione dell’anno giudiziario tributario.

L’assoluzione di Armando Veneto

Venerdì scorso la corte d’appello di Catanzaro ha assolto in appello l’avvocato calabrese Armando Veneto, decano dei penalisti e presidente dell’Ucpi ed ex deputato e parlamentare europeo, 88 anni. In primo grado, in abbreviato, era stato condannato a 6 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione in atti giudiiari, aggravata dalle modalità mafiose.

I fatti contestati risalivano al 2009 e si riferivano alla presunta corruzione nei confronti di un giudice, arrestato poi nel 2012 nell’ambito di una inchiesta della Dda di Milano.

«La giustizia è degli uomini e, quindi, può anche sbagliare. L'importante è porre riparo a eventuali errori, approfondendo la conoscenza dei fatti, senza prevenzione e con il rispetto del fondamentale principio dell'innocenza fino a che il processo non giunga alla sua conclusione», ha affermato in una nota. «Una missione che l'Avvocatura deve svolgere con dignità e fermezza perché l'assoluzione conseguita possa essere occasione di un confronto vissuto con stile e con la garanzia della libertà del giudice, senza mai trascendere in preconcetti, superficialità e opportunismi. Certo i 4 anni di sofferenze che ho vissuto non mi saranno ripagati. Ma serviranno per rafforzare la battaglia quotidiana per la tutela dei diritti dei cittadini con rinnovato vigore. Battaglia che ho portato coerentemente avanti nel corso di tutta la mia attività professionale e nell'adempimento degli incarichi pubblici da me rivestiti».

La scuola superiore della magistratura

Il plenum del Csm ha votato le nomine dei sei magistrati e del professore universitario che comporranno il Comitato Direttivo della Scuola Superiore della Magistratura. La vicenda è stata molto complessa dentro il consiglio, con forti contrapposizioni che hanno ritardato la scelta.

Alla fine la delibera sui 6 magistrati è stata approvata a maggioranza, con i 6 consiglieri laici e l’indipendente Andrea Mirenda contrari e astenuti i togati Roberto Fontana e Domenica Miele. Tra i magistrati sono stati scelti Gian Andrea Chiesi, consigliere di Corte di Cassazione; Roberto Giovanni Conti, consigliere di Corte di Cassazione; Fabio Di Vizio, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Firenze; Loredana Nazzicone, consigliere di Corte di Cassazione; Roberto Peroni Ranchet, consigliere della Corte d'Appello di Milano; Vincenzo Sgubbi, consigliere di Corte di Cassazione.

Tra i professori la scelta è caduta su Silvana Sciarra, ex presidente della Corte Costituzionale. Anche in passato, per prassi, la presidente uscente ha trovato caso alla Scuola. La delibera per la sua nomina è passata sempre a maggioranza, con 4 astensioni: dei consiglieri laici Daniela Bianchini e Felice Giuffré di Fdi, Claudia Eccher, Lega ed Enrico Aimi, Fi.

I componenti del direttivo della scuola sono in tutto 12: gli altri 5 erano stati nominati dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio, a dicembre scorso e sono: Ines Maria Luisa Marini (Magistrato in quiescenza, già presidente della Corte D’Appello di Venezia), Stefano Dorigo (Professore associato di diritto tributario presso l’Università di Firenze), Mauro Paladini (Professore ordinario di diritto privato presso l’Università di Milano-Bicocca), Pier Lorenzo Parenti (Avvocato patrocinante in Cassazione), Federico Vianelli (Avvocato patrocinante in Cassazione).

la polemica

Area ha commentato la scelta: «Accogliamo con soddisfazione l'approvazione a larga maggioranza delle due proposte della Sesta commissione. Resta il rammarico che, per il prevalere di mere logiche di contrapposizione, non si sia raggiunto l'obiettivo dell'unanimità». E ancora, «I consiglieri del centro destra hanno accusato la commissione di avere operato secondo logiche spartitorie e correntizie, spendendo argomenti del tutto generici: veri e propri slogan, scollegati dalla motivazione della delibera. Tant'è che nessuno ha proposto nomi alternativi» e ancora «Riteniamo di avere conseguito questo risultato nominando colleghi di spessore professionale e di provata capacità formativa, senza che sia stata di ostacolo la loro storia associativa limpida e riconoscibile».

Anche Magistratura democratica è intervenuta, ma con toni critici. «La designazione giunge con ritardo rispetto alle scadenze fissate dal calendario istituzionale ed è stata preceduta da forti rilievi critici sulla trasparenza della procedura seguita. Le preoccupazioni espresse in corso di procedura – che erano alla base delle critiche – non hanno trovato adeguate risposte nelle motivazioni della delibera poi approvata a maggioranza dal Plenum», «avevamo auspicato che il Csm – dopo avere approvato (all’unanimità) un bando che conteneva criteri guida della discrezionalità eccessivamente generici – prefigurasse, prima di procedere alla procedura selettiva, una serie di criteri ulteriori, così da evidenziare preliminarmente il profilo di Scuola che il Csm desiderava e così da rendere più obiettiva e comprensibile la procedura valutativa che si sarebbe seguita. Tuttavia, il Csm non ha percorso questa strada e ha designato i componenti del Comitato direttivo della Scuola con una delibera la cui motivazione si rivela debole, soprattutto per la mobilità dei criteri di comparazione volta a volta utilizzati per affermare la prevalenza di un certo candidato rispetto ad altri.

Si tratta di una delibera che, dunque, si espone a censure di scarsa trasparenza soprattutto sul piano del metodo: e finisce con il far torto persino ai candidati proposti».

I gruppi e il Csm

Nella seduta di plenum del Csm del 6 marzo è avvenuto uno scambio di vedute tra consiglieri laici e togati che ben racconta un clima che si sta creando dentro il consiglio.

L’argomento del discutere è stato il rinvio di cortesia alla prossima seduta del plenum per la nomina di avvocato generale della corte d’appello di Torino di Giancarlo Avenati Bassi, unico candidato rimasto a questo incarico semidirettivo. La commissione ha portato la sua nomina in plenum, ma una parte dei laici di centrodestra ha chiesto il rinvio di cortesia della nomina per «necessari approfondimenti istruttori, essendo venuti a conoscenza di alcuni aspetti che riguardano la vita professionale» del candidato. In particolare, con riguardo al alcune dichiarazioni che i giornali hanno riportato come pronunciate da lui nell’ambito di una requisitoria che, secondo alcuni laici, lederebbero l’onore e il prestigio della magistratura e comprometterebbero la nomina.

Nella discussione se concedere o meno il rinvio, il togato di Unicost Marco Bisogni ha detto che per chiedere un rinvio servono «ragioni giuridicamente spendibili» e non «la lettura sommaria di fonti aperte relative agli esiti di un procedimento penale». La parte interessante, però, ha riguardato la teorizzazione di un «quarto gruppo» in consiglio, «che opera proprio come un gruppo di quelli tradizionali» e «con logiche tipiche dei gruppi di un tempo».

In altre parole, da tempo la percezione dei togati in consiglio è che si sia formato un gruppo di laici molto compatto, che fa leva sui numeri per incidere – legittimamente – sulle decisioni del plenum.

Alla fine si è votato per il ritorno in commissione della pratica, bocciato con 20 voti contrari e per il conferimento della nomina. I laici Carbone e Bianchini (che in commissione avevano votato a favore) hanno cambiato il loro voto in contrario alla luce dei nuovi elementi di cronaca. La nomina è infine stata approvata con 6 contrari e 2 astenuti.

Le proposte di nomina del Csm

La Quinta Commissione del Csm ha deliberato di proporre al Plenum le seguenti nomine (incarichi direttivi e semi direttivi) votate all'unanimità dei presenti: nuovo Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Civitavecchia, Alberto Liguori; nuovo Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Trieste, Chiara De Grassi; nuovo Presidente del Tribunale di Lanusei, Nicola Caschili.

Inoltre, nuovo Presidente del Tribunale di Pordenone, Rodolfo Piccin; nuovo Presidente di Sezione del Tribunale di Torino, Paola Demaria; nuovo Presidente di Sezione del Tribunale di Torino, Enrico Astuni.

Infine, nuovo Presidente di Sezione del Tribunale di Torino, Immacolata Iadeluca; nuovo Presidente di Sezione del Tribunale di Napoli, Mariaconcetta Sorrentino; nuovo Procuratore Aggiunto presso il Tribunale di Benevento, Gianfranco Scarfò; nuovo Procuratore Aggiunto presso il Tribunale di Taranto, Enrico Bruschi.

Convegno sul diritto internazionale

Dopo anni di elaborazione giurisprudenziale e ripetuti interventi della Corte costituzionale, la riforma Cartabia ha finalmente codificato nell’ordinamento italiano due specifici mezzi straordinari di impugnazione che consentono, a determinate condizioni, di rimuovere gli effetti del giudicato civile e di quello penale per dare esecuzione alle sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo: la “revisione europea” e la “revocazione europea”.

L’Unione forense per la tutela dei diritti umani ha organizzato un convegno che ne esamina le caratteristiche, le potenzialità e le criticità dei nuovi istituti e che si svolgerà, a titolo gratuito, a Roma il 14 marzo 2024 (ore 15.00 – 18.00), presso l’Aula Giallombardo della Corte di Cassazione e potrà essere seguito in presenza o da remoto. Qui la locandina dell’evento.

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