La garanzia di 5000 euro chiesta ai migranti per uscire dai cpr contenuta nel decreto Cutro finisce davanti alla Corte di giustizia europea. A una settimana dall’udienza, le sezioni unite civili della Cassazione hanno accolto la richiesta del procuratore generale e ha emesso due ordinanze interlocutorie in cui chiedono ai giudici europei di pronunciarsi in via pregiudiziale e d’urgenza sulla legittimità del provvedimento del governo. Quindi ogni decisione della Cassazione rimane sospesa, in attesa che la corte lussemburghese chiarisca se esiste o meno un conflitto tra norme europee e italiane. L’avvocatura dello Stato, invece, chiedeva di annullare le ordinanze che disapplicavano la norma.

Il tema era arrivato davanti alla Cassazione dopo un duro scontro tra magistratura di merito e ministero dell’Interno. Ad aprirlo per prima era stata l’ordinanza della magistrata di Catania, Iolanda Apostolico, poi finita al centro della polemica politica a causa di un video che la ritraeva a una manifestazione a favore dei migranti. Il suo e altri provvedimenti avevano disapplicato il decreto Cutro, non convalidando il trattenimento dei migranti pur senza garanzia finanziaria perchè la ritenevano contraria alla normativa europea. Per questo il Viminale ha promosso dieci ricorsi davanti alla Cassazione.

Vista l’importanza di un orientamento univoco anche alla luce delle politiche migratorie messe in campo dal governo, la Cassazione aveva ritenuto di devolvere alle sezioni unite civili i ricorsi del ministero: le decisioni assunte a sezioni unite, infatti, acquistano autorevolezza particolare a livello giurisprudenziale, tanto che le singole sezioni della corte non possono discostarsene senza una preventiva autorizzazione.

Il risultato, dunque, è che le sezioni unite hanno accolto i dubbi sul decreto Cutro sollevati all’udienza del 30 gennaio dal pg di Cassazione e dunque spetterà ai giudici di Lussemburgo stabilire se la garanzia finanziaria da 5000 euro prevista come alternativa al trattenimento in un cpr sia o meno conforme al diritto dell’Unione europea.

La pronuncia

Nelle 23 pagine di ordinanza, la richiesta è quella di chiarire se la legge italiana, che contempla la prestazione di una garanzia finanziaria «il cui ammontare è stabilito in misura fissa» (quindi non adattabile alla situazione individuale nè saldabile da terzi) sia compatibile con le norme europee sull’accoglienza.

Dal punto di vista strettamente giuridico, infatti, la richiesta pregiudiziale non ha avuto come motivazione il fatto che il decreto Cutro sia in «radicale contrasto» con la normativa Ue come invece aveva stabilito l’ordinanza di Apostolico. Il dubbio in diritto è, più sottile: la corte di giustizia dovrà stabilire se il versamento della cauzione per evitare il trattenimento – vista la gravosità economica – costituisca o meno una reale alternativa per i migrati. Se non lo fosse, questo sì sarebbe in contrasto con la direttiva comunitaria in materia di accoglienza. «Le sezioni unite hanno confermato le criticità esistenti e la possibile contrarietà alla normativa europea», è stato il commento del segretario di Area, Giovanni Zaccaro, il cui gruppo associativo aveva da subito parlato di «inadeguatezza delle riforme» rispetto ai vincoli internazionali.

Dalla valutazione europea, dunque, dipende sostanzialmente l’esito della decisione della Cassazione. Certo è che se la risposta europea fosse positiva - e dunque che una parte del decreto Cutro venga ritenuto in contrasto con il diritto europeo – sarebbe uno stop politico importante per le politiche migratorie il governo Meloni.

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