Questa è stata anche la settimana della Giunta per le autorizzazioni sul caso Almasri, con la delicata posizione della capa di Gabinetto di Nordio, Giusi Bartolozzi.
Care lettrici, cari lettori
la settimana della giustizia è stata caratterizzata dal sì in seconda lettura alla Camera della riforma costituzionale che separa le carriere di requirenti e giudicanti, crea due Csm e una Alta corte per il disciplinare e introduce il sorteggio per i membri. Ora il testo passa al Senato per il sì definitivo entro i primi di novembre, poi toccherà al referendum costituzionale e anche il ministro Carlo Nordio ha ipotizzato che possa svolgersi già a marzo-aprile.
Per approfondire le ragioni del no, ho intervistato il consigliere del Csm Marco Bisogni.
Questa è stata anche la settimana della Giunta per le autorizzazioni sul caso Almasri, con la delicata posizione della capa di Gabinetto di Nordio, Giusi Bartolozzi. Qui trovate un approfondimento sulla sua possibile difesa (c’entra l’articolo 63 del codice di procedura penale) e gli ultimi dettagli su cosa sta succedendo.
La riforma della giustizia
La Camera ha detto sì alla riforma costituzionale della Giustizia, che ora passa al Senato per l’ultima lettura. Poi toccherà al referendum, la cui data è ancora incerta: i tempi prevedono che il referendum debba essere chiesto entro tre mesi e fissato entro 70 giorni, dunque tutto dipende da come e quando si muoveranno i promotori. Intanto l’Anm ha costituito il primo comitato per il No.
Il ministro Nordio ha commentato che la riforma della giustizia «non deve essere vissuta, lo ripeto per l'ennesima volta, come una sconfitta della magistratura e tantomeno come una forma di tentata umiliazione della magistratura, alla quale mi sento ancora di appartenere» e «mi pare che sia più che normale un certo entusiasmo, anche per la maggioranza schiacciante che già si era vista nella prima tornata delle votazioni e che oggi si è ripetuta, con un'evidenza che sarà confermata ovviamente al Senato e che penso sarà confermata anche durante il referendum».
«Prendiamo atto del terzo voto parlamentare sulla riforma costituzionale e rinnoviamo il nostro impegno in vista del referendum, per informare tutti gli italiani sui pericoli del disegno di legge Nordio. E lo faremo a partire dall’assemblea nazionale del 25 ottobre a Roma. Questa riforma toglie diritti ai cittadini, non danneggia i singoli magistrati ma mette a rischio l’equilibrio fra poteri definito dalla nostra stessa Costituzione», si legge nella nota della Giunta dell’Anm.
Posizione opposta dei penalisti, con il presidente dell’Ucpi Francesco Petrelli: «Dopo l'ultimo e quarto passaggio davanti al Senato della Repubblica la parola sarà lasciata a tutti i cittadini che dovranno esprimere democraticamente il loro voto facendo si che questa fondamentale riforma consegni al Paese una giustizia amministrata da un giudice finalmente terzo distante da chi esercita l'accusa, garantendo ai pubblici ministeri, con l'istituzione di un loro distinto Consiglio Superiore, presieduto dallo stesso Presidente della Repubblica, una autonomia ed una indipendenza ancor maggiori di quelle assicurate dalle norme oggi in vigore. Si tratta dunque di una riforma che rende la giustizia più efficace, più equilibrata e più trasparente, e il processo più giusto a vantaggio di tutti i cittadini».
Caso Almasri
La Giunta per le autorizzazioni ha votato affinchè la Camera chieda chiarimenti ai magistrati sull'indagine legata al caso Almasri a carico della capa di gabinetto del Ministero della Giustizia Giusy Bartolozzi, per capire se la connessione del reato a le contestato possa considerarsi connesso a quello degli altri rappresentanti del governo e quindi rientrare nella competenza della Giunta per le autorizzazioni di Montecitorio. Le opposizioni si sono astenute, definendo una forzatura questa mossa.
L'istanza è stata inoltrata al presidente della Camera, Lorenzo Fontana, per dare seguito alle richieste di approfondimenti da indirizzare alla procura di Roma e al Tribunale dei ministri.
Dura la posizione di Nordio: «Si è voluto giurisdizionalizzare un problema politico, ora l'ultima parola spetta al Parlamento» e ancora «la garanzia data dalla Costituzione attraverso questa legge è una garanzia data alle cariche ministeriali. Non è una garanzia data ad personam come la vecchia immunità. E quindi non è nemmeno rinunciabile». Il sottosegretario Alfredo Mantovano ha aggiunto che «non vi è un solo segreto di Stato che sia stato opposto o apposto da quando siamo al Governo. Vi è chi per alcune vicende ci rimprovera persino di non averlo fatto».
Lo scontro tra Anm e Csm
In settimana è scoppiata la polemica tra Anm e Csm. Al centro, le dichiarazioni del segretario dell’Anm Rocco Maruotti di Area, che durante un dibattito ha detto che gli attuali consiglieri laici del Csm non sarebbero all’altezza, rispetto ai chi li aveva preceduti.
Resosi conto della gaffe, il magistrato si è scusato dicendo che «le mie parole sui consiglieri del Csm, pronunciate nella concitazione di un serrato confronto con il viceministro Sisto, nel corso di un convegno sul tema della riforma della magistratura, per come pronunciate, non corrispondono al mio pensiero. Non era in ogni caso mia intenzione offendere nessuno e mi scuso se ciò è avvenuto, cosa che ho fatto ancora prima che il convegno terminasse, cercando di precisare il senso delle parole non appropriate che avevo usato poco prima» e «mia intenzione era piuttosto porre l'accento sul rischio di perdita di rappresentatività che potrebbe correre il nuovo Consiglio superiore della magistratura dopo l'approvazione della riforma costituzionale di cui si stava discutendo in quel convegno».
Tuttavia le scuse non sono bastate e la corrente conservatrice Magistratura indipendente con i suoi componenti all’Anm ha pubblicato un comunicato: «Riteniamo fortemente inopportune e offensive le espressioni adottate dal dottor Maruotti e non pensiamo siano funzionali a un proficuo confronto con il Csm» e «il ruolo apicale ricoperto dal dottor Maruotti in Anm impone, innanzitutto, il rispetto di elementari regole di reciproco rispetto e continenza, anche e soprattutto nel dialogo con i nostri interlocutori istituzionali». «porremo la questione nel prossimo comitato direttivo centrale». Anche il presidente Cesare Parodi è intervenuto, rammaricandosi per l’accaduto e «confermo che l’Anm ha la massima stima da sempre nei confronti dei consiglieri del Csm come istituzione e come singoli».
La reazione durissima è arrivata anche dai consiglieri laici del Csm: durante il plenum tutti hanno condannato le parole di Maruotti, non solo da parte dei conservatori di Mi con Bernadette Nicotra, che ha manifestato «la più profonda gratitudine» per il lavoro dei laici e «siamo tutti colpiti ogni qualvolta ci troviamo di fronte forme di denigrazione che, sebbene indirizzate ad alcuni, finiscono per ripercuotersi sulla autorevolezza e legittimazione dell’intero Consiglio»; ma anche dei progressisti di Md con Mimma Miele.
Lo sciopero degli addetti all’Ufficio del processo
Gli addetti all’Ufficio del processo, assunti con i fondi Pnrr e oggi precari, hanno scioperato il 16 settembre in tutte le città italiane, chiedendo la stabilizzazione del loro impiego, che è diventato strumento essenziale per ridurre l’arretrato. L’adesione allo sciopero è stata altissima: dal 100% della Corte d'appello di Potenza al 100% del Tribunale di Palermo (sezione II e IV penale, e Lavoro), dal 98% della Corte d'appello di Bologna al 97% del Tribunale di Mantova, dal 90% del Tribunale di Termini Imerese al 99% del Tribunale di Matera e all'85% del Tribunale di Cremona: sono molto alte le percentuali di adesione allo sciopero dei precari della Giustizia assunti con risorse Pnrr promosso oggi dalla Fp Cgil, che ha visto presìdi molto partecipati in tutta Italia. E ancora: 95% di adesione a Genova, 90% a Brescia, 81% a Reggio Emilia, 93% a Lagonegro, 95% a Ferrara, 90% a Napoli nord, 85% al Tribunale e alla Corte di Appello di Torino.
Ad oggi, ha spiegato la Cgil, ci sono risorse per assumere solo 3 mila dei precari, e un impegno per finanziare la stabilizzazione di altri 3mila. Attualmente, però, i prepari della giustizia sono circa 12mila.
Gli addetti all'ufficio per il processo sono stata la «prima vera innovazione nei nostri tribunali. Il tentativo di affrontare il problema dei tempi della giustizia con un lavoro di equipe, affidato al giudice», ha detto il segretario di Area democratica per la giustizia Giovanni Zaccaro, «serve che gli addetti UPP in servizio vengano tutti stabilizzati con le stesse mansioni e che vengano banditi i concorsi per coprire tutte le posizioni amministrative scoperte».
La riforma dell’ordinamento forense
A pochi giorni dall'approvazione in consiglio dei ministri, è stato presentato il disegno di legge delega per la riforma dell'ordinamento della professione forense. Il sottosegretario Andrea Delmastro ha detto che «la riforma della professione forense è l'attuazione dell'articolo 24 della Costituzione».
Francesco Greco, presidente del Cnf, ha detto che «abbiamo ridisegnato la costituzione degli avvocati guardando al futuro» e ha ringraziato il governo per l’approvazione: «Speriamo che questo percorso venga completato il più presto possibile». Qui trovate il testo della legge delega.
La fondazione le Columbrine
Martedì 23 settembre presso la Sala Zuccari del Senato verrà presentata la fondazione “Le Columbrine”, «donne libere a sostegno delle persone vittime di discriminazione e della promozione e diffusione delle pari opportunità», con un convegno dal titolo “Soggetti smarriti”, divisa in tre sessioni e in cui prenderanno la parola rappresentanti del mondo dell’avvocatura e del sociale. L’evento verrà inaugurato dai saluti istituzionali della vicepresidente del Senato, Anna Rossomando e l’iniziativa verrà presentata dalla fondatrice e presidente della fondazione, Maria Masi.
Il Cnf e l’albo dei certificatori
Il Consiglio Nazionale dei Commercialisti e il Consiglio Nazionale Forense hanno approvato i primi elenchi di professionisti abilitati, già in possesso dei requisiti, che potranno da subito certificare i tax control framework (Tcf) delle aziende che hanno presentato istanza di adesione all’istituto dell’adempimento collaborativo (cooperative compliance). Gli iscritti nei due elenchi sono professionisti che avevano presentato domanda nei mesi scorsi e che, in virtù dei titoli e delle competenze vantate, sono esonerati dai percorsi formativi previsti per ottenere l’abilitazione. I Consigli nazionali delle due categorie professionali rendono noto che entro fine ottobre partiranno i corsi di formazione per gli aspiranti certificatori.
Nomine al Csm
Uffici direttivi:
Presidente corte appello Trieste: nominata Maria Caterina Chiulli, attualmente consigliere corte appello Milano
Presidente tribunale Prato: nominata Patrizia Pompei, attualmente giudice tribunale Firenze
Presidente tribunale Bergamo: nominato Vito di Vita, attualmente presidente sezione tribunale Bergamo
Uffici semidirettivi:
Procuratore aggiunto Catania: nominata Iole Boscarino, attualmente sostituto procuratore generale Catania
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