Cari lettori,

in questa settimana breve con il ponte del 2 giugno, il tema principale è il referendum sulla giustizia che si svolgerà il 12 giugno.

I promotori lamentano la scarsa attenzione dei media e i quesiti molto tecnici scoraggiano il cittadino comune a capire gli argomenti. Per fare chiarezza, in questa newsletter propongo una scheda dei quesiti.

Per chi lavora a Milano, lunedì 6 giugno il consiglio dell’Ordine degli avvocati ha organizzato un evento proprio per analizzare i contenuti del referendum: io sarò la moderatrice, gli ospiti sono il presidente Vinicio Nardo, il sottosegretario alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto e la professoressa Francesca Biondi, ordinaria di diritto costituzionale.

Sul fronte dei contributi, tre argomenti diversi. Cesare Damiano, membro del consiglio di amministrazione Inail, e la professoressa Maria Giovannone analizzano l’ultima proposta di direttiva UE sui lavoratori su piattaforma.

Sonia Riccio, vicepresidente dell’associazione Elsa di Modena e Reggio Emilia, invece, presenta la Summer Law School organizzata dagli studenti per la fine di giugno: un’opportunità per studiare ma anche per conoscere persone da tutta Europa.

Infine, l’avvocato Giovanna Corrias Lucente riflette sul Pnrr e sulle nuove strade che si apriranno per l’Intelligenza Artificiale, ma anche sull’opportunità di aggiornare i reati informatici.

Referendum

L’esame del ddl di riforma dell’ordinamento giudiziario in Senato comincerà il 15 giugno alle 15.30. Inoltre, scadrà alle ore 12 del 13 giugno il termine per presentare gli emendamenti.

Dunque, prima si avrà l’esito dei referendum sulla giustizia per i quali si voterà il 12 giugno e tre quesiti riguardano anche la vita interna dei magistrati.

Abrogazione della legge Severino in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo in caso di condanne (anche non definitive per gli amministratori locali) per reati di mafia, terrorismo e gravi contro la pubblica amministrazione.

  • Sì: l’automatismo va eliminato, ma rimane al giudice la possibilità di prevedere la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici.
  • No: la legge Severino va corretta in via legislativa per i casi di sentenze non ancora definitive ma non eliminata.

Modifica della custodia cautelare, riducendo i casi di reati non gravi per cui può essere richiesta per pericolo di reiterazione del reato.

  • Sì: va ridotto il numero di indagati in carcere prima della sentenza di condanna.
  • No: la modifica rischia di generare l’effetto contrario, con persone pericolose a piede libero e senza possibilità di impedire che delinquano ancora.

Separazione tra la carriera di giudice e quella di pubblico ministero.

  • Sì: così sì riequilibra il sistema giustizia, rendendo il magistrato giudicante equidistante da quello requirente e dall’avvocato.
  • No: la separazione delle funzioni isola il pubblico ministero schiacciandolo sulla polizia giudiziaria, inoltre riduce la possibilità di arricchimento professionale grazie allo svolgimento di funzioni diverse.

Voto dei laici nei consigli giudiziari, anche nella valutazione dei magistrati.

  • Sì: il voto dei laici rende più equilibrata la valutazione di professionalità, soprattutto a fronte delle attuali valutazioni, positive nel 97 per cento dei casi.
  • No: i magistrati non possono dipendere dal giudizio anche degli avvocati, perchè questo potrebbe renderli meno liberi nell’esercizio delle loro funzioni.

Abrogazione della raccolta firme, tra le 25 e le 50, per il magistrato che vuole candidarsi al Csm.

  • Sì: così si limita il peso dei gruppi associativi, facendo sì che ogni magistrato che voglia candidarsi possa farlo senza incombenze.
  • No: la raccolta firme è un modo per far sì che i candidati godano di un minimo di rappresentatività tra i colleghi.

Il Csm archivia la posizione di Ferranti

Il Csm ha votato e il plenum si è diviso, ma ha vinto il sì (13 contro 8, un astenuto) per l’archiviazione della procedura di trasferimento d'ufficio per incompatibiità  che era stata aperta nei confronti di Donatella Ferranti, consigliere alla Corte di Cassazione e in passato presidente della Commissione Giustizia della Camera e responsabile Giustizia del Pd.

Il procedimento era stato aperto in seguito alla lettura delle chat intercorse tra lei e l’ex magistrato Luca Palamara che riguardavano le nomine in Cassazione e che però, secondo la maggioranza del Csm, non potevano essere utilizzate.

La relatrice della delibera Paola Braggion motiva l'archiviazione con il fatto che quelle chat non hanno fatto venire meno "la stima professionale" ne' offuscato in concreto l'immagine di imparzialità e indipendenza" di Ferranti nella sezione penale della Cassazione.

Ha votato contro il togato Nino Di Matteo, secondo cui “queste interlocuzioni, delle quali non si comprende il motivo giuridico della mancata utilizzazione, sono molto importanti" e costituiscono "la rappresentazione plastica, l'esemplificazione più evidente del patologico rapporto tra la politica ed il Csm". Quindi pone ai colleghi un interrogativo: "Come possiamo essere credibili quando rivendichiamo la nostra indipendenza dalla politica se chiudiamo gli occhi di fronte ad una situazione come questa?".

Equo compenso

Il disegno di legge sull’Equo compenso, in discussione in commissione Giustizia al Senato, sembra rallentare.

Anche all’interno dell’avvocatura alcune associazioni ne hanno chiesto la revisione, ma così facendo il testo tornerebbe alla Camera e la possibilità di approvarlo entro la fine della legislatura sarebbe bassa.

L’Organismo congressuale forense, invece, ha scritto che «Inquieta questo ulteriore differimento. Emerge una malcelata forte pressione sull’iter del ddl con l’intento di rallentare o addirittura inibire ancora una volta, una legge di civiltà per i professionisti. Come avvocatura abbiamo più volte sostenuto che il ddl in esame non sia la migliore proposta in senso assoluto, ma ha sicuramente il vantaggio di correggere quelle criticità, presenti nella normativa attuale».

Dall’opposizione Fratelli d’Italia ha fatto sapere che, pur di velocizzare l’iter, ritirerà tutti gli emendamenti presentati e chiederà di approvare il testo così come è.

Geografia giudiziaria

Incredibilmente, si è tornati a polemizzare sulla geografia giudiziaria. Mai tema è così incandescente, specialmente dopo il taglio degli uffici avvenuto durante il governo Monti.

A riportare nell’attualità il dibattito è stata una dichiarazione del deputato del Pd, Alfredo Bazoli, che ha detto che “Ove mai una nuova delega al governo dovesse essere discussa, si dovrà tenere conto di ciò che ha funzionato e ciò che non ha funzionato con l'ultima riforma, e anche delle evoluzioni del processo telematico che hanno cambiato le modalità di accesso alla giustizia”.

Queste parole sono state lette come una proposta del Pd di rimettere mano alla geografia giudiziaria, nella chiave di ridurre ulteriormente gli uffici. Il deputato ha precisato che non esista nessuna proposta in tal senso, ma ormai la questione è stata aperta.

Sul fronte dell’avvocatura, sia Ocf che Aiga sono intervenute per dire no ad eventuali ulteriori tagli, ribadendo l’importanza della giustizia di prossimità da potenziare, anche a fronte dell’implementazione del processo telematico, anche perchè le udienze da remoto dovrebbero essere l’eccezione e non la regola.

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