Care lettrici, cari lettori

in Senato è arrivata la riforma costituzionale della giustizia. Testo blindato, programma a tappe forzate, dovrebbe arrivare al via libera entro la fine della prossima settimana secondo i migliori auspici del governo. E con la rabbia delle opposizioni, che si oppongono sia per ragioni di metodo che di merito.

Intanto, anche i gruppi associativi continuano le loro attività: la settimana scorsa si è svolto il congresso di Unicost e il convegno nazionale di Magistratura indipendente. In queste settimane, invece, sono in calendario eventi in molte città per discutere della riforma (io sarò oggi a Brescia e il prossimo venerdì a Viterbo, se chi è in zona avrà interesse a seguire i dibattiti).

Parallelamente, la Prima presidente della Cassazione Margherita Cassano ha indetto una Assemblea generale della Cassazione per discutere del suo ruolo nomofilattico, ma è stata anche occasione di riflessioni più di sistema.

Quanto ai contributi di lettura, Luigi Viola e Luca Caputo raccontano una nuova vicenda legata all’intelligenza artificiale, avvenuta in America. Un’azione legale per diffamazione dopo una notizia diffusa attraverso l’intelligenza artificiale è finita nel nulla, perchè per i giudici la diffamazione richiede la consapevolezza di ledere l’altrui reputazione con notizie false.

L’Assemblea generale in Cassazione

La Prima presidente, Margherita Cassano (che termina il suo incarico nei primi giorni di settembre) ha rispolverato una norma pochissimo utilizzata dell’Ordinamento giudiziario (l’ultima volta è stato dieci anni fa): all’articolo 93 e seguenti, il Primo presidente ha il potere di convocare una Assemblea generale e così Cassano ha fatto, scegliendo il titolo: “Le prospettive di una moderna nomofilachia”, con inviti ad avvocatura ed accademia.

«L’iniziativa si propone di avviare una riflessione condivisa sul ruolo della Corte di cassazione quale garante dell’unità del diritto, costruttrice del diritto vivente e presidio della legalità sostanziale, in una stagione caratterizzata da rilevanti trasformazioni normative, culturali e tecnologiche che sollecitano nuove forme di responsabilità interpretativa», si legge nella nota della Cassazione.

L’intervento di Cassano ha avuto al centro il Pnrr, la necessità di smaltimento dell’arretrato e i buoni risultati sin qui raggiunti dalla corte di legittimità, considerando «l'impressionante numero di ricorsi in Cassazione, pari a oltre 80.000 l'anno, che non ha eguali nel panorama europeo».

Nel merito delle riforme, Cassano ha ricordato la necessità che all’impegno di auto organizzazione della Corte debbano affiancarsi «misure di sistema rientranti nelle attribuzioni esclusive del legislatore», che ha elencato per punti, toccando indirettamente alcune delle riforme del governo.

Dopo di lei ha preso la parola il Procuratore generale presso la Cassazione, Pietro Gaeta. É stato lui ad approcciare la grande questione sottostante della separazione delle carriere. Nel suo intervento ha detto che «ho finora parlato tout court di ‘giurisdizione di legittimità’ perché ho notevole difficoltà teorica, sistematica ed anche effettuale a scindere, a separare il requirente di legittimità dalla complessiva considerazione della funzione giurisdizionale in cui opera».

Le dimissioni di Natoli

La consigliera laica sospesa dal Csm da settembre 2024, Rosanna Natoli, ha spiazzato tutti. Senza avvertire nessuno – nemmeno gli altri laici di centrodestra – sabato 14 giugno l'avvocata di Paternò ha rassegnato le sue dimissioni dal Consiglio, lasciando così libero un posto ambitissimo e già oggetto di appetiti.

Natoli ha definito la decisione «obbligata e non frutto della mia libera volontà» ma ha spiegato che la sospensione la «priva di uno dei diritti costituzionalmente garantiti: il diritto al lavoro», perché i doveri della carica non vengono sospesi e quindi le impediscono di esercitare qualunque attività lavorativa, a partire da quella di avvocato. Tuttavia si è detta «certa che dimostrerò la mia estraneità ai fatti e, conseguenzialmente, l’illegittimità della mia sospensione».

Il centrodestra ha subito cominciato a muoversi. Innanzitutto ricostruendo la procedura per eleggere il nuovo consigliere laico, che dovrà avvenire in parlamento in seduta comune. Ecco il primo problema: quando si riuscirà a inserirla nel calendario d’aula? Auspicabilmente (ma difficilmente) prima della sospensione estiva.

Altra questione: dovrà essere donna? «Non necessariamente», riferisce una fonte di centrodestra, anche se era stato il Colle a insistere che almeno il 40 per cento dei laici fosse del genere meno rappresentato.

L’incognita maggiore, però, è un’altra. L’elezione dei laici del 2023 è stata la prima ad avvenire secondo le nuove regole fissate dalla riforma Cartabia: i parlamentari hanno eletto i 10 componenti attingendoli da una lista di avvocati o professori con i requisiti di legge, ma che si fossero anche autocandidati oppure fossero stati preventivamente inseriti in lista da un gruppo parlamentare.

Quello di Natoli è stato un caso unico al Csm. La consigliera in quota Fratelli d’Italia era finita sotto indagine a Roma, dopo essere stata registrata mentre parlava con la giudice civile di Catania, Maria Fascetto Sivillo, recentemente scomparsa e all'epoca sotto procedimento disciplinare. La registrazione era stata effettuata dalla stessa magistrata e depositata dal suo avvocato, Carlo Taormina, anche davanti alla sezione disciplinare di cui Natoli faceva parte. Lei si è immediatamente autosospesa dalla sezione, poi il plenum del Consiglio – a scrutinio segreto e con 22 voti a favore – la ha sospesa a tempo indeterminato dalla carica di consigliera. La decisione era stata fortemente contestata nei suoi presupposti giuridici dalla diretta interessata ma anche dagli altri laici di centrodestra e dal togato Andrea Mirenda, perché formalmente Natoli non era imputata ma solo indagata.

Separazione delle carriere, la reazione dell’Anm

Il testo è «intoccabile» e il suo iter parlamentare non prevede rallentamenti: è con questa certezza granitica messa in chiaro dal guardasigilli Carlo Nordio che la riforma costituzionale della giustizia è arrivata al Senato, dopo il sì della Camera. L’obiettivo è l’approvazione entro la fine dell’anno in doppia lettura. Poi sarà referendum, la prossima primavera. Un referendum costituzionale e dunque senza quorum, che sarà la vera scommessa del governo Meloni e un fondamentale test sul gradimento del centrodestra.

Tutto è apparso chiaro, lineare e ineluttabile nell’aula di palazzo Madama, dove si sono succeduti i duri interventi delle opposizioni. Duri quanto inutili visto che, come ha fatto notare Andrea Giorgis del Pd, «la riforma è stata calendarizzata indipendentemente dallo stato di avanzamento dei lavori in Commissione».

«Non c’è memoria di un’altra riforma costituzionale che il parlamento non ha toccato», ha rincarato Peppe De Cristofaro di Avs. A riprova dell’immodificabilità del testo licenziato dal governo, nemmeno il centrodestra ha potuto presentare emendamenti.

La reazione è arrivata anche dall’Anm. «La separazione assoluta delle carriere ci pare inutile e potenzialmente pericolosa», ha commentato il presidente Cesare Parodi. Il segretario generale Rocco Maruotti, che ha anticipato un «non auspicabile conflitto istituzionale che si poteva evitare se il governo non avesse blindato il testo e avesse fatto il tentativo di giungere ad una soluzione condivisa con le altre forze parlamentari».

Venezia, è scontro Anm-Ucpi 

L’argomento di scontro è sempre la separazione delle carriere. I giovani penalisti di Venezia, in occasione dell’Open Day di Rimini, hanno presentato un video di meno di due minuti per sostenere la necessità di separare giudici e pm. Per farlo, hanno inscenato alcuni episodi: in uno ci sono due persone che giocano a scacchi, una terza interviene e fa vincere uno dei due; in un altro ci sono due giocatori di carte, poi spunta una terza mano che dà un jolly a uno dei due. La scritta in sovraimpressione: «Lo riterresti equo?».

Il video, realizzato per l’evento di Rimini, ha però iniziato a venire condiviso su whatsapp, fino a scatenare reazioni.

La Giunta sezionale di Venezia dell’Associazione nazionale magistrati ha pubblicato un comunicato in cui «esprime profonda indignazione e sconcerto per l’iniziativa. Il contenuto del video distorce gravemente e consapevolmente la realtà, dipingendo un processo penale “truccato” per la collusione tra pubblico ministero e giudice, scenario falso che mortifica e ridicolizza l’amministrazione della giustizia e la stessa funzione difensiva. Spiace constatare che tale scomposto attacco provenga da avvocati con i quali quotidianamente i magistrati del distretto veneziano si confrontano nel reciproco rispetto che da sempre ne ha contraddistinto i rapporti». Molto dura la conclusione: «Tali iniziative non potranno che influire negativamente sui futuri rapporti tra la camera penale veneziana e i magistrati del distretto veneziano».

Il presidente della Camera penale veneziana Renato Alberini ha risposto alla Nuova Venezia: «Quel video non è nato per il gusto di fare polemica. Se ci saranno chieste spiegazioni, le daremo senza problemi».

PintoPaga

Ammontano a 36 milioni di euro le somme finora liquidate attraverso la piattaforma digitale PintoPaga, progetto del Ministero della Giustizia per liquidare entro il 31 dicembre 2026 le somme dovute ai cittadini per la violazione del diritto alla ragionevole durata del processo, riconosciuto dalla Legge Pinto. Il progetto, avviato grazie alle modifiche normative introdotte con la Legge di bilancio 2025, è stato reso operativo concretamente a metà marzo, con l'obiettivo del progressivo abbattimento dell'arretrato relativo agli indennizzi dovuti dall'Italia a titolo di equa riparazione e previsti dalla Legge Pinto (legge 24 marzo 2001, n. 89) per il mancato rispetto del 'termine ragionevole' dei processi.

Per far fronte alla procedura telematica di liquidazione di oltre 35mila domande inserite sulla piattaforma da parte degli interessati, sono attualmente impiegati nella procedura tutti gli addetti previsti dal progetto: 15 in organico al Dipartimento per gli Affari di Giustizia (Ufficio I della Direzione Generale Affari Giuridici e Legali) e altre 59 unità reclutate dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri con un apposito bando Formez.

Furti d’auto

Forza Italia, con Pierantonio Zanettin, ha presentato una proposta di legge per aggravare il reato di furto d’auto: «Abbiamo condiviso la necessità di mettere in campo una normativa più approfondita rispetto a quella vigente. Nel testo presentato, vengono innanzitutto aggravate le pene, che evidentemente per certi contesti e certe realtà sono oggi troppo miti. L'intervento sulle pene, rende poi possibile sia l'arresto obbligatorio in flagranza, sia il ricorso alle intercettazioni. Ho già chiesto che questa proposta venga calendarizzata in Commissione di Giustizia».

Nomine al csm e mirenda

"La nomina della dott. Marilena Rizzo a Presidente della Corte d'Appello di Bologna pone all’Istituzione consiliare delicatissimi problemi di credibilità. Il palamarismo non è morto; forte resta il Sistema che lui bene ha descritto; enorme l’ipocrisia con cui viene affrontato questo tumore; incommentabile, infine, preoccupante il salto di qualità che dal semplice “perdono” di magistrati compromessi da dubbia condotta etica passa addirittura alla loro promozione, in violazione degli art.1 e 37 della Circolare sulla Dirigenza. Una totale restaurazione, definitivamente consacrata dal nuovo TU sulla Dirigenza, voluto da chi sappiamo".
Si legge questo in una dura nota a firma del consigliere indipendente del Csm, Andrea Mirenda, che ha concluso con "il Csm è inemendabile: sorteggio e rotazione subito, per restituire dignità all’azione consiliare".

La dottoressa Rizzo è stata tra i magistrati finite nelle chat con Luca Palamara, in cui si discuteva di nomine. Sottoposta a procedimenti disciplinare concluso con l'assoluzione per scarsa rilevanza dei fatti, nei messaggi Rizzo indicava all'ex capocorrente di Unicost quali nomi sponsorizzare negli uffici giudiziari toscani.

md alla manifestazione contro la guerra

© Riproduzione riservata