lo scontro tra toghe e politica continua a divampare, ma con grandi divisioni interne nella magistratura associata. Lo scontro si sta consumando dentro l’Anm più divisa che mai e forse proprio questo era l’obiettivo di Matteo Salvini, quando ha pubblicato il video della giudice Apostolico. Su questo interviene, in una intervista, la segretaria di Unicost Rossella Marro, auspicando che la magistratura associata ritorni su posizioni unitarie.

Parallelamente, però, corrono le riforme in parlamento: una su tutte quella della prescrizione, con l’arrivo dell’emendamento del ministero della Giustizia, che trovate spiegato in newsletter.

Nel cono d’ombra, invece, sono tornate alcune questioni fondamentali invece per la tutela dei diritti. Una tra tutte, la tutela dello status di figli dei bambini nati con tecniche oggi non riconosciute dalla legge italiana. Di questo si occupa con una lunga ma informatissima riflessione l’ex magistrata di Cassazione, Gabriella Luccioli, in un commento.

Infine il consigliere del Csm, Marco Bisogni, con Edoardo Buonvino, coordinatore (settore civile) della Struttura Tecnica per l’Organizzazione del Csm, illustrano in un commento la nuova delibera del Csm in materia di carichi esigibili, che per la prima volta fissa un parametro per i capi degli uffici per coniugare efficienza e qualità dei provvedimenti.

Anm

Nel fine settimana è andato in scena un duro scontro tra Area e Magistratura indipendente, nella votazione del documento sullo stato di agitazione in seguito agli attacchi del centrodestra alla magistrata di Catania, Iolanda Apostolico.

In sintesi, Mi non ha votato il documento finale perchè non conteneva alcuna riflessione sull’inopportunità di talune condotte da parte dei magistrati.

Questo sfilarsi, secondo Area, è stato una forma di «collateralismo» delle toghe conservatrici rispetto ai laici di centrodestra al Csm, con il tornaconto di eventuali nomine.

Qui trovate una ricostruzione più dettagliata dello scontro, che tuttavia ha aperto una spaccatura profonda nel sindacato delle toghe, che fino ad ora ha proceduto in modo sostanzialmente unitario. 

Toghe e social

Al Csm è aperta una pratica per una ipotesi di linee guida sulla comunicazione via social dei magistrati, chiesta dal consigliere laico Ernesto Carbone e che è sorta a margine della vicenda Apostolico.

La cosa è stata accolta positivamente dal centrodestra, con il senatore di Forza Italia ed ex consigliere Csm Pierantonio Zanettin che ha commentato come «Il ruolo di magistrato impone prudenza, sobrietà e riservatezza a tutela della credibilità della funzione. E' necessario evitare qualsiasi comportamento, comprese le esternazioni sulle piattaforme social, che possa mettere in discussione quei principi. L'auspicio è che oggi i tempi siano maturi per una assunzione di responsabilità». 

Gratteri a Napoli

Nicola Gratteri si è insediato come procuratore capo di Napoli e ha parlato a margine della cerimonia, dicendo che «Spero che il mio ufficio sia credibile al punto tale da ricevere più denunce rispetto ad oggi», spiegando che ha «lasciato una Calabria dove migliaia di cittadini hanno fiducia di nuovo nella giustizia, hanno denunciato famiglie di ‘ndrangheta».

Napolitano e la giustizia

L’insediamento di Gratteri ha dato adito anche a una polemica politica, perchè il magistrato ha detto anche che «Bisognerebbe capire chi ha detto a Napolitano che non potevo fare il ministro».

Gli ha risposto il figlio Giulio Napolitano, con una lettera sul Corriere della Sera in cui ha scritto che il presidente della Repubblica «era fermamente convinto che un pubblico ministero in servizio non potesse assumere le funzioni di ministro della Giustizia, per il rispetto elementare del principio della separazione dei poteri».

INoltre ha sottolineato di «auspicare che prima o poi si giunga ad una condivisione autentica e diffusa del significato e delle implicazioni di un principio basilare della nostra democrazia» e «poco importa che il procuratore non conosca la storia personale, politica e istituzionale di mio padre e quindi non si renda conta della insensatezza di questa affermazione. Ciò che conta è che mio padre ha sempre esercitato le sue prerogative nella rigorosa ed esclusiva osservanza della Costituzione».

Contro la separazione delle carriere

Mille magistrati, tra giudici e pm, hanno inviato a Giorgia Meloni e a Carlo Nordio una lettera in cui esprimono un no alla riforma della separazione delle carriere, «che non porterebbe alcun beneficio sul piano della rapidità ed efficacia del sistema penale».

La sottoscrizione è stata promossa dal procuratore di Ascoli, Umberto Monti, e ha visto l'adesione anche di 576 magistrati i in pensione. La riforma «comporta i rischi concreti (che sembrano anzi esserne il vero "motore") verso una dipendenza gerarchica del Pubblico Ministero dal Governo e un controllo da parte della maggioranza politica sull'esercizio della azione penale e sulla conduzione delle indagini».

Per i firmatari «si andrebbe a toccare equilibri delicatissimi rischiando di erodere i principi di uguaglianza di ciascuno davanti alla legge, di trasparenza e imparzialità nell'esercizio dell'azione penale e di esercizio autonomo e indipendente della giurisdizione». 

Intelligenza artificiale

Avvocati, magistrati e politici hanno dibattuto ad un convegno organizzato da Italiastatodidiritto in materia di intelligenza artificiale e giustizia penale e l’orientamento è stato unanime: sull'ingresso dell'intelligenza artificiale nella giustizia penale e sul suo utilizzo nel processo serve mantenere la linea della prudenza per proteggere i cittadini da eventuali abusi.

Il presidente di Italiastatodidiritto Guido Camera ha ricordato che è necessario «garantire che la macchina non finisca col giocare un ruolo predominante nella decisione».

Per il presidente emerito della Cassazione Giovanni Canzio, «nell'ingresso dell'intelligenza artificiale nel processo penale l'entrata dei tool deve essere ben correlata al tema delle indagini e alla responsabilità di tutti gli attori del processo stesso», e anche per l'ex presidente dell'Ordine degli Avvocati di Milano Vinicio Nardo l'intelligenza artificiale è un «evento straordinario che entra nel microcosmo del processo penale con un mix pericoloso».

Prime conseguenze?

A proposito della questione di una sostituzione dei lavoratori con delle macchine che operano grazie all’intelligenza artificiale, alcune conseguenze si stanno già verificando.

Nei tribunali abruzzesi infatti è scoppiato lo stato di agitazione di fonici, trascrittori e stenotipisti forensi per protestare contro la riforma Cartabia che vorrebbe sostituire il loro servizio con un sistema di automatizzazione e contro un inquadramento contrattuale che non li soddisfa e continua a lasciarli nel precariato.

Si tratta di 200 persone in Abruzzo e 1.500 in Italia. «In base alla Riforma Cartabia - spiega Debora Di Lauro della Filcams Cgil - il nostro lavoro dovrebbe essere sostituito da un impianto che trascrive in automatico e questo a discapito del prezioso lavoro di eliminazione degli omissis, revisione delle bozze e traduzione delle parti incomprensibili» ma «lavoriamo a stretto contatto con i giudici e spesso stabiliamo con loro un rapporto di fiducia e collaborazione che una macchina non potrebbe mai avere».

Vertice sulla giustizia

Si è svolto in settimana a Palazzo Chigi un vertice sulla Giustizia tra la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, i vice Antonio Tajani e Matteo Salvini, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, il vice ministro e il sottosegretario di via Arenula, Francesco Paolo Sisto, Francesco Delmastro. Alla riunione è presente anche la presidente della Commissione Giustizia del Senato, Giulia Bongiorno.

Giorgia Meloni ha voluto informarsi sullo stato dell'arte sui provvedimenti presenti in Parlamento, valutando anche quali possano essere chiusi entro l'avvio della sessione di bilancio.

«Un check up», secondo Sisto, che avrebbe riguardato i provvedimenti che potrebbero vedere il via libera in tempi rapidi: il ddl Nordio e la prescrizione.

Prescrizione

La prescrizione cambia ancora, anche rispetto al primo emendamento di maggioranza che poi è saltato in corso di settimana. Il ministero della Giustizia ha fatto sapere che ha trasmesso un nuovo testo alla Commissione giustizia della Camera.

«L'aspetto principale della riforma è la previsione di una sospensione della prescrizione per 24 mesi dopo la sentenza di condanna in primo grado e per 12 mesi dopo la conferma della condanna in appello. Se la sentenza di impugnazione non interviene in questi tempi, la prescrizione riprende il suo corso e si calcola anche il precedente periodo di sospensione. Anche in caso di successivo proscioglimento o di annullamento della sentenza di condanna in Appello o in Cassazione, il periodo in cui il processo è stato sospeso si calcola ai fini della prescrizione».

L’opposizione, però, non concorda: «Si tratta della quarta riforma in sei anni. Perché ricominciare dalla prescrizione che non era il problema della giustizia? Noi siamo per mantenere i risultati ottenuti e per farlo non dobbiamo di nuovo cambiare le carte in tavola. Noi diciamo: se con la riforma in vigore stiamo ottenendo i risultati che avremmo dovuto ottenere nel 2026, perché dobbiamo cambiare strada?», ha detto la deputata e responsabile Giustizia Pd, Debora Serracchiani.

Carcere

Il capo del dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria, Giovanni Russo, durante il suo intervento al Salone della Giustizia a Roma, ha parlato del suo modello di carcere.

«Non è più la domanda se carcere sì o no, ma quale carcere, quale istituto penitenziario: Noi abbiamo circa 13mila detenuti che nei prossimi 24 mesi riacquisteranno la libertà. In tutto 22mila detenuti nei prossimi tre anni», quindi «lo sforzo che dobbiamo fare è quello di renderli migliori, offrire loro la possibilità di ritrovare sé stessi, di trovare un rapporto dimensionale con la società».

Ha toccato il tema della detenzione per le donne per cui va trovato un nuovo modello perchè «fino ad adesso il trattamento delle donne detenute è stato immaginato per similitudine o per sottrazione. Si è preso il modello del detenuto uomo e si è tolto qualcosa per assecondare i bisogni della donna oppure si è emulato quello che si prevedeva per lui».

Su questo nel 2024, in vista del G7 della Giustizia a Venezia, «le nostre detenute della Giudecca provvederanno, insieme ai nostri tecnici e agli architetti, a ridisegnare totalmente il padiglione 17. Sarà il primo padiglione che nasce per la detenzione al femminile creato con le detenute».

Inoltre ha toccato il tema del “nuovo 41 bis”: «Stiamo rivedendo in chiave costituzionale la circolare che regola il 41 bis: sarà un 41 bis costituzionalmente ineccepibile, eliminando qualunque ipotesi di trattamento in qualche modo vessatorio. Non ci sarà differenza con gli altri detenuti se non tutte quelle differenze che impediscono nella maniera più assoluta che questi criminali speciali possano continuare a svolgere attività dannosa per la società intera». Attualmente sono 730 i detenuti sottoposti al regime di 41 bis.

Garante dei detenuti

Anche alla Camera, come già al Senato, la maggioranza ha deciso di non permettere le audizioni dei candidati al nuovo ufficio del Garante dei detenuti. «Non possiamo che esprimere la nostra protesta per questa assurda scelta di blindarsi nei loro circuiti, palesando una debolezza del Ministero della Giustizia rispetto alle decisioni prese», hanno scritto capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra e PD nella commissione Giustizia della Camera, Devis Dori e Federico Gianassi.

Qui per un approfondimento sulla questione.

Salone della giustizia

Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, è intervenuto all’apertura del salone della Giustizia di Roma e ha fatto un intervento che indirettamente tocca lo scontro tra toghe e politica dopo le ordinanze di Catania.

«Il giudice deve affermare il diritto positivo, non l'etica» e «Il magistrato deve applicare la legge: non c'è la possibilità di un diritto creativo o che il magistrato sostituisca la sua etica a un'etica metafisica».

Nordio ha aggiunto che «Oltre la metà dei miei interventi programmatici davanti alle Camere sulla riforma della Giustizia avevano come oggetto la riforma della procedura civile. È lì che si gioca il futuro della nostra economia», del resto «I ritardi dei nostri processi, l'inefficienza della Giustizia civile, l'incertezza del diritto costano 2 punti di Pil».

Sulla separazione delle carriere, invece, ha parlato di «polemiche sterili e inutili. Quando vengo accusato di volere separare le carriere per portare il pm sotto l'ala protettiva dell'esecutivo, rispondo che ho fatto per 40 anni il pm per essere libero e indipendente». La riforma si farà perchè è «nel programma di governo», ma «non è un cosa che si farà domani» perchè richiede una revisione costituzionale.

Veleni al consiglio di stato

nomina segretario delegato al consiglio di stato

Convegno consiglio di stato

Venerdì 27 e sabato 28 ottobre, a Ravello, presso l'Auditorium Oscar Niemeyer, si svolge il convegno dal titolo "Protezione, garanzie e tutele in una società fluida, globalizzata e multilivello - Principi, diritti e interessi fondamentali", organizzato dal Consiglio di Stato, in collaborazione con la Fondazione Ravello

Csm su dl Caivano

La Sesta Commissione del Csm ha promosso con riserva il dl Caivano, che va nell'ottica «di una più immediata ed incisiva azione giurisdizionale di contrasto al fenomeno della criminalità minorile». Ma ci sono «criticità» che «in astratto potrebbero prestare il fianco a rilievi da parte della Commissione Europea».

Uno di questi è «l'ampliamento dei presupposti per l'applicazione delle misure cautelari ai minori» anche nei delitti nella forma tentata, diversamente da ciò che è previsto per gli adulti e «potrebbe integrare profili di irragionevolezza». Anche il Daspo ai minori svincolato dall’immediato controllo del giudice può determinare una «non irrilevante limitazione della libertà di circolazione». 

Inoltre «le novità introdotte richiedono una più incisiva azione di supporto in favore degli uffici giudiziari minorili» e novità normative «oggettivamente ispirate da una logica di maggior rigore nei confronti dei minorenni» si dovrebbero accompagnare a implementazioni sul territorio dei servizi sociali, sanitari ed educativi.

Il parere sarà discusso mercoledì dal plenum di Palazzo dei marescialli.

Lo strappo di Pinelli

Il parere, però, ha generato uno strappo. Tra i tre astenuti, infatti, c’è il vicepresidente Fabio Pinelli, che è intervenuto in plenum per spiegare che «Il parere non si limita ad analizzare l'impatto delle nuove norme sull'organizzazione degli uffici giudiziari ma esprime una serie di plurime perplessità, censure e critiche su vari punti. La struttura del parere così formulato esonda dal terreno delle considerazioni consentite al Csm». Il vicepresidente ha sollevato la questione die limiti della funzione dei pareri, rinviando di fatto al dibattito sulla separazione tra politica e giustizia: «La funzione di rendere pareri deve limitarsi a una leale collaborazione ma nel rispetto dei diversi ruoli. La funzione consultiva del Consiglio non può trasmodare in impropria partecipazione alle politiche giudiziarie».

Nuovo no della Camera al Csm

La giunta per le autorizzazioni della Camera ha respinto la richiesta del Csm sull'utilizzabilità, nel procedimento disciplinare a carico di Cosimo Ferri, delle intercettazioni registrate con il trojan nel cellulare di Luca Palamara.

Contro si sono espressi i partiti di centrodestra, a favore il Movimento 5 Stelle e il Pd, astenuta l’Alleanza verdi e sinistra.

Si tratta della seconda volta che la Camera nega l’ultilizzo delle intercettazioni: la prima era stata annullata dalla Corte costituzionale dopo che il Csm aveva sollevato conflitto di attribuzioni (la Consulta aveva annullato la prima decisione di Montecitorio, stabilendo che si pronunciasse con una nuova valutazione).

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