Care lettrici, cari lettori,

questa è stata una settimana caratterizzata da due impegni istituzionali di cui trovate due approfondimenti: l’elezione del nuovo vicepresidente del Csm, il laico in quota leghista Fabio Pinelli, e l’inaugurazione dell’anno giudiziario in Cassazione, che è stato occasione di un bilancio sui risultati del 2022.

Parallelamente, il dibattito sulla giustizia continua ad essere acceso e la newsletter ospita cinque analisi su temi controversi e all’ordine del giorno.

Sul fronte penale, il magistrato Alessandro Clemente riflette sul disegno di legge governativo sulla procedibilità dei reati con l’aggravante mafiosa e mette in evidenza come la modifica pensata dal ministro Carlo Nordio renderà ancora più gravoso il lavoro del pm.

Su quello delle riforme, il presidente dell’Unione nazionale camere civili, Antonio De Notaristefani spiega il senso della riforma dell’equo compenso ora al vaglio del parlamento e perchè è una misura indispensabile per tutelare non solo i professionisti ma anche i cittadini.

L’avvocato Luigi Viola torna sul tema della giustizia predittiva e sul suo funzionamento dal punto di vista dell’intelligenza artificiale, a partire dal caso statunitense del primo avvocato-robot.

La vicepresidenza del Csm

Il plenum del Csm che si è appena costituito dopo l’elezione dei laici ha eletto il nuovo vicepresidente, che è l’avvocato padovano eletto in quota Lega, Fabio Pinelli. 

Dopo trent’anni, dunque, il centrodestra torna a guidare il Csm con un suo laico, che succede ai dem Roberto Legnini e David Ermini.

Tuttavia, il Csm si è spaccato nell’elezione e il voto è stato un testa a testa tra Pinelli e il professore in quota Pd, Roberto Romboli. Alla fine il primo ha prevalso nella terza votazione a maggioranza dei presenti con 17 voti a 14, con una bianca.

Pinelli, nel suo primo discorso, ha ricordato il magistrato Rosario Livatino, assassinato dalla stidda nel 1990, a 38 anni, mentre andava ad Agrigento. Pinelli ha ricordato le sue parole: “Quando moriremo nessuno ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti ma quanto siamo stati credibili” e ha aggiunto: “Cerchiamo di essere trasparenti e mai obliqui, nell’interesse del paese”.

Intorno a lui si è consolidata l’asse tra la corrente conservatrice di Magistratura indipendente, che è il gruppo più numeroso con 7 voti e i 7 laici di centrodestra. Per lui, poi, si sarebbe espresso anche il togato indipendente Andrea Mirenda, che proviene da una storia culturale progressista (è stato per vent’anni iscritto a Magistratura democratica), il laico di Italia Viva, Ernesto Carbone e probabilmente anche il procuratore generale di Cassazione, Luigi Salvato.

In favore del costituzionalista pisano Romboli – che ha preso 13 voti in prima votazione, 12 in seconda a 14 in terza – si è schierata la corrente progressista di Area coi suoi 6 componenti e anche i 4 voti delle toghe centriste di Unicost e quello di Magistratura democratica, oltre ad altri due voti. La scheda bianca dovrebbe essere quella del primo presidente di Cassazione, Pietro Curzio, che tra due settimane andrà in pensione.

Al netto dei singoli voti a scrutinio segreto, tuttavia, è già emersa una saldatura tra i progressisti e i centristi, mentre il gruppo di Mi ha trovato sintonia con i laici di centrodestra. Una divisione, questa, che spacca a metà il consiglio (13 contro 13, considerando che il vicepresidente di norma si astiene dalle votazioni) e rende determinante nelle future decisioni l’orientamento dei membri indipendenti.

La sezione disciplinare

Il Csm ha nominato anche i membri della sezione disciplinare, che nella passata consiliatura è stata al centro della gestione di tutti i passaggi più delicati.

I numeri della giustizia 

L’apertura dell’anno giudiziario in Cassazione è stata l’occasione per un bilancio sullo stato della giustizia, a partire dai dati presentati dal primo presidente, Pietro Curzio.

Ha parlato di un 2022 con «luci ed ombre» ma con un progressivo miglioramento della situazione sia nel settore civile che in quello penale: «Il numero dei processi civili pendenti al 30 giugno 2022 è di 2.881.886 unità, con una decrescita del 7,2 per cento rispetto al 2021. Quello dei processi penali è di 2.405.275 unità, in questo caso la decrescita è del 4,5 per cento. Si sta dunque lentamente ma progressivamente riducendo l'arretrato».

Ha sottolineato poi come le riforme per ridurre i tempi dei giudizi richiedono grandi sforzi organizzativi ma gli obiettivi europei del Pnrr di ridurre del 40 per cento i tempi del civile e del 25 per cento quelli del penale sono raggiungibili. Nel civile, infatti, i tempi si sono già ridotti rispetto all’anno scorso «del 8,6 per cento nelle Corti d'appello e del 6,5 per cento nei tribunali» e nel penale «del 14,7 per cento nelle Corti d'appello e del 9,4 per cento nei tribunali».

Ha però sottolineato le carenze di personale: «A fronte di un organico di 10.558 unità risulta scoperto il 13.7 per cento dei posti, percentuale anch'essa in crescita rispetto allo scorso anno. In sostanza oggi mancano 1.458 magistrati». Sul fronte dei reati, infine, ha sottolineato la riduzione del numero degli omicidi, 310 nel 2022, di cui però «circa la metà sono avvenuti nell'ambito dei rapporti familiari» e 122 su 310 hanno «come vittima la donna, spesso ad opera del partner o ex partner». Altro dato preoccupante è quello degli infortuni e delle morti sul lavoro, «che anche quest'anno ha superato il livello di 1.000 casi, con l'inquietante ritmo di tre morti al giorno».

Il caso Messina sull’inaugurazione dell’anno giudiziario

Dopo l'inaugurazione in Cassazione, il 28 gennaio si svolgeranno le inaugurazioni nei distretti di corte d'appello. In vista di domani, però, è scoppiato un "caso Messina".

Durante l'inaugurazione, a causa del contingentamento dei tempi della cerimonia, sono previsti interventi istituzionali dei rappresentanti della magistratura e dell'avvocatura ma l'invito alla partecipazione è estesa anche alle associazioni, che possono depositare una relazione scritta poi allegata agli atti. Il presidente della camera penale di Messina, l'avvocato Bonaventura Candido, che aveva chiesto di intervenire al dibattito ha chiesto di conoscere l'elenco degli interventi "istituzionali". Come si legge in una lettera inviata al presidente della corte d'appello e al procuratore generale, "con mio sommo stupore ho appreso che tra questi è contemplato quello del rappresentante di Anm. Per quanto a mia conoscenza, Anm è però solo una libera associazione tanto quanto la Camera Penale".
Per questo ha chiesto di porre rimedio, prendendo atto che l'intervento di Anm non può rientrare tra quelli istituzionali, ovvero dando pari spazio e pari dignità a tutte le associazioni che hanno chiesto di intervenire".
Poichè alla sua lettera non è seguita risposta, il direttivo della camera penale di Messina ha deciso di declinare l'invito a partecipare all'inaugurazione e, "non accettando l'attribuzione, all'interno della cerimonia, di un ruolo diverso da quello riconosciuto all'Anm", ha proclamato lo stato di agitazione e si riserva - in mancanza di spiegazioni - di valutare altre azioni "per far comprendere che nell'ambito della giurisdizione il ruolo dell'avvocato non è secondo a quello di nessun altro".

Fondo per il rimborso delle spese legali

Con la legge di bilancio 2023 (art. 1, comma 862/b, L. 29 dicembre 2022, n. 197), la dotazione del fondo per il rimborso delle spese legali agli imputati assolti in via definitiva con formula piena passa da 8 a 15 milioni di euro.

Sarà Equitalia Giustizia Spa a gestire l’istruttoria delle istanze di rimborso presentate dagli imputati nei processi penali in cui sono intervenute sentenze irrevocabili di assoluzione perché il fatto non sussiste, perché l’imputato non lo ha commesso o perché il fatto non costituisce reato o non è previsto dalla legge come reato.

In attuazione dell’accordo, Equitalia Giustizia procederà all’istruttoria delle istanze individuate dal Ministero e visualizzate nella Sezione “Gestione istanze imputati assolti” del portale LGS-Liquidazione Spese di Giustizia, per verificare la correttezza e la regolarità della documentazione.

La convenzione ha carattere sperimentale, con facoltà di rinegoziazione nel secondo semestre del 2024, alla luce della consistenza delle istanze pervenute nel biennio 2022-2023.

Un’altra convenzione tra Ministero della Giustizia ed Equitalia regola il primo popolamento dell’Albo dei gestori della crisi d’impresa, soggetti incaricati dall’autorità giudiziaria delle funzioni di controllo delle procedure previste dal Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza. 

Ad Equitalia Giustizia Spa sarà affidata la valutazione delle domande di iscrizione, processando le istanze pervenute tramite il portale “Albo dei gestori della crisi d’impresa”.

La scadenza della convenzione è fissata al 30 settembre 2023.

L’equo compenso

La Camera ha approvato la legge sull’equo compenso, il cui iter si era interrotto al Senato nella scorsa legislatura. La legge fissa un perimetro di regole per tutelare i professionisti dai cosiddetti committenti forti, che fanno leva sulla concorrenza per giocare al ribasso sui compensi professionali.

Il provvedimento, tuttavia, non comprende tutte le parti private come soggetti obbligati a corrispondere un compenso equo alla quantità e qualità del lavoro svolto dal professionista. Inoltre, continua a operare una separazione tra professioni ordinistiche e non.

La legge che ora passa al Senato, infatti, si riferisce solo ai rapporti di lavoro con grandi committenti (banche, assicurazioni) e con le Pubbliche amministrazioni. Inoltre attribuisce ai professionisti ordinisti una sanzione disciplinare in caso di accettazione di un compenso sotto soglia. 

Il caso Cospito

Peggiornano le condizioni di Alfredo Cospito, anarchico al 41bis che è da 100 giorni in sciopero della fame. Il suo avvocato ha chiesto di rivedere la misura ma la Cassazione ha inizialmente fissato l’udienza per il 20 aprile. «In quella data sarà morto», ha detto il suo medico di fiducia che lo ha visitato in carcere, Angelica Milia, dicendo che è già «da un momento all’altro in pericolo di vita». Anche per questo, l’udienza è stata anticipata al 7 marzo.

Nella notte del 26 gennaio Cospito è caduto nella doccia e si è rotto il naso, «è stato curato nella clinica di Otorinolaringoiatria per ridurre la frattura scomposta alla base del naso, ma ha perso molto sangue, è debole, ha difficoltà ad avere una normale termoregolazione corporea». Attualmente indossa quattro o cinque maglie e tre paia di pantaloni, ha sempre freddo e «non ce la fa più ad uscire e camminare nell'ora d'aria, si sente molto debole tanto che sta utilizzando la sedia a rotelle a questo lo avvilisce molto», ha detto il suo difensore, l'avvocato Flavio Rossi Albertini.

Giuristi e intellettuali hanno sottoscritto una petizione per chiedere almeno il temporaneo annullamento della misura del 41 bis, per scongiurare la sua morte in carcere.

Elezioni dei consigli degli ordini

Continuano le votazioni per eleggere i nuovi consigli degli ordini degli avvocati. Intanto, in alcuni fori in cui le operazini di voto si sono concluse si è già eletto anche il presidente.

È il caso di Roma, dove il nuovo presidente è Paolo Nesta. Ancona, invece, ha eletto Gianni Marasca.

La serie su Lidia poet

Infine una notizia non strettamente giuridica ma che può interessare agli appassionati. Il 15 febbraio debutta su Netflix una serie in 6 episodi dal titolo “La legge di Lidia Poët”, che racconta la vita della prima avvocata d’Italia. 

La serie è ambientata nella Torino di fine Ottocento, e comincia con la sentenza della corte d’appello che dichiara illegittima l'iscrizione di Lidia Poët all'albo degli avvocati, impedendole così di esercitare la professione perché donna.

La storia di Lidia Poet è stata di ispirazione per moltissime donne che hanno scelto la professione forense, anche grazie a chi prima di loro ha combattuto per l’accesso all’albo alle donne.

Nel cast, Matilda De Angelis nel ruolo della protagonista, ed Eduardo Scarpetta in quello del giornalista Jacopo Barberis. Pier Luigi Pasino è Enrico Poët, fratello di Lidia, mentre Sara Lazzaro e Sinéad Thornhill sono rispettivamente Teresa Barberis, moglie di Enrico, e Marianna Poët, la loro figlia.

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