Il tentativo, seppur poco convincente per le toghe, di tendere una mano alla magistratura fatto sabato dal ministro della Giustizia Carlo Nordio, al Congresso dell’Anm, è stato vano. Sono bastate le poche parole consegnate alla Stampa da Guido Crosetto, ministro della Difesa, per dare nuovo ossigeno a una fiamma che va avanti da mesi e che vede uno scontro quotidiano tra due poteri dello stato, esecutivo e giudiziario.

La magistratura, dice Crosetto, «è politicizzata». Ma per il ministro non sono le correnti a mettere in pericolo l’equilibrio dell’organo, piuttosto «un potere che non ha più controlli, in cui anche un singolo pm, se arrabbiato con qualcuno, può distruggerlo».

Il ministro della Difesa auspica una «giustizia terza», che risponda «in modo non corporativo». Non si preoccupa della tensione istituzionale crescente, specie dopo gli attacchi da parte di esponenti del governo sull’indagine della procura di Genova che ha portato il presidente di regione, Giovanni Toti, agli arresti domiciliari.

Interrogato sulla tempistica dell’indagine di Genova, ha spiegato che lo scandalo in Puglia, che ha coinvolto il Partito democratico, è servito alla magistratura per aprire la porta e «poter affondare il colpo ancora più forte dall’altra parte». A destra, intende.

Screditare

Il ministro della Difesa ha dato seguito alla sua intervista con un tweet, dal sapore di complotto. In molti lo hanno definito coraggioso per le risposte date alla Stampa e lo hanno avvertito di «fare attenzione», scrive, «provassero a inventare qualcosa per farmi male».

Parole che alludono alla magistratura come un potere pericoloso contro cui bisogna difendersi. Ma la critica, che può essere alla base della dialettica tra poteri, può diventare dannosa. A lanciare l’allarme il segretario generale dell’Anm, Salvatore Casciaro, in una mozione approvata per acclamazione dal Congresso.

La critica «deve muovere dal rispetto reciproco, ispirarsi a continenza ed essere sempre motivata e ragionata, nell’interesse dello Stato e della fiducia» verso le istituzioni democratiche. Altrimenti è una critica «dannosa per le istituzioni». Questa modalità deve essere contrastata con fermezza «perché inquina il dibattito pubblico intorno alla giustizia e genera sfiducia verso la magistratura», si legge nella mozione.

Indipendenza in pericolo

I magistrati hanno poi risposto alle rassicurazioni di Nordio di sabato sull’indipendenza del pm dal potere esecutivo. «L’indipendenza dei magistrati giudicanti e requirenti è un principio non negoziabile», aveva detto il ministro, ma la separazione delle carriere «è un dogma non trattabile». La riforma si farà, anche se non si sa quando.

Una riforma, che «non porterebbe alcun beneficio alla giustizia e che porrebbe in pericolo l’indipendenza della magistratura», ha detto ai giornalisti il presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia. E ha aggiunto: «Al ministro che ci dice che non è in discussione l’indipendenza del pm e che il pm di domani, da lui disegnato, avrà la stessa indipendenza di quello odierno, diciamo: se così è perché toccarlo? Teniamoci l’indipendenza che abbiamo già».

Non c’è alcun bisogno di toccare la carta costituzionale, sottolinea Santalucia, sostenuto da Casciaro che ha espresso «l’intransigente contrarietà» dell’Anm «alla separazione delle carriere e al complessivo indebolimento del Csm» e da Ida Teresi, presidente della giunta del distretto di Corte d’Appello di Napoli dell’Anm, che ha assicurato: l’associazione vigilerà affinché nessuna riforma intacchi il delicato equilibrio democratico disegnato dalla Costituzione e la concreta separazione dei poteri.

«Ferma contrarietà» sulla separazione delle carriere è stata espressa dalla segretaria del Pd, Elly Schlein, sabato a Palermo. A respingere gli attacchi del governo anche il leader del M5s Giuseppe Conte, che è intervenuto nella giornata conclusiva del congresso, definendo la riforma «un processo di accentramento e di ridistribuzione dei poteri in senso verticistico». Un «patto scellerato» che stravolge la costituzione, dice Conte, che accusa il ministro della Giustizia di aver censurato l’inchiesta in corso che coinvolge Toti.

Il dibattito politico

Se Nordio ha assicurato la non interferenza del potere esecutivo, Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera, ha invece ipotizzato un sistema in cui il «pm, come in altri paesi europei, risponda al ministero della Giustizia».

«Una svolta autoritaria» per Angelo Bonelli, deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, quella che per Forza Italia invece rimane una priorità. Fi rifiuta la titubanza di Nordio sulle tempistiche: «Bisogna andare avanti» perché abbiamo «preso un impegno con gli elettori che ci chiedono questo e lo rispetteremo», ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani, assicurando che non si tratta di «un atto contro la magistratura». E su Toti, sarà lui a decidere se dimettersi o meno, ma comunque è presto, sostiene Tajani.

Le dichiarazioni di Crosetto sulla vicenda di Toti sono dure, anche verso gli alleati: «Mi fanno ribrezzo le persone che speculano su vicende di questo tipo», afferma, anche nel centrodestra: anche un ministro di Fi, spiega, ha «di fatto» scaricato Toti, «dimenticando la storia del fondatore del suo partito».

Un garantismo, quello del governo e di Nordio, mostrato «giustamente» nel caso Toti che il padre di Ilaria Salis, l’insegnante detenuta a Budapest, vorrebbe vedere anche per gli «italiani privati della libertà all’estero», non «adeguatamente tutelati dallo stato, come Ilaria».

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