Care lettrici, cari lettori

La notizia della settimana è certamente l’apertura dell’anno giudiziario in Cassazione, alla presenza delle più alte cariche del settore giustizia. Domani, sabato 26 gennaio, si svolgerà l’inaugurazione nelle 26 Corti d’Appello e il ministro Carlo Nordio parteciperà a quella di Brescia.

La prossima settimana, poi, riprenderanno tutti i principali dossier nelle commissioni Giustizia di Camera e Senato, con il ritorno dell’emendamento Costa che vieta la pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare e i test psico-attitudinali per i magistrati.

Sul fronte dei commenti, questa settimana interviene l’avvocata romana Maria Brucale, che torna ad occuparsi di 41 bis, con il racconto di un caso dell’ennesimo detenuto morto in carcere dopo una lunga malattia e senza benefici penitenziario.

Nel corpo della newsletter, invito a prestare attenzione a una riflessione fatta dal magistrato romano Mario Palazzi, in merito alle molte polemiche intorno alle nomine alla Scuola superiore della magistratura. Il dibattito e anche le polemiche sono state e sono ancora forti, ma la sua riflessione apre uno spaccato centrale: oggi, dopo lo scandalo Palamara, appartenere a un gruppo associativo è un vulnus? Lo spazio è aperto per chiunque voglia intervenire.

Apertura dell’anno giudiziario

L’evento nell’aula magna della Suprema corte ha avuto un accenno di ottimismo: secondo i dati, infatti, la riforma Cartabia ha iniziato a dispiegare i suoi effetti e i dati sulla riduzione dei tempi della giustizia sono incoraggianti.

Margherita Cassano, prima donna nella funzione di prima presidente della Corte di Cassazione, ha esposto i dati: 

Pendenze civili: -8,2% nei Tribunali e -9,8% nelle Corti d’appello; durata media dei procedimenti: in primo grado -6,6% e in appello -7%; disposition time: -6,4% nei Tribunali e - 6,4% nelle Corti d'appello.

Pendenze penali: -13% nei Tribunali e -6,5% nelle Corti d'appello, pur considerando l'aumento dei procedimenti di nuova iscrizione pari nel 2023 a 2.447.467. Il numero dei procedimenti definiti è aumentato dell'8,3% in primo grado e del 10,6% in appello. Disposition time: 310 giorni in tribunale, rispetto ai 386 del periodo precedente e 689 giorni in Corte d’appello rispetto agli 815 del periodo precedente.

Per la Cassazione, su un totale di 94.759 procedimenti civili (il 54,6% è in carico alle Quattro Sezioni civili e il 44,2% alla Sezione Tributaria) le definizioni ammontano a 34.793. L’indice di ricambio è salito al 141% rispetto al 121,3% del 2022. Il disposition time è pari a 1.003 giorni e registra una diminuzione di 60 giorni rispetto al 2022 e di 299 giorni se raffrontato con i dati di partenza del 2019.

Nelle relazioni, però, ci sono stati anche accenni velatamente più polemici: qui un articolo più dettagliato e analitico, che presenta i contenuti degli interventi di Cassano, il pg di Cassazione Luigi Salvato, il vicepresidente del Csm Fabio Pinelli, l’avvocato generale dello Stato Gabriella Palmieri Sandulli, il ministro Carlo Nordio e il presidente del Cnf Francesco Greco.

La giustizia amministrativa

Lunedì 5 febbraio alle ore 11.00 presso il Consiglio di Stato, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, del Sottosegretario di Stato, Alfredo Mantovano e delle più alte cariche dello Stato, si svolgerà la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario e di presentazione della “Relazione sull’attività della Giustizia amministrativa”.

Il valzer delle nomine, dalla Corte dei Conti al ministero della Giustizia

E’ sempre tempo di nomine. Il ministro degli Affari europei, Raffaele Fitto, ha favorito la nomina alla Corte dei conti europea del magistrato contabile Carlo Alberto Manfredi Selvaggi, che il ministro nel maggio scorso aveva messo a dirigere la Struttura di Missione Pnrr.

La nomina è stata uno schiaffo alla Corte dei conti, che per prassi ha sempre espresso il suo nome nella sua omologa europea e il governo si limitava a ratificarla. Invece, oltre al danno la beffa: alla Corte, infatti, è arrivata la richiesta di individuare una coppia di nomi tra cui scegliere ed erano stati indicati il presidente della sezione di Controllo per gli affari comunitari e internazionali, Giovanni Coppola e la presidente di sezione Maria Annunziata Rucireta, con alle spalle dieci anni da capo del Gabinetto italiano proprio alla Corte dei conti europea. Una volta avuti i due curriculum, però, il governo li ha accantonati entrambi in favore del terzo nome. (Qui l’articolo con maggiori dettagli).

Anche in via Arenula la situazione è esplosiva. Da mesi si rincorrono le voci della volontà di lasciare del capo di Gabinetto, Alberto Rizzo. Se decidesse per lo strappo, potrà sfruttare un emendamento al decreto Asset approvato in ottobre, che ha modificato la riforma Cartabia. La riforma ha previsto che i magistrati fuori ruolo, una volta terminato il servizio, non possano assumere funzioni direttive e semidirettive per i successivi quattro anni, a meno che l’incarico non sia durato meno di un anno. L’emendamento ha allungato la finestra a due anni, col risultato che Rizzo – entrato in servizio il 27 ottobre 2022 – potrà scampare il periodo di cooling off se lascerà a breve l’incarico. Cosa probabile, vista la sua candidatura per la presidenza del tribunale di Firenze, per quello di Modena e la Corte d’appello di Brescia, i cui vertici sono scaduti rispettivamente lo scorso dicembre, ottobre e novembre. Non è raro che i magistrati nei ministeri presentino domande, peculiare è che non le ritirino: secondo fonti del Csm, Rizzo è stato chiamato direttamente dai vertici del Consiglio per capire cosa avrebbe fatto e lui ha confermato che non intende ritirare nessuna candidatura.

Nomina del garante dei detenuti

Felice Maurizio D’Ettore nuovo presidente del collegio del Garante nazionale per le persone private della libertà. Sarà pubblicato nella Gazzetta ufficiale del 25 gennaio 2024, il decreto del Presidente della Repubblica che conclude l’iter di nomina.

Avvocato e professore di diritto privato, D’Ettore succede a Mauro Palma nell’ Autorità di garanzia indipendente, organismo istituito nel 2013, ma che ebbe effettiva operatività solo nel 2016.

Gli avvocati Irma Conti e Mario Serio sono gli altri due componenti del collegio del Garante, cui la Legge attribuisce il compito di vigilare sul rispetto dei diritti delle persone private della libertà. Succedono a Emilia Rossi e Daniela De Robert.

Così il ministero della Giustizia ha dato notizia del completamento del passaggio, iniziato addirittura nel luglio scorso e con numerosi strascichi polemici: primo tra tutti, il fatto che il nuovo ufficio del garante non sia stato audito in parlamento. Qui per tutti i dettagli.

Intanto, il 23 gennaio, un detenuto di origini siciliane di circa 56 anni in mattinata è stato trovato impiccato nella sua cella del carcere di Verona. E’ il nono suicidio di un recluso nel corso dell'anno, quasi uno ogni due giorni.

I ddl in parlamento

Le commissioni Giustizia di Senato e Camera hanno rimandato alla prossima settimana, con parere positivo del governo, il voto ai pareri sui decreti attuativi in materia di magistrati fuori ruolo e ordinamento giudiziario.

Lo scontro sulla scuola superiore della magistratura

Da settimane continua lo scontro dentro al Csm (ma anche fuori) per la nomina dei sei membri della Scuola superiore della magistratura, la cui nomina è appannaggio del consiglio. La sesta commissione ha licenziato i sei nomi, che ora passano al plenum, ma con uno strascico di polemiche.

I nomi sono quelli di Roberto Giovanni Conti, Loredana Nazzicone e Gian Andrea Chiesi, per il settore civile; Vincenzo Sgubbi, Fabio Di Vizio e Roberto Peroni Ranchet, per il penale.

A questa decisione è seguito un comunicato di Area (che con Marcello Basilico ha la presidenza della commissione) sulle modalità di lavoro.

La grande critica mossa, anche via stampa, alla gestione dell’individuazione dei nomi è stata quella di una spartizione correntizia, con il “patto” di 3 candidati a Mi, 2 ad Area e 1 a Unicost. In particolare il togato indipendente del Csm Andrea Mirenda aveva motivato lo stallo nella nomina al mancato accordo sui nomi tra i gruppi (e il deputato Enrico Costa ha annunciato su questo una interpellanza al ministro).

Il termine per la nomina scadrebbe il 30 gennaio ma non è detto che il plenum riesca a ultimare la nomina entro quella data.

Sono stati già scelti, invece, i nomi di appannaggio ministeriale: Ines Maria Luisa Marini (magistrato in quiescenza, già presidente della Corte d’Appello di Venezia), Stefano Dorigo (professore associato di diritto tributario presso l’Università di Firenze), Mauro Paladini (professore ordinario di diritto privato presso l’Università di Milano- Bicocca), Pier Lorenzo Parenti (avvocato patrocinante in Cassazione), Federico Vianelli (avvocato patrocinante in Cassazione).

La posizione di Mario Palazzi

Sul tema è intervenuto con una lunga mail il magistrato di Area ed ex candidato al Csm, Mario Palazzi, che si era candidato ad entrare nella Scuola ed è stato oggetto di critiche perchè il suo sarebbe il nome di punta sponsorizzato dal gruppo a cui appartiene.

«Rivendico orgogliosamente la mia appartenenza ad AreaDG che, nel mio piccolo, ho contribuito a costituire, così come il modo “palese” della mia militanza, propalata a testa alta sulle fonti di informazione così come negli uffici, non in conciliaboli in alberghi spumeggianti né in anticamere di potenti», è la premessa.

Palazzi si è candidato alla selezione ed è stato audito nel novembre scorso e, in quella sede, ha dato l’autorizzazione ed espressamente chiesto che la sua autorelazione venisse resa pubblica, insieme a quella di tutti gli altri aspiranti. «Reputo che tale forma di pubblicità è connaturata alle più basilari esigenze di trasparenza», ma «La mia richiesta è caduta nel vuoto».

Dopo la sua audizione, tuttavia, il clima intorno alla scuola si inasprisce, con dure interviste e prese di posizione. Tra queste, un appello ad «evitare le logiche correntizie», contenuto in una lettera firmata dai consiglieri del Csm Miele, Fontana e Mirenda, il quale successivamente rilascia su questo una lunga intervista a Repubblica sulle ragioni dello stallo nelle nomine, citando il nome di Palazzi tra i papabili.

Palazzi, che ha considerato diffamatori gli attacchi nei suoi confronti, scrive che «l’anomala gestione del percorso procedimentale ed il propalarsi di dichiarazioni da parte di chi avrebbe dovuto mantenere il riserbo correlato all’alta funzione esercitata, ha fatto sì che pur essendo impegnato da anni in delicatissimi indagini e processi tutt’ora in atto, avere sacrificato la mia vita personale e familiare essendo sottoposto a tutela in ragione delle attività svolte, essere apprezzato dal foro e dai colleghi per la serietà dimostrata nelle funzioni requirenti svolte, avere l’onore delle continue sollecitazioni da parte dell’avvocatura e dell’accademia a partecipare a convegni e lezioni nelle materie giuridiche, sono stato additato come un “correntocrate” destinatario di privilegi del tutto indipendenti da giudizi sul merito professionale».

Poi continua, «tutelerò la mia dignità personale e professionale nell’unico modo che considero confacente alla mia idea di magistrato, rivolgendomi alle Autorità giudiziarie competenti».

Nella mail, però, condivide la sua «delusione e amarezza», oltre che il pentimento per aver sollecitato i giovani colleghi «ad alzare ogni tanto la testa dal singolo fascicolo e provare a guardare più lontano, impegnandosi in modo trasparente e con orgoglio nella vita associativa in magistratura, a maggior ragione in questi tempi difficili. Ho il fondato timore di aver recato loro un danno, di averli resi “recessivi” a prescindere dai loro meriti rispetto ai tanti – e saranno sempre più – che frequentano solo aperitivi, rimangono ossequiosi e silenti aspettando le “indicazioni” di coloro che possono assicurare loro protezione».

Le riflessioni di Palazzi fanno riflettere, ancora una volta, sul ruolo dei gruppi associativi in magistratura.

Dopo lo scandalo Palamara, è evidente la difficoltà di proseguire e coniugare il loro ruolo culturale con il fatto che gli aderenti concorrano a ruoli apicali. Come sottolinea Palazzi, il rischio oggi è che l’appartenenza a una corrente sia da considerarsi una penalità.

Da notare, inoltre, che la polemica intorno ai nomi si sia sviluppata sostanzialmente a prescindere dai meriti professionali di ognuno e a non aiutare la trasparenza è stata la mancata pubblicazione delle autorelazioni, sollecitata da Palazzi ma non avvenuta.

Assemblea dell’Anm

Il 20 e 21 gennaio si è svolta l’assemblea dell’Anm, proprio all’indomani della conferenza stampa del vicepresidente del Csm, Fabio Pinelli.

Il comitato direttivo centrale ha approvato a maggioranza un documento, che però non è stato firmato da Magistratura indipendente e Articolo 101.

«Nell'ambito dell'equilibrio democratico e nel disegno voluto dai costituenti», il Csm riveste «un ruolo di garanzia imprescindibile» e l’Anm ribadisce il proprio impegno «a tutela del ruolo e delle prerogative consiliari nel sistema costituzionale», un ruolo da cui «non potrà essere giustificato alcun arretramento rispetto alla tutela dell'indipendenza della magistratura».

C’è anche un riferimento diretto a Pinelli, che «ha pronunciato giudizi che sembrano svalutativi delle sue funzioni, confinandola ad organo che dovrebbe limitarsi solo a compiti di alta amministrazione».

Sempre rispetto al Csm, si legge che«Vi è poi una prassi che pur avendo avuto meno risonanza mediatica, desta forte preoccupazione: quella adottata da alcuni consiglieri, prevalentemente laici, di votare o astenersi senza alcuna esplicita motivazione, che contribuisce a svilire il ruolo assegnato dalla costituzione al Consiglio, tentando di mutarne la fisionomia».

Infine, un appello al ministro Nordio: «Nella recente relazione, piuttosto che l'indicazione di strumenti che possano essere di ausilio al quotidiano impegno dei magistrati», «si è avuta una nuova manifestazione del timore per il preteso eccessivo potere degli uffici di procura e per i pretesi abusi delle intercettazioni o di altri strumenti di ricerca della prova». Invece le intercettazioni vanno «salvaguardate».

La posizione di Mi

Rispetto al documento del cdc, Magistratura indipendente ha pubblicato un proprio documento in cui interviene sui punti in modo autonomo.

Sull’abrogazione dell’abuso d’ufficio, «questa rischia di lasciare fuori dall’area della penale rilevanza condotte che, invece, meritano una sanzione penale».  Quanto alle intercettazioni, «condividiamo il richiamo al rispetto degli arresti della giurisprudenza costituzionale e sovranazionale in materia di utilizzazione delle conversazioni estrapolate a seguito del sequestro dei telefoni cellulari, così come il richiamo all’utilizzo dello strumento di indagine delle intercettazioni considerando il principio del rispetto della riservatezza», ma rimane «la necessaria difesa e salvaguardia di tale fondamentale strumento di indagine». Quanto all’efficienza del sistema, «i magistrati stanno già dimostrando grande capacità di lavoro e di sacrificio e nulla può essere loro richiesto in più» e «non esiste efficienza senza investimento di risorse».

Rispetto al Csm, infine, la posizione è la stessa già presa in corso della settimana scorsa: «Pur prendendo atto delle successive precisazioni e puntualizzazioni», «occorre ricordare che sulle questioni istituzionali è opportuno che i toni ed i contenuti siano ispirati a ponderazione ed equilibrio».

Giornata degli avvocati in pericolo

Il 24 gennaio è la giornata internazionale degli avvocati in pericolo e, in occasione dell'edizione 2024 , il Consiglio Nazionale Forense ha partecipato al convegno ospitato dall'Ordine degli avvocati di Verona, "Iran, la lotta per i diritti umani attraverso la vita e la missione delle avvocate e degli avvocati". Qui il video dell’iniziativa.

Nomine al Csm

È stato votato dal plenum del Csm, all'unanimità, il nuovo presidente del Tribunale di Caltagirone, Vincenzo Antonio Panebianco e, con tre astensioni, è stato votato il nuovo presidente di Sezione della Corte di Appello di Trento, Liliana Guzzo. Votato dal plenum del Csm, con 13 astensioni, il nuovo presidente Sezione del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Giovanni D'Onofrio. 

A maggioranza, con 16 voti a favore, il Csm ha votato anche per la nomina di Giulio Lino Maria Giuntoli a presidente del Tribunale di Massa. Al candidato alternativo Giovanni Sgambati sono andati 14 voti.

© Riproduzione riservata