Care lettrici, cari lettori

questa settimana è stata all’insegna di una polemica più politica: il grande freddo tra il ministro della Giustizia Carlo Nordio e la premier Giorgia Meloni. Oggetto: l’istituzione di una commissione di inchiesta con poteri ispettivi sull’indagine per fuga di notizie a Perugia.

Sullo sfondo, però, si sono anche questioni più legate alla giustizia, una tra tutte il rinvio a data da destinarsi dell’arrivo in aula della separazione delle carriere in magistratura, caro al ministro e a Forza Italia e su cui una parte del governo è più scettico, se non sul merito almeno sulle tempistiche.

Sul piano dei commenti, invece, l’ex magistrato di Brescia, Claudio Castelli, offre una approfondita riflessione su uno degli aspetti che più sta condizionando la vita delle toghe: il nuovo applicativo per il processo penale telematico e l’apparente fallimento sul piano informatico del ministero della Giustizia. Che, secondo Castelli, è superabile solo con una nuova governance.

Inoltre, segnalo anche l’intervista al consigliere del Csm, Marcello Basilico, che è anche presidente della sesta commissione che si è occupata delle nomine dei componenti del direttivo della Scuola superiore della magistratura. Con i conseguenti strascichi polemici.

Le novità da Perugia

L’indagine di Perugia sulle presunte fughe di notizie che vedono coinvolti giornalisti, finanzieri e magistrati dell’Antimafia è ancora al centro delle cronache. Per una spiegazione di cosa sta succedendo, anche a Domani, rinvio alla precedente newsletter.

Questa settimana, però, si è aggiunta una voce. Il procuratore generale di Perugia, Sergio Sottani, ha inviato un comunicato stampa in cui sottolinea la sua funzione di sorveglianza sull’attività dei magistrati requirenti del distretto: 

«Il quadro investigativo raccolto dalla procura perugina, relativamente a presunti accessi abusivi da parte di una persona in servizio presso la Direzione Nazionale Antimafia, è apparso di tale inaudita gravità da indurre ad una inusuale congiunta richiesta di audizione del Procuratore della Repubblica unitamente al Procuratore Nazionale Antimafia ed Antiterrorismo. Lo stato attuale delle indagini, complesse ed articolate oltre che estremamente delicate, è stato delineato dal Procuratore della Repubblica di Perugia nel corso delle pubbliche audizioni.

Anche sul punto, l’attività di vigilanza sui rapporti con gli organi di informazione dei Procuratori del distretto impone a questo Procuratore Generale di verificare il corretto bilanciamento tra il doveroso diritto dell’opinione pubblica ad essere informata nella fase delle indagini ed il rispetto della presunzione di innocenza.

In conclusione, l’attività di questo Procuratore Generale, nei rigorosi limiti delle proprie attribuzioni, viene svolta sempre nella duplice direzione di evitare attacchi strumentali alla funzione giudiziaria ed ai magistrati requirenti che la incarnano e, contestualmente, di segnalare agli organi deputati al controllo quelle che potrebbero apparire eventuali anomalie comportamentali nell’esercizio della funzione giurisdizionale».

La commissione d’inchiesta

Al centro della polemica è finita anche la scelta di Nordio di proporre una commissione d’inchiesta con poteri inquirenti, subito liquidata con un no da fonti della maggioranza di governo.

L’incauta sortita di Nordio, durata meno di 24 ore, ha dunque rischiato di aggiungere un elemento non voluto in una vicenda ancora non chiara. Proprio per evitare nuove frasi fuori copione, secondo fonti di opposizione, sarebbe arrivato il no che ha bloccato la sua partecipazione alla Leopolda di Firenze programmata per sabato scorso.

Anche a costo della brutta figura di disattendere la conferma personale che Nordio aveva già dato a Matteo Renzi la mattina stessa dell’evento. Eppure – anche per contrappasso – proprio sulle parole del ministro si sta costruendo un fronte opposto alla linea meloniana di gestione del caso mediatico.

La Lega ha infatti subito appoggiato con una nota quella che ormai è diventata “la proposta Nordio”, e anche Italia viva non intende mollare la presa. «Noi siamo favorevoli, sono curioso di vedere se Fdi voterà questa commissione d’inchiesta», ha detto Renzi, e «misureremo il coraggio di Meloni se seguirà le idee di due suoi ministri».

Carcere: la manifestazione dei penalisti

Dall’inizio del 2024 sono stati 25 i suicidi in carcere, «senza che siano stati ancora attuati rimedi idonei a scongiurare la morte, per malattia e per suicidio, negli istituti penitenziari, non possono che accrescere la responsabilità, politica e morale, di coloro che tale fenomeno hanno l'obbligo di affrontare con rimedi urgenti e inderogabili». Per questa ragione l’Unione italiana camere penali ha organizzato per mercoledì 20 marzo a Roma, in Piazza dei Santi Apostoli, a partire dalle 14, una manifestazione nazionale dal titolo “Non c'è più tempo”.

Le pagelle alle toghe

Il plenum del Csm ha approvato il parere elaborato dalla sesta commissione in materia di decreti della riforma Cartabia e in particolare sulle cosiddette “pagelle”. Il parere è passato con 8 astensioni di tutti i consiglieri laici (Fdi, Fi,Lega, Iv-Azione e M5S) tranne Roberto Romboli, in quota Pd.

Sul concetto di “grave anomalia” che assume rilievo nella valutazione del magistrato, per la quale si denuncia l'uso di «formule, per un verso, particolarmente ampie, per altro verso, tautologiche, così da prestarsi a valutazioni difformi» e «la complessiva scarsa chiarezza della norma». Su questo «per come è formulata, la disposizione sembra consentire che anche un solo rigetto, riforma o annullamento delle decisioni del magistrato» possa integrare «gli estremi di una carenza del parametro della capacità». Si ritiene quindi auspicabile che si lasci al Csm, «in sede di normazione secondaria, il compito di dettagliare il contenuto della norma».

Sono state evidenziate criticità anche per la parte che stabilisce che «il giudizio positivo circa la professionalità del magistrato viene articolato, con riferimento alle sue capacità di organizzare il proprio lavoro, in 'discreto', 'buono' o 'ottimo'». Su questo, ricorda il parere approvato il CSM, già in un precedente parere del 2022, sulla legge Cartabia, aveva «osservato che la previsione di un giudizio ad hoc sulla capacità del magistrato di organizzare il proprio lavoro appare in contrasto con l'intenzione del legislatore di snellire la procedura valutativa" e che la "formulazione di un giudizio, secondo le tre formule del 'discreto', 'buono' e 'ottimo' determina una inammissibile classifica tra magistrati, destinata ad alimentare tensioni negli uffici e quel carrierismo che la riforma intende contrastare».

Il processo telematico è instabile

Il plenum del Csm ha approvato una delibera della settima commissione sulle criticità segnalate dagli uffici giudiziari in relazione all'applicativo del processo penale telematico. Si afferma che «l'applicativo è fortemente instabile, non è chiaro se solo per problemi alle infrastrutture o per carenze dell'App». E «deve essere, inoltre, ribadito come gli applicativi informatici non siano più elementi neutri nell'organizzazione, ma costituiscono veri e propri formanti giudiziari che impattano anche su competenze e prerogative riservate, dalle fonti primarie e secondarie, agli uffici e allo stesso Csm».

Il Consiglio spiega poi che «a normativa primaria invariata, non può individuare i 'presupposti, limiti e modalità di ricorso alla sospensione dell'applicativo App'».

Il tema, come ben ha spiegato Castelli in questa newsletter, è delicato e attuale. Infatti, anche sei procuratori hanno scritto al ministero Nordio per lanciare l'allarme sul funzionamento di 'App'.

Nella missiva, sottoscritta dai capi dei pm di Roma, Milano, Napoli, Torino, Palermo e Perugia e inviata il 26 gennaio scorso, si afferma che dopo l'entrata in vigore dell'applicativo, «nonostante gli sforzi profusi dagli uffici, il primo segmento telematico sul procedimento di archiviazione, non riesce a decollare» e «lo strumento informatico ha rivelato criticità strutturali che incidono sul buon andamento dell'azione giudiziaria, non consentono di garantire compiutamente la segretezza interna delle notizie e che lo rendono inidoneo a gestire la complessità dei progetti organizzativi e dell'operatività degli uffici di Procura».

E infine «gli effetti sono caduta di efficienza, rallentamento dei tempi di definizione dei procedimenti, inarrestabile formazione di arretrato», la richiesta è «di interventi immediati strutturali e coerenti, diversi dalla alluvionale implementazione di singole modifiche del sistema». 

L’Anm sul concorso straordinario

Continua a tornare la questione sul possibile concorso straordinario in magistratura aperto a onorari e avvocati. Nordio ha ribadito che si tratta solo di un’ipotesi, ma l’Anm continua a chiedere una definitiva presa di posizione da parte del ministero.

Il timore già in più sedi manifestato, infatti, è che – nonostante le rassicurazioni di Nordio – qualcosa si stia davvero muovendo sul piano legislativo in questa direzione.

«Abbiamo messo nero su bianco nel corso dell’ultimo Comitato direttivo centrale una serie di proposte pratiche per ridurre i tempi di espletamento delle procedure concorsuali per l’ingresso in magistratura: l’introduzione di sistemi di scrittura elettronica, l’aumento del numero dei commissari e delle sottocommissioni e la previsione d’aspettativa obbligatoria per i componenti dell’accademia impegnati nelle commissioni. Proposte concrete approvate all’unanimità dall’Associazione nazionale magistrati rispetto a cui il governo è finora rimasto sordo. Per questo chiediamo nuovamente che il ministero della Giustizia prenda posizione in maniera chiara contro le ipotesi - che sembrano ancora sul tavolo - di procedure concorsuali straordinarie e riservate».

La prescrizione non è condanna

La Corte costituzionale si è pronunciata con una sentenza sul valore della prescrizione.

Un provvedimento di archiviazione per prescrizione del reato, che esprima apprezzamenti sulla colpevolezza della persona indagata, viola "in maniera eclatante" il suo diritto costituzionale di difesa e il suo diritto al contraddittorio, oltre che il principio della presunzione di non colpevolezza, si legge nella sentenza.

"E' vero che la Corte ha, in passato, riconosciuto il diritto dell'imputato a rinunciare alla prescrizione, in seguito all'esercizio dell'azione penale da parte del pubblico ministero - ricorda Palazzo della Consulta - ma tale diritto non necessariamente deve riconoscersi anche a chi sia soltanto sottoposto a indagini preliminari, senza che l'ipotesi di reato a suo carico sia mai stata fatta propria dal pubblico ministero".

La Corte ha sottolineato che tanto l'iscrizione nel registro degli indagati, quanto il provvedimento di archiviazione che chiude le indagini, sono provvedimenti concepiti dal legislatore come "neutri", dai quali è erroneo far discendere conseguenze negative per la reputazione dell'interessato. Se il provvedimento di archiviazione esprime giudizi sulla colpevolezza dell'imputato, esso risulterà del tutto indebito, "a fronte della considerazione che, una volta riscontrato l'avvenuto decorso del termine di prescrizione, gli stessi poteri di indagine e di valutazione del pubblico ministero sui fatti oggetto della 'notitia criminis' vengono meno". Ancora, provvedimenti simili "sono in concreto suscettibili di produrre, ove per qualsiasi ragione arrivino a conoscenza dei terzi, come spesso accade, gravi pregiudizi alla reputazione, nonchè alla vita privata, familiare, sociale e professionale, delle persone interessate. Ciò che, in ipotesi, potrebbe dare altresì luogo a responsabilita' civile e disciplinare dello stesso magistrato" che ha richiesto o emesso il provvedimento.

Il sequestro degli smartphone

La commissione Giustizia del Senato ha concluso l’esame degli emendamenti del testo di legge che disciplina il sequestro degli smartphone.

La previsione è che, per poter eseguire il sequestro dello smartphone, occorra il via libera da parte del gip, come per le intercettazioni. Inoltre si prevede che avvenga una selezione fra ciò che è penalmente rilevante e ciò che invece non lo è e per questo deve rimanere riservato e segreto. 

Al via l’osservatorio sull’equo compenso

Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha firmato il decreto che istituisce l’Osservatorio nazionale sull'equo compenso, l'organismo che dovrà vigilare sull'osservanza delle norme sulla giusta remunerazione dei liberi professionisti in vigore dal maggio dello scorso anno. 

A presiedere l'Osservatorio sarà il vice capo di gabinetto Francesco Comparone e, oltre ad altre figure di nomina ministeriale (della Giustizia e del Lavoro), a farne parte saranno i rappresentanti di tutti i Consigli nazionali degli Ordini mentre, per il segmento dei lavoratori autonomi riuniti in associazioni (indicati dal ministero delle Imprese e del made in Italy), parteciperanno esponenti di Confcommercio professioni, di AssoProfessioni, del Colap e delle organizzazioni dei temporary manager (Leading network) e degli artisti di concerti e spettacoli (Ariacs). 

Le nomine del Csm

Luca Tescaroli è il nuovo procuratore capo di Prato. Il voto del plenum è avvenuto a maggioranza, con 3 astensioni. È stato votato dal plenum del Csm, a maggioranza, con 5 astensioni, il nuovo Procuratore Aggiunto presso il Tribunale di Milano, Roberto Bruno Maria Pellicano. È stato inoltre votato, all'unanimità, il nuovo Presidente di Sezione del Tribunale di Napoli, Massimo Pignata.

convegno di Area

AreaDG, dopo circa un anno dall’entrata in vigore del nuovo rito unitario per il contenzioso familiare e minorile, (introdotto dal D.Lgs 149/2022), organizza un incontro dedicato all’analisi dei profili processuali, organizzativi e alla costituzione del nuovo Tribunale per le persone, per i minorenni e per le famiglie. L’appuntamento è per il 15 marzo 2024, Aula Magna – Corte d’Appello di Roma. Tra i partecipanti, Gaetano Campo, capo del Dipartimento dell’Organizzazione Giudiziaria del Ministero della Giustizia e il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia

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