È stata una settimana di scelte. Per anni, quasi tutti i sabati, ho onorato Marcella Bella cantando al Plastic la sua canzone Nell’aria e chiedendomi che fine avesse fatto la gatta di cui si narra nel testo. Ma l’altro giorno, quando si è presentata l’occasione di incontrarla in vista del nuovo disco Etnea, ho dovuto declinare. Tutto perché il trapper Massimo Pericolo, che seguo dal suo esordio, presentava, alla stessa ora, il suo terzo album Le cose cambiano.

Lo stesso giorno in cui veniva annullata la partecipazione di Emis Killa al Capodanno di Ladispoli, accusato di fomentare femminicidi con un suo pezzo. Così, mentre sui social il diretto interessato spiegava che 3 messaggi in segreteria era, al contrario, uno storytelling ispirato a fatti che lo avevano scosso, Massimo Pericolo mi diceva perché lo aveva scelto per un feat: «Emiliano è stato un esempio. Vedere lui che ce l’aveva fatta mi ha fatto credere che era possibile anche per me che non avevo avuto la vita semplice».

La prima volta che ho incontrato Pericolo mi ha raccontato di avere iniziato a leggere libri durante la sua permanenza in carcere, e quando è uscito non ha più smesso. «Migliorarmi dà senso alla mia vita. Significa arrivare sempre più in profondità di ciò che sono, seguendo una disciplina di cui ho riconosciuto il valore. Anche per essere d’aiuto ad altri». Nel pezzo Straniero, il mio preferito, con Tedua canta: «Io non voglio condanne sono un fiore colto in flagrante mi farò spazio tra le altre piante con il gambo storto in un orto urticante». Ed è per questo orto che sono qui.

In motoslitta

Stamattina un’auto mi ha portata a Cortina, e sono appena salita con la motoslitta a 2.255 metri perché la seggiovia è chiusa. Sta nevicando e Spotify mi propone Fuoco e benzina di Emis Killa, che è quello che servirebbe ora. Anche oggi ho dovuto fare una scelta. Per visitare il Rifugio Scoiattoli con vista sulle Cinque Torri allestito da Paul & Shark per tutta la stagione sciistica, ho mancato l’incontro con Ornella Vanoni, uscita con un nuovo progetto. E a seguire ho declinato – con un po’ di dolore – le feste di Massimo Pericolo e Ghali, anche lui fuori con l’album Pizza Kebab.

Ma mentre bevo prosecco locale, e a seguire una degustazione di cinque grappe, sento di essere nel posto giusto. Tra pochi giorni, per l’inaugurazione dello chalet, sulle Cinque Torri proietteranno uno squalo gigante voluto dal dottor Dini, patron del marchio. «A Cortina i permessi vengono dati a chi ha creduto nel territorio anche in passato, non solo in vista delle Olimpiadi. Sono tutti bravi a investire adesso», commenta il driver della motoslitta mentre scanna verso la vetta. Potrebbe regalarmi altre perle, ma ho troppo freddo e lo saluto.

Feste di Natale

Tra i miei passi falsi di questa settimana c’è aver perso il brunch di Natale di Fornasetti organizzato da LaGhey. Tutti gli ospiti hanno portato a casa qualche pezzo esclusivo e quella sorte sarebbe toccata anche a me, se non fossi stata convinta che l’appuntamento era per merenda. Mi sono consolata al party di Natale della pierre Alessia Rizzetto, ricevendo, con sorteggio, un panettone dello chef stellato Berton. Ho preso anche la benedizione di padre Robert, che di questi tempi fa sempre comodo: «Sono commosso, non succede mai di passare dalle scale e sentirsi chiamare», ha detto.

A onor del vero, quando l’ho visto entrare, con un cardigan e il saio, ho pensato che fosse un pierre della moda. Poi sono volata da Maria Elena Ghisolfi che con la sua associazione culturale Pettirosso ha invitato Jonathan Bazzi e Silvia Rossi a raccontare aneddoti sugli anni Novanta, in occasione del podcast Tribù. «Eravamo felici perché credevamo che il futuro sarebbe stato florido come chi aveva vissuto gli anni Ottanta. E invece la festa era finita», ha commentato qualcuno. Se non puoi uscire dal tunnel arredalo. Non so se è per la benedizione di padre Robert o per il gin analcolico portato da Vera Alvigini che ha avuto effetto placebo, ma la festa a me sembrava appena iniziata.

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