La morte del Papa emerito Benedetto XVI ha dato il via, insieme alle celebrazioni della sua personalità, ad alcune riflessioni sulla fede oggi e sul suo ruolo nella società contemporanea.

 La figura del pontefice teologo conservatore, riapre il dibattito non tanto in confronto a papa Francesco, bensì al tema della relazione tra la società e la religione cattolica.

In questa ottica non si tratta di analizzare quante persone affermano di recarsi alle funzioni religiose, ma provare ad analizzare quanto è profonda l’impronta cattolica nella nostra società e quale ruolo svolge nelle scelte e sull’agire delle persone.

Il ruolo della Chiesa

Solo il 30 per cento degli italiani, nel 2022, sosteneva la necessità che le persone, nel loro operare, dovrebbero seguire ciò che dicono il Papa e la Chiesa. Il 70 per cento del Paese, non era in linea con questo sentire.

Maggiormente distanti dai precetti religiosi risultano i residenti a Nordovest (77 per cento), nel Centro Italia (76) e i baby boomer (75).

Più inclini a seguire le indicazioni ecclesiastiche i residenti al Sud (40 per cento) e i ceti medio bassi (36 per cento).

Significativo, per cogliere il peso dell’impronta cattolica nella società, è il tema dell’incoraggiare la preghiera nelle scuole pubbliche.

Molto favorevoli solo il 12% degli italiani. Disponibili, ma senza particolare enfasi un altro 27 per cento. Contrari il 61 per cento.

Le voci maggiormente avverse a questa ipotesi le ritroviamo tra i giovani della Generazione Z con il 74 per cento di contrari, il ceto medio (62 per cento), i residenti a Nordovest (69).

Bibbia e gerarchie

L’opinione pubblica nazionale mostra tratti di scetticismo anche verso le sacre scritture. Il 59 per cento non condivide che il mondo sia stato creato i sei giorni come affermato nella Bibbia.

Lo scetticismo aleggia tra i giovani (66 per cento), tra i residenti di Nordovest (62), Nordest (63), Centro Italia (61) e nel ceto medio (61 per cento).

Il quadro non muta se osserviamo il voto che viene assegnato dagli italiani alla gerarchia ecclesiastica rispetto al modo in cui si stanno comportando per il futuro del nostro paese.

I vescovi sono in fondo alla classifica con il 36,7 per cento dei voti sufficienti (tra 6 e 10), insieme ai politici eletti nei comuni (36 per cento), ai parlamentari (35,6) e ai vertici delle banche (35,1).

Va un po’ meglio per i parroci che raccolgono il 50,8 per cento dei voti sufficienti e si collocano a metà classifica, insieme ad avvocati (50,1), magistrati (47,9) e manager (52,8).

Molto lontani comunque dai vertici della classifica in cui svettano i medici e gli scienziati (80,7 per cento di voti sufficienti), i responsabili delle associazioni di volontariato (71,5) e i professori universitari (66,6).

I valori

Sul fronte valoriale, in particolare in relazione ai temi della vita e della famiglia, il processo di secolarizzazione è avanzato.

La quota di italiani che giudica come una famiglia solo quella composta da un uomo e una donna legittimamente sposati si ferma al 35 per cento.

La percentuale di persone che è favorevole a una limitazione delle possibilità offerte dalla legge sull’aborto è ferma al 15 per cento. Infine, il numero di italiani che concorda con quanti affermano che “negli ultimi anni in Italia siano fatte troppe concessioni a omosessuali e lesbiche” è bloccato al 24 per cento.

Ultimo dato è quello relativo all’intenzione di sposarsi in chiesa tra i giovani, che ruota intorno al 20 per cento.

Il processo di secolarizzazione, ovvero la realizzazione di una società su fondamenta non religiose, il distacco del potere civile e della cultura dalle autorità e dalle referenze religiose, il superamento del bisogno religioso, la perdita di evidenze nella cultura sociale dell'esistenza di Dio, è il portato di una società modernizzata, in cui non mancano, tuttavia, ricerche e spinte spiritualiste.

L'erosione progressiva della fede cristiana, la perdita di influenza della chiesa cattolica nell’orientare comportamenti privati e collettivi, non è solo il segno del cambiamento delle condizioni della sua funzione, del suo riconoscimento nella società e nella cultura, ma è anche il portato della difficoltà di dialogo e comprensione della contemporaneità.

Il pontificato di Bergoglio, in questi anni, ha avuto un effetto di rallentamento dei processi di distacco, i suoi richiami sono apparsi più vicini alla sensibilità contemporanea, alla dimensione di comunità accogliente.

Le dinamiche conservatrici che qua e là si risvegliano rischiano, invece, di accentuare le fratture anziché frenarle, di mettere in primo piano una dimensione più arcigna, meno disposta al dialogo con le dinamiche sociali.  

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