In questi giorni abbiamo avuto molto sostegno da lettori, giornalisti e politici dopo l’ennesima aggressione giudiziaria nei confronti di Domani. Questa, oltre che a essere preoccupante, è stata anche ben oltre i limiti dell’assurdo.

Breve riassunto: il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, leghista e oggetto di molti articoli di Domani, ha sporto denuncia per diffamazione relativa a un articolo pubblicato sul nostro sito (ma non sul giornale di carta) relativo alla condanna di Simone Di Marcantonio.

 Di Marcantonio era un dirigente del sindacato Ugl che è stato guidato da Durigon che è stato da poco condannato per estorsione insieme a un gruppo di persone considerate affiliate al clan Di Silvio a Latina.

Venerdì scorso sono venuti in redazione due carabinieri perplessi almeno quanto me che li ho ricevuti: di solito chi denuncia per diffamazione almeno ha letto l’articolo e quindi spiega alle forze dell’ordine o al magistrato perché si è sentito offeso. E denuncia l’autore dell’articolo e, in automatico, il direttore responsabile del giornale.

In questo caso la denuncia è contro ignoti e i carabinieri sono venuti a sequestrare «in copia conforme all’originale» l’articolo in questione, da «considerarsi corpo del reato».

Tutto questo è ovviamente assurdo, perché l’articolo era già online, gli autori eventuali della diffamazione sono ampiamente noti, visto che è firmato da Giovanni Tizian e Nello Trocchia, così come è noto il nome del direttore responsabile, che sarei io.

I carabinieri, a differenza che in tante altre occasioni, non mi hanno identificato, non mi hanno chiesto i documenti (un giorno qualcuno mi spiegherà perché lo fanno ogni volta) ma mi hanno chiesto di autenticare la stampata dell’articolo. Sì, effettivamente era quello.

Lo hanno “sequestrato” solo nel senso che si sono portati via la stampata. L’utilità di questa procedura -  che ha fatto perdere tempo oltre che a me anche a due incolpevoli carabinieri, per non parlare di magistrati, cancellieri ecc. – è misteriosa.

A parte la valenza intimidatoria, ha soltanto una spiegazione: i politici di cui scriviamo non hanno l’abbonamento a Domani e, di fronte all’insormontabile barriera del paywall, preferiscono mobilitare magistratura e forze dell’ordine per farsi stampare l’articolo piuttosto che pagare e abbonarsi alla tanto detestata pubblicazione. Grazie alla sua denuncia contro ignoti, Durigon è riuscito a leggere l’articolo senza fare l’abbonamento.

Per andare incontro alla difficile situazione economica del sottosegretario – che deve aver speso tutto per comprare, sia pure a prezzo molto scontato, l’appartamento di cui abbiamo scritto – abbiamo deciso di creare un codice sconto che permette di fare un abbonamento annuale scontato del 10 per cento (quindi a 99 euro invece che a 110).

Il codice è, ovviamente, DURIGON da inserire al momento del pagamento.

Il sottosegretario potrà usarlo per leggerci senza disturbare i carabinieri, tutti gli altri che in questi giorni ci hanno manifestato vicinanza per abbonarsi al giornale (con un piccolo sconto di ringraziamento) e permetterci così di rimanere indipendenti e finanziare altre inchieste.

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